La Svezia accetta l'atomo per l'industria ma non vuole un futuro soltanto nucleare

La Svezia accetta l'atomo per l'industria ma non vuole un futuro soltanto nucleare Approvato (ma condizionato) il piano per l'energia atomica La Svezia accetta l'atomo per l'industria ma non vuole un futuro soltanto nucleare DAL NOSTRO CORRISPONDENTE STOCCOLMA — Gli svedesi hanno scelto l'atomo ma •con giudizio». E' cosi infatti che viene interpretato l'esito del referendum di domenica scorsa in cui i «si> alle centrali nucleari hanno ottenuto il 58' per cento delle preferenze superando i «no. di una ventina di punti. Ma di «si» ce n'erano due: quello incondizionato e quello, invece, della prudenza. Ha vinto quest'ultimo impo-. stando una visione nuova e che certamente farà esempio sul modo di valutare e considerare la fonte energetica della quale non si sa ancora proprio bene tutto riguardo al rischi e ai pericoli. La Svezia, nazione altamente industrializzata, ha affrontato i problemi del rifornimento energetico già negli Anni Sessanta: per liberarsi al più presto dalla schiavitù del petrolio, il Parlamento decise allora la costruzione di dodici centrali nucleari da approntarsi entro il 1984. Effetto netto totale: 9 miliardi 480 milioni di watt. Naturalmente la decisione venne contestata e sottoposta a tutta una serie di critiche: gli amici della natura non arrivarono a farne modificare il contenuto, ma, per evitare scempi alla natura, riuscirono a impedire che il combustibile per queste centrali, l'uranio, il cosiddetto jellow calce venisse estratto in Svezia, nonostante che il Paese ne disponga di enormi quantità. Il programma di costruzione e di carica delle centrali venne regolarmente seguito: esattamente, un anno fa ne erano in funzione già sei, mentre altre due erano pronte non ancora «caricate», tre erano in stato di avanzata costruzione e una, infine, la dodicesima, era ancora in progetto. Appunto un anno fa si verificò l'incidente di Harrisburg e anche solo il fatto che la centrale americana fosse tecnologicamente dello stesso tipo di quella svedese, riaccese più che violenta la polemica. La Svezia era in fase pre-elettorale, con un governo borghese che era succeduto a 44 anni di socialdemocrazia, anche grazie ad un atteggiamento negativo del partito di centro verso l'atomo nelle elezioni del 1976 e per evitare che le discussioni sull'energia nucleare fuorviassero e avvelenassero l'atmosfera politica e interna del Paese, il socialdemocratico Palme propose un referendum lasciando al corpo elettorale di pronunciarsi sull'atomo. A «lezioni avvenute, con una nuova conferma borghese, si precisarono le posizioni dei vari partiti sulla questione: la cosiddetta linea uno, sostenuta dai moderati, decise l'appoggio incondizionato all'energia nucleare, a parte i problemi della sicurezza. La linea due, socialdemocratici e liberali, chiese la messa in funzione di dodici centrali con l'impegno del loro abbandono entro 25 anni, quando essendo oramai troppo sfruttate, denunceranno di certo inconvenienti e problemi di varia natura. La linea tre, centro e comunisti, si pronunciò infine per un «no» deciso alle centrali nucleari chieden-, do l'abbandono più rapido possibile anche delle sei già in funzione. La campagna elettorale è stata vivacissima e levarle posizioni si sono rivelate al di sopra e al di fuori delle classi sociali, dei partiti, degl'interessi e degl'ideali specifici. Oltre a una minuziosa informazione fornita attraverso i normali canali di massa (tv, radio, giornali), un milione di persone sono andate a scuola alla sera e gratuitamente per imparare tutto sull'atomo. La scelta degli elettori pertanto è stata profondamente cosciente e responsabile e il fatto che abbia vinto la linea due (39,3 per cento dei voti che, sommati al 18,7 per cento della linea uno assicura ai «si» una buona maggioranza), dimostra che, pur preferendo le centrali nucleari ai vapori delle segherie (proposte dalla linea tre), gli svedesi non hanno abbandonato 1 cri-, teri di prudenza di cui sono maestri: «si» oggi, quando lo sfruttamento è utilissimo e controllabile, «no» domani, quando i problemi potrebbero divenire troppo difficili da risolvere. La scelta di vita della Svezia assume infine anche un carattere particolare come esempio per molte altre nazioni alle prese con gli stessi problemi e indica che, senza rinunciare ai valori della natura, si può adottare la civiltà dell'atomo sfruttandone i vantaggi anche per ricercare a fondo quelle energie alternative che prima o poi dovranno sostituirlo. Walter Rosboch

Persone citate: Palme, Walter Rosboch

Luoghi citati: Stoccolma, Svezia