Salta il vertice europeo di fine mese per il grave contrasto Parigi-Londra di Renato Proni

Salta il vertice europeo di fine mese per il grave contrasto Parigi-Londra Motivo ufficiale la crisi di governo in Italia (presidente di turno) Salta il vertice europeo di fine mese per il grave contrasto Parigi-Londra DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Il Consiglio d'Europa del 31 marzo e del r aprile a Bruxelles è stato annullato a causa delle pessime prospettive di trovare un accordo sul problema dei contributi britannici al bilancio comunitario. Occorrerà molta saggezza per evitare che la Comunità precipiti in una grave crisi. Ieri mattina l'ambasciatore italiano presso la Cee, Eugenio Plaja, ha informato il presidente della Commissione Roy Jenkins che il vertice di Bruxelles era stato rinviato. La decisione era stata presa durante il weekend dal presidente di turno del Consiglio europeo, Francesco Cossiga. Jenkins ha approvato la decisione e ha espresso la speranza che sia possibile convocare al più presto il Consiglio europeo, forse tra qualche settimana; ma la data non sarà troppo prossima all'altro vertice europeo di Venezia, a metà giugno? La presidenza italiana, dopo tre mesi di pazienti negoziati e di estenuanti trattative bilaterali e collettive, è stata costretta a gettare la spugna di fronte alla rigidità delle posizioni di Parigi e di Londra sul passivo netto (duemila miliardi di lire nel 1980) del Regno Unito nel bilancio comunitario. Il vertice non è stato possibile anche perché nelle ultime settimane c'è stata una escalation delle minacce inglesi (più niente soldi dell'Iva pagata dagli inglesi alla Cee, ripeteva Margaret Thatcher) e un irrigidimento del presidente francese Giscard d'Estaing, che a Dublino aveva offerto a Londra soltanto 600 miliardi di lire. L'opera di mediazione italiana, però, non è finita: il ministro degli Esteri, Attilio Ruf f ini, ha pronto un suo piano, diplomatici italiani sdrammatizzano e la Commissione europea continua a elaborare i suoi progetti. Giscard d'Estaing, però, aveva già detto che non sarebbe stato possibile discutere altri progetti della Commissione esecutiva della Cee sulla questione dei contributi inglesi al bilancio, quindi aveva condannato al fallimento la progettata riunione dei capi di governo. Si scontrano, sul terreno del bilancio comunitario, interessi nazionali precisi e anche concezioni filosofiche diverse sul ruolo e sulle strutture finanziarie della Comunità. L'Inghilterra chiede che le sia restituito il «suo denaro», che «suo», però, non è, in quanto si tratta dell'I per cento del gettito nazionale dell'Iva che viene considerato denaro comunitario. Con questi fondi (respingendo l'aberrante tesi, per la Cee, del «giusto ritorno») si finanziano le politiche comunitarie, ma in pratica solo quella agrìcola, che assorbe il 70 per cento del bilancio di diciassette miliardi di lire. In effetti, tuttavia, questi principi comunitari permettono a tutti i Paesi (meno la Germania e l'Inghilterra) di essere attivi nel dare e nell'avere del bilancio comunitario. Per il Regno Unito l'esborso di duemila miliardi di lire all'anno, è pari invece a quasi l'I per cento del reddito nazionale. Siamo cosi arrivati alla rissa, ispirata direttamente o indirettamente dai responsabili della politica di Londra e' di Parigi. I giornali inglesi già pubblicano le linee di difesa del Regno Unito, se e quando la Cee lo trascinerà di fronte alla Corte di Giustizia del Lussemburgo, per non avere pagato tutti i suoi contributi. La presidenza italiana ha fatto il possibile: un governo con scarso prestigio interno e internazionale non poteva fare molto di più. Cossiga e Ruf fini hanno certamente lavorato molto. La crisi di governo italiana ovviamente non ha contribuito a migliorare le possibilità di un accordo al vertice di Bruxelles, ma i motivi del dissidio sono, anche trala- sciando le radici, più profondi. Il rinvio del Consiglio europeo è la logica conseguenza delle prese di posizione da parte dei governi di Londra e di Parigi. Mai i rapporti tra la Francia e l'Inghilterra sono stati cosi tesi. Alle dichiarazioni minacciose del primo ministro inglese, rispondeva il leader gollista Jacques Chlrac: •L'Inghilterra non accetta le regole della Comunità. Ha voluto entrare in un club e ora rifiuta di pagare la tassa di entrata, di obbedire alle sue regole. Di conseguenza deve lasciare la Comunità». Dai qualche mese gli alti funzionari del ministero degli Esteri francese discutono l'ipotesi di degradare l'appartenenza inglese alla Cee allo stato di associazione, benché la signora Thatcher Insista nell'affermare di non voler lasciare la Comunità. Anche 1 ministri inglesi, sembra, cominciano a dichiarare In privato che forse è più conveniente che il Regno Unito lasci la Cee tra due o tre anni se non si riuscirà a integrare gli interessi francesi con quelli inglesi. Si ha notizia di deputati laboristi anti-marketeer che stanno stringendo alleanze con i deputati conservatori delusi dal Mercato comune per farne uscire l'Inghilterra. Renato Proni