Una chiassata in tribunale delle «talpe» che avevano svaligiato la banca di Lecco

Una chiassata in tribunale delle «talpe» che avevano svaligiato la banca di Lecco Urla contro il presidente e minacce all'indirizzo dei testi Una chiassata in tribunale delle «talpe» che avevano svaligiato la banca di Lecco «Non si conduce così un interrogatorio» ha gridato il capo della banda, Bertoli - Poi lui, la moglie e gli altri hanno abbandonato per qualche ora l'aula in segno di protesta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LECCO — Gran parte della seconda giornata di udienza per il processo davanti al tribunale penale presenti responsabili del «colpo» del 24 giugno scorso al «caveau» del Credito Italiano di Lecco si è svolta assenti gli Imputati: Egidio Bertoli, il bresciano trentottenne ritenuto dall'accusa il «capo» della banda sua moglie, Maria Trivella, di 26 anni e gli altri hanno abbandonato rumorosamente l'aula vociando e protestando contro i giudici e lanciando minacce all'Indirizzo dei testimoni. E' stata un'assurda forma di protesta contro le modalità (a modo di vedere degli Imputati «ingiuste e sbagliate») con cui venivano interrogati dal presidente gli ufficiali e 1 sottufficiali dei carabinieri che avevano compiuto le indagini (il clamoroso furto nella banca aveva fruttato un bottino dai tre al quattro miliardi). Gli accusati, ai quali vengono addebitati i reati di furto pluriaggravato e di associazione a delinguere dapprima, hanno dato segni di insofferenza durante le deposizioni degli inquirenti che avevano curato il riconoscimento del materiali sequestrati vicino agli scavi del Credito Italiano (trivelle, generatori di corrente, cavi, attrezzi e cosi via): l'imputato Roberto Campesan li avrebbe comprati da una ditta specializzata del Milanese, consegnandoli successivamente al Bertoli. L'episodio della protesta è avvenuto nel corso della deposizione del maresciallo dei carabinieri Clnconze che doveva riferire sul riconoscimento delle trivelle, servite forse anche a forzare le cento cassette di sicurezza. Il capo del collegio della difesa, avvocato Edoardo Fumagalli, di Lecco, ha sostenuto la nullità di una circostanza, emersa nel dibattito, che si riferisce alle modalità del riconoscimento di questi materiali. Qui sono scoppiati gli incidenti ai quali hanno fatto rumorosa cornice gli applausi di una parte del pubblico, quella rappresentata da congiunti, parenti e amici degli imputati, venuti in folta schiera dal Bresciano. Il presidente del Tribunale, dottor Belviso, ha fatto immediatamente allontanare dall'aula i disturbatori: -Se si ■ripetono scene del genere — ha annunciato — dovrò prendere provvedimenti». Con fare tracotante Bertoli ha gridato all'indirizzo dei giudici: •Afa non si conduce così un interrogatorio! Così non si può andare avanti!». Un altro imputato gli ha fatto eco: -Non si fanno queste domande! Io me ne vado; anzi, — ha ripreso a gridare Bertoli rivolto alla moglie e ai compagni — ce ne andiamo tutti!». Il presidente Belviso fermamente, ha invitato Bertoli a calmarsi e a tacere: comunque l'imputato ha quasi subito lasciato l'aula (seguito dagli altri) profferendo minacce verso 1 testi ch'erano in attesa nella saletta loro riservata. Queste minacce sono state udite chiaramente da alcuni presenti che hanno avvertito il capitato dei carabinieri Di Napoli 11 quale, a sua volta, ne ha Informato 11 pm dottor Franchina. Questi ha chiesto al tribunale che l'episodio venisse registrato a verbale per eventuali provvedimenti del caso. Il processo è cosi proseguito a banchi deserti e il resto dell'udienza è stata dedicata all'escussione di numerosi testimoni: questi erano soprattutto rappresentati da proprietari o Inquilini degli apparta- menti della villa Aschiera di Vergurago dove gli imputati avevano fissato la loro «base». I testi hanno confermato che frequentatori fissi di quell'appartamento sul lungolago erano tre o quattro, a cominciare dai coniugi Bertoli. Gli altri, invece, ogni tanto variavano: taluni che di giorno, non si vedevano quasi mai, afferma, calata la notte cominciavano a muoversi, armeggiando nell'alloggio, e poi partivano in auto o a piedi per rientrare soltanto all'alba. Si sa che gli scavi tra il collettore, la fogna di Lecco e le fondamenta del Credito Italiano, e le perforazioni dei muri perimetrali ed interni dell'edificio, avvenivano tutti di notte, quando la banca (priva, come è risultato poi, di apparecchiature di allarme e di sicurezza) era vuota. . A metà pomerìggio il processo è ripreso davanti ad un folto pubblico: gli Imputati sono ritornati in aula. Di nuovo Bertoli ha dato più volte prova di irrequietezza per come veniva condotto l'Interrogatorio. Alcuni testimoni sono apparsi dominati dalla paura di dire troppo o di riconoscere questo o quell'imputato e hanno continuato a trincerarsi dietro i -non ricordo» oi-non so». £•{>-Se¬

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