Storia di una politica dell'arte di Francesco Vincitorio

Storia di una politica dell'arte Storia di una politica dell'arte Mecenati e ideologi alle corti asburgiche Hugh Trevor-Roper: «Principi e artisti», trad. di Maria Luisa Bossi, ed. Einaudi, pag. XXII-214, lire 15.000. Il libro raccoglie le lezioni tenute da Trevor-Roper nel '74 alle annuali Yaseen Lectures al Purchase College della State University di New York. Come spesso capita (specie in questo genere di lectures che mirano soprattutto alla divulgazione) il volume ha pregi e difetti. Il maggior pregio è che .mecenatismo e ideologia alla corte degli Asburgo* (ne è il sottotitolo) è argomento, a dir poco, appassionante. Si tratta della politica di prestigio, tramite l'arte, di' una delle più importanti famiglie regnanti d'Europa ed è facile immaginare quale ampiezza di problemi, quali complesse questioni una simile indagine vada ad affrontare. Inoltre queste lezioni di Hugh Trevor-Roper hanno !a virtù di essere discorsive, scorrevoli, accattivanti. Di contro sono un po' riassuntive e non esenti da qualche superficialità e alcuni svarioni. Prima è opportuno precisare un'altra caratteristica di questo libro. L'autore non è uno storico dell'arte bensì, come egli stesso sottolinea, «un semplice storico-. Insegna, infatti, storia moderna a Oxford. La cosa non è di poco conto. Dato che appartiene a quella categoria che, giustamente, ritiene che l'arte (come la letteratura) è «parte inseparabile della storia e la illumina e ne è illuminata', il suo contributo poteva essere assai stimolante. Un approccio nuovo e con strumenti diversi, in teoria, è sempre molto fruttuoso. Tanto più che la settorialità — specie quella artistica — spesso diventa atteggiamento e discorso ristretto, arido o cifrato. In realtà queste pecche il libro non ce l'ha. Si legge d'un fiato, spazia su grandi temi, guarda in prevalenza alle idee generali. Tuttavia non tutte le aspettative vengono mantenute. E la causa sta forse proprio nell'ampiezza dell'argomento* trattato e nel taglio prescelto. Diviso in 4 capitoli, ciascuno incentrato su un principe: Carlo V, Filippo H, Rodolfo H, gli Arciduchi dei Paesi Bassi. E per ciascuno di questi rami asburgici una specie di punto focale: il «fallimento dell'Umanesimo» vissuto in prima persona dal padrone dei due Mondi; la restaurazione cattolica perseguita dal figlio, la Praga tollerante e alchemica di Rodolfo "il; il sogno di pace del fiammingo Rubens, ambasciatore degli Arciduchi. L'idea in sé era buona ma gli argomenti sono diventati di tale ampiezza da costringere l'autore, per stare entro i limiti della «lezione», a una analisi troppo in pelle in pelle. Inevitabilmente, la politica artistica di una figura gigantesca come Carlo V ha finito per apparire quasi limitata all'amicizia con Tiziano e ai dissapori col negligente Leone Leoni. «L'antiriforma» di Filippo n sembra circoscriversi alla costruzione del tetro Escoriai e alle sue fisime e alle sue chiusure moralistiche. L'ammaliante atmosfera praghese durante i 36 anni rodolflni diventa una vicenda di maghi stravaganti. Il vitalismo portentoso della pittura di Rubens quasi un accidente nella sua carriera diplomatica. Dunque una storia un po' superficiale e colorita, carente di approfondimenti artistici. Soprattutto una marcata disattenzione alla specificità dell'arte. A questo proposito vale la pena riprendere il discorso sugli svarioni. Qualche volta di tale natura da far sobbalzare il lettore un tantino avvertito. Basti citare quel punto dove l'autore afferma di concordare con un viaggiatore dell'800 che, a proposito degli affreschi del Tibaldi al l'Escoriai, aveva scritto che «il suo desiderio è di non De¬ dsmscnssvI Niccolò Nelli: Il busto dell'impeno dello stemma degli Asburgo (xderli mai più, né di vederne di simili». Oppure quando, ammiccando, dice che «è impossibile prendere sul serio Arcimboldo». Sono asserzioni che rivela-, no una insufficiente conoscenza della storiografia artistica: per Tibaldi si pensi al vecchio libro di Briganti e per I'Arcimboldi alla recente fio¬ rtccd eratore Massimiliano all'interxilografia, British Muse-uni) ritura d'indagini sul suo particolare manierismo. Senza contare che confondere Norimberga con Augusta come, città del Durer è davvero non da storico. Da far addirittura pensare ad un errore di stampa. In tal caso, almeno per questo, il Trevor-Roper è da assolvere. Francesco Vincitorio d'i Miili ll'i

Luoghi citati: Europa, New York, Norimberga, Oxford, Paesi Bassi