Povertà, una sfida perduta?

Povertà, una sfida perduta? Parla il direttore del Fondo mondiale per l'infanzia Povertà, una sfida perduta? Un quarto dell'umanità (oltre un miliardo di persone) vive in condizioni di indigenza assoluta - La «probabilità di vita» è la stessa a Sri Lanka e a Washington Abbiamo rivolto alcune domande a James Orant, nominato il 1° gennaio scorso direttore generale dell'Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia), e reduce da un viaggio in alcuni Paesi in via di sviluppo e industrializzati. Fra i problemi che l'Unicef deve affrontare, quale le sembra il più grave? •Quello della povertà assoluta in cui vìve un miliardo di esseri umani, cioè un quarto dell'umanità. (Il limite della povertà assoluta è valutato dalle istituzioni internazionali a un reddito annuale di 300 dollari, circa 250 mila lire. Nel Kuwait e negli Emirati il reddito è di 14.890 dollari prò capite , circa 13 milioni di lire; nel Bangladesh e nel Laos è di 90 dollari prò capite meno di 80 mila lire, ndr). E' incredibile constatare che i Paesi dell'Ocse, Stati Uniti compresi, non abbiano elaborato a tutt'oggi politiche degne di questo nome su un simile problema, gigantesca sfida che il mondo moderno deve raccogliere. Non ci si deve limitare a porre il problema in termini, strettamente monetari ed economici, ma anche in termini speculativi e intellettuali». Lei ha criticato l'uso abusivo del criterio del prodotto nazionale lordo prò capite per valutare il grado di povertà o di ricchezza. Perché.a suo parere, questo criterio falsa le valutazioni? •E' noto che l'uso del prodotto nazionale lordo prò capite falsa completamente i dati del problema. Ho passato undici anni aXVOverseas Development Council degli Stati Uniti, e li, nel corso delle nostre ricerche, abbiamo constatato che in alcuni Paesi nei quali il reddito nazionale prò capite è alto, perché c'è ad esempio il petrolio o un'altra materia prima, le condizioni sanitarie della popolazione restano spaventosamente basse. «Per questo motivo abbiamo definito uno strumento di analisi più sottile, che abbiamo chiamato Physical Quallty of Life Index (PQLI), e che include la mortalità infantile, la probabilità di vita e il livello d'alfabetizzazione. Questo indice è molto basso, per esempio, in Oabon e in Arabia Saudita, dove pure il reddito prò capite supera i 2 mila dollari l'anno, e molto alto a Sri Lanka, dove il reddito è inferiore a 300 dollari. Ed è sorprendente constatare che la probabilità di vita di Sri Lanka è la stessa della città di Washington. " «Occorre assolutamente sviluppare ricerche sociali ed economiche che ci permettano di svelar» questi misteri. Oggi sappi:., no soltanto che, quali che siano il regime politico e l'ideologia di base del sistema, Paesi come la Cina popolare, Taiwan, la Repubblica di Corea e Sri Lanka sono riusciti in poche decine d'anni a ottenere risultati spettacolari. Anche Costa Rica, Giamaica e Cuba hanno fatto molti progressi. E dobbiamo assolutamente capire perché». L'Unicef deve far fronte a situazioni molto diverse: guerre, catastrofi naturali, povertà endemica. Eppure i suoi mezzi non sono illimitati. «Trovare fondi è uno degli scopi del mio viaggio. Per esempio, dobbiamo assolutamente intervenire, e in modo massiccio, nelle situazioni di violenza. Abbiamo già speso 200 milioni di dollari, 170 miliardi di lire, per il popolo cambogiano. Dobbiamo trovare ancora 300 milioni di dollari entro la fine dell'anno se vogliamo evitare che la catastrofe ricominci». Lei torna dalla Cambogia. Le è sembrato che i soccorsi internazionali arrivino alla popolazione? «SI, i soccorsi oggi giungono a destinazione. La miglior prova ne è il fatto che l'aspetto fisico della popolazione è notevolmente migliorato. Il miglioramento risale a dicembre, ed è stato dovuto anche al fatto che il governo ha deciso di lasciare il riso a disposizione dei contadini che lo coltivavano. Ma siamo alla mercè di un'altra catastrofe: in primavera ci sarà sicuramente nuova scarsità di cibo, che si attenuerà in aprile e in maggio con il magro raccolto della stagione secca, che dipende dall'irrigazione. La carestia può diventare drammatica in estate e in autunno sino al principale raccolto della stagione della piogge, verso la fine dell'anno. E gli aiuti internazionali dovranno assolutamente giungere, e in grandi quantità, per evitare questa catastrofe ». L'Unicef ha sistemi d'intervento diversi dai soccorsi d'emergenza. Ci sono quelle che voi chiamate le ..emergenze silenziose». «Quella dei soccorsi d'emergenza — una forma d'intervento che non intendiamo abbandonare — è stata la missione iniziale dell'Unicef, creato dopo la Seconda guerra mondiale per soccorrere i bambini vittime del conflitto. Certo, continuiamo questo tipo di azione. Ma vi sono emergenze che non fanno alcun rumore: per esempio, i 15 milioni di neonati che muoiono, ogni anno nel Terzo Mondo, almeno 13 milioni dei quali non morirebbero se fossero semplicemente nati altrove, nel mondo industrializzato. La metà di questi bambini muore per le conseguenze dirette della cattiva alimentazione. E' l'equivalente di Hiroshima: 100 mila morti ogni tre giorni. Se ogni tre giorni ci fosse un bombardamento come quello di Hiroscima, il mondo sarebbe in guerra. Ma noi non siamo in guerra». Claire Brisset Copyright Le Monde e per l'Italia La Stampa

Persone citate: Claire Brisset, James Orant, Sri Lanka