Intellettuale inquieto nella crisi della «gauche»

Intellettuale inquieto nella crisi della «gauche» Intellettuale inquieto nella crisi della «gauche» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Roland Barthes è morto mercoledì sera in un ospedale parigino per le conseguenze d'un incidente stradale di cui era rimasto vittima un mese fa e che era parso inizialmente di lieve entità. Il 25 febbraio, Barthes era appena uscito da un ristorante del Quartiere Latino dopo un pranzo che aveva radunato attorno a Mitterrand un certo numero di intellettuali e artisti (come il premio Nobel Louis Néel, Michel Foucault, Pierre Henry, Rolf Lieberman, Jacques Berques e altri): fu urtato da un furgoncino mentre attraversava la Rue des Ecoles, quasi di fronte al Collegio di Francia, dove era titolare della cattedra di semiologia letteraria. L'arco della sua attività è stato ricco di spunti e di stimoli, di aperture su discipline diverse e su differenti orizzonti. Nato il 12 novembre 1915 a Cherbourg, a un anno già orfano di padre (ufficiale di marina ucciso in guerra), Roland Barthes ha trascorso la sua infanzia a Bayonne, salendo poi a Parigi per gli studi liceali Ma l'aria della capitale mal si confà alla sua salute: ha un primo attacco ai polmoni seguito da un altro qualche anno appresso, quando, già laureato, insegna letteratura al liceo. Il sanatorio lo accoglie per sei anni (dal '41 al '47), poi Barthes soggiorna qualche anno all'estero, in Romania e in Egitto. E'soltanto dal rientro a Parigi, all'inizio degli Anni Cinquanta, che data il suo ingresso ufficiale nel mondo della cultura con l'apparizione del seggio Le degré zèro de l'écriture. Influenzate da Marx e Sartre, poi soprattutto segnato da Brecht, Barthes aspira a • una teoria e una pratica politica dell'arte che sognò d'ap¬ plicare alla letteratura». Per lui «la scrittura è politica... se la letteratura si trova nell'impasse, è perché è la stessa società, alla quale serve da alibi, che si trova nelle stesse condizioni». Esponente di punta della •nuova critica-, subisce gli attacchi degli accademici tradizionalisti continua a 'demistificare- linguaggio e scrittura, ma all'indomani del '68 prende le distanze dalle scienze umane «che pretendono di legiferare», preferisce applicare la sua fantasia provocatrice all'Impero dei segni, a Al piacere del testo (per citare due note opere in cui applica ■la.ricerca strutturalistica). Nel "77 entra al Collegio di Francia, ma nella «culla» della cultura ufficiale Usuo corso di semiologia letteraria del sabato mattina (al quale si fa la fila per assistere) ha ben poco d'accademico. Anche se divenuto -mandarino», Barthes rimane ancora il -grande perturbatore- della cultura francese. Anche politicamente, Barthes rifugge dalle etichette, aggiorna il suo pensiero seguendo l'evoluzione della rivista Tel Quel; dopo un viaggio in Cina nel '74, parla di «società medioevale», e spiegando la crisi della cultura di sinistra confidava pochi mesi fa in un'intervista: «Dal '45 c'è stata una profonda delusione nella classe intellettuale, causata da certi avvenimenti, come i gulag, Cuba e la Cina. Il progressismo è un atteggiamento molto difficile da mantenere, oggi, per un intellettuale. E1 "nuovi filosofi" hanno registrato questo pessimismo storico stabilendo la morte provvisoria del progressismo». Bartnes concludeva con mestizia: «Oggi lo scrittore è fondamentalmente solo, marginale, non sostenuto da alcuna classe politica», p. pat.