Per la vertenza Lucchini ferme oltre 1000 aziende nel Bresciano

Per la vertenza Lucchini ferme oltre 1000 aziende nel BrescianoIndustriali e sindacati rompono ufficialmente le relazioni Per la vertenza Lucchini ferme oltre 1000 aziende nel Bresciano DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BRESCIA — Il mondo del lavoro bresciano, imprenditori da una parte e i sindacati dall'altra, è in piena bufera. Lo scontro in atto è forse il più aspro del trent'anni di questo dopoguerra: oggi si fermerà per uno sciopero generale tutta l'industria bresciana — 108 mila lavoratori — e due giorni dopo, il 28. avrà inizio la rottura ufficiale delle relazioni sindacali con l'associazione industriale bresciana, la terza per importanza in Italia come numero di associati, dopo Milano e Torino. Inoltre è stato deciso il blocco, a tempo indeterminato, delle ore straordinarie e supplementari, ma solo nelle aziende associate alla Aib (Associazione industriale bresciana). Questo fatto è senza precedenti nella storia recente del sindacalismo italiano. La situazione va al di là di un puro episodio di conflittualità, sia pure grave, per assumere implicazioni politiche e perfino di costume. Ma veniamo ai precedenti. Dall'agosto 1979 sono in corso vertenze articolate e complesse nelle tre aziende di Luigi Lucchini, 60 anni, noto industriale siderurgico e finanziere. Le aziende sono la «Eredi Gnutti», la «Blsider» di Brescia e le «Acciaierie di Sarezzo» (Brescia). Lucchini, che è anche presidente dell'Aib, pone come pregiudiziale alla trattativa la sospensione degli' scioperi nelle sue aziende. 'Almeno mentre si tratta non si deve scioperare», questa la sua tesi. Dal canto suo l'Associazione degli imprenditori ha spedito al soci un documento per spiegare i motivi che hanno condotto al blocco degli straordinari. -Il sindacato ha dichiarato guerra all'Aib — dice il documento — e alle sue oltre mille aziende associate perché una società, la Bisider, rifiuta di trattare sotto la minaccia di scioperi. Gli accordi raggiunti di fatto nelle altre ■ due aziende, la Eredi Gnutti e le Acciaierie di Sarezzo, non vengono siglati perché il sindacato li vincola — senza la minima effettiva giustificazione — alla trattativa Bisider». Dal canto suo il sindacato contrappone due richieste che impediscono qualsiasi soluzione1 dei problemi: primo, che la Bisider debba iniziare la discussione senza porre alcuna condizione: dovrebbe cioè continuare a subire gli scioperi anche se si è già esplicitamente dichiarata disponibile a discutere i 38 punti della piattaforma presentata; secondo, che le tre vertenze in corso debbano essere risolte contestualmente. Nel frattempo, l'amministratore delegato della Bisider, Ugo Calzoni, una creatura di Lucchini e capo del personale delle sue aziende, si è dimesso. La situazione si è complicata ulteriormente. La scorsa settimana, a distanza di tre giorni l'uno dall'altro, ci sono stati due attentati dinamitardi: con il primo gli attentatori hanno fatto saltare la porta dell'abitazione di Boni, con il secondo l'automobile di Calzoni. Calzoni, amministratore delegato dimissionario della Bisider ha anche reso noto che l'assemblea degli azionisti della società non ha trovato una persona disponibile ad assumere la successione. Quali le ragioni? Dice Calzoni: Ouna pesante situazione sindacale dalla quale emerge una conflittualità esasperata; Ouna preoccupante iniziativa giudiziaria derivante dalle comunicazioni di reato permanente e continuato, per presunto inquinamento da fumi e da rumori, iniziativa giudiziaria aggravata dalla costituzione di parte civile della Firn di Brescia. C'è da notare che lo stabilimento della Blsider sorge in piena città, accanto ad altri opifici di antico insediamento ; ©Calzoni lamenta gli attentati terroristici, senz'altro di natura eversiva, che hanno colpito lui stesso e 11 mediatore della vertenza. -in queste condizioni — dice Calzoni — c'è il concreto rischio che la prossima assemblea dei soci della società, di fronte all'impossibilità di garantire una guida all'azienda, possa deliberare la messa in liquidazione della Blsider». Come ultima proposta Calzoni avanza una propria iniziativa, cioè affidare la questione a un giuri composto da tre personalità bresciane e cioè il prefetto, il sindaco e il presidente della Provincia. Ma finora la proposta Calzoni non ha avuto seguito. Intanto allo stabilimento di Sarezzo, un referendum compiuto tra i lavoratori ha avuto un esito sorprendente e cioè il 67 per cento dei dipendenti si è espresso per la soluzione della vertenza della loro fabbrica separatamente da quella delle altre due aziende del gruppo Lucchini. Questa scelta della maggioranza dei lavoratori ha provocato una vivace reazione da partedellaPlm. Manuel Vigliai..

Luoghi citati: Brescia, Italia, Milano, Sarezzo, Torino