Nel Piemonte Anni 80 lo sviluppo rallenta

Nel Piemonte Anni 80 lo sviluppo rallenta Secondo un'indagine statistica Nel Piemonte Anni 80 lo sviluppo rallenta A Torino la popolazNascono nuovi punti TORINO — Grido d'allarme per il futuro del Piemonte. Prendendo lo spunto da uno studio 'Industria e popolazione in Piemonte» pubblicato da 'Piemonte Italia» e presentato ieri in una tavola rotonda — moderatore il prof. Deaglio — dal suo presidente on. Pella l'assessore regionale alla Programmazione, Simonelli è stato drastico: «Non facciamoci illusioni, il Piemonte ha perduto colpi sul resto d'Italia. Dobbiamo guardare lontano, non confrontare Torino con le altre città piemontesi, ma con Milano, con Lione, con le grandi aree europee». Quindi, tutto da rifare con la programmazione? Forse non è il caso di giungere a, questa estrema conclusione, ma modificarla, meditando sulle nuove cifre, si. Le cifre sono queste: un rallentamento nella crescita della popolazione che negli Anni '50 e '60 ha creato il fenomeno di concentrazione nell'area torinese. In quei ventanni l'aumento complessivo fu di 914 mila abitanti, di cui 820 mila nel comprensorio di Torino e 100 mila circa nel resto del Piemonte. Tra il '71 e il 78 l'aumento fu di sole 81 mila persone dì cui l'85% concentrate nel comprensorio torinese. «Perde colpi» per usare l'espressione di Simonelli, tutto il Piemonte sud-orientale, Vercelli, Casale, Alessandria e parte del Cuneese; ma anche, la provincia di Torino non scherza: «Il suo prodotto interno lordo — dice Frignoni — è aumentato di appena il 2,7% contro il 3% medio su scala regionale». Che fare in quésta situazione? Simonelli ammette che «Torino-città ha una perdita secca di occupazione che è anche stazionaria nella prima zione non cresce più di sviluppo decentrati , cintura mentre aumenta nella seconda». Aggiunge Frignoni: «Il 75% del calo occupazionale piemontese si è verificato nel Comprensorio di Torino; se si amplia il discorso al totale dell'industria manifatturiera con più di 20 addetti, al Comprensorio di Torino è imputabile l'80% della diminuzione totale dell'occupazione piemontese». Le misure da prendere? Puntare sulla rilocalizzazione industriale secondo lo schema programmatico evitando, dice Frignoni, «lo scollamento tra pianificazione territoriale e pianificazione economica». Creare cioè, secondo un'indicazione di Simonelli, nuovi poli di sviluppo in aree decentrate, ma già fornite di strutture. Un'altra notazione viene dal presidente della Camera di Commercio, Salza e riguarda i giovani. Quelli in cerca di prima occupazione sono 76.600 di cui 30 mila maschi. I diplomati sono oltre 22 mila cioè il 30%, mentre i diplomati sono appena il 13,5% degli occupati. I laureati 2200, cioè il 2% dei disoccupati, ma tra gli occupati sono il 3?%. Il problema da risolvere è quindi quello dei diplomati. Come? Ricompare la prospettiva del 'terziario superiore» e delle strutture di ricerca. Domenico Garbarino

Persone citate: Deaglio, Domenico Garbarino, Pella, Salza, Simonelli