I lati oscuri dell'«affare Nissan» di Renzo Villare

I lati oscuri dell'«affare Nissan» Dopo la lettera del presidente dell'Alfa Romeo al ministro Prodi I lati oscuri dell'«affare Nissan» II maggior interrogativo riguarda i 3500 nuovi posti di lavoro nel Sud - Le proposte alternative della Fiat TORINO — Cori il passare dei giorni i termini dell'affare Alfa-Nissan si chiariscono. La lettera, sia pure tardiva, del presidente dell'Alfa Romeo Massacesi a Romano Prodi, illustra i termini generali della trattativa con la Nissan anche se da essa non si può ricavare l'esatta portata economica dell'accordo. Il presidente dell'Alfa, infatti, tace sul 'ritorno di investimenti- per «Za necessità di mantenere il segreto aziendale*. I sette punti illustrati da Massacesi a Prodi ribadiscono quanto già è stato scritto ripetutamente e cioè: società paritetica tra Alfa e Nissan .per costruire un nuovo stabilimento nel Mezzogiorno; fornitura di laminati della carrozzeria da parte della Nissan; produzione di 60 mila vetture l'anno, con assemblaggio e finitura di pertinenza dell'Alfasud; 20 per cento di parti e componenti forniti dalla Nissan. Quando però si parla di 3500 nuovi addetti, non si chiarisce, almeno per quanto si è appreso, se queste nuove assunzioni rìguarde ranno tutte il nuovo stabili mento oppure, come è stato detto da alcuni, verranno divise con Pomigliano. Nel primo caso stupisce una cifra cosi alta di addetti per un semplice preassemblaggio di 60 mila vetture; nell'altro stupisce ancora di più un previsto incremento di mano d'opera a Pomigliano che — secondo gli stessi dirigenti Alfa — è già gravato da un eccesso di manodopera rispetto alla produzione attuale. Al di là di queste considerazioni rimangono senza risposta convincente gli interrogativi, a suo tempo avanzati da Agnelli e dal responsabile delle relazioni industriali Fiat Annibaldi, che ricordavano come in questo momento particolare ^l'ingresso in Italia dell'industria giapponese, che ha risolto i problemi di efficienza e produttività che invece si pongono nelle industrie italiane, significherebbe iniziare una operazione di liberalizzazione pericolosa per la nostra economia*. Altri interrogativi riguardano il pericolo che la Nissan, con quest'accordo, possa usufruire della completa rete commerciale della Casa di Arese, visto che le principali 'difficoltà per l'industria straniera consistono proprio nella •a consistono proprio nella 1 creazione di una rete commerciale; l'importazione, sempre attraverso l'intesa, di acciaio dal Giappone, dove i costi sono inferiori del 20 per cento, segnale di grave pericolo per la nostra economia poiché altre industrie potrebbero essere tentate di fare altrettanto; le conseguenze che potrebbero sopravvenire, tra cui la preclusione totale ad ogni eventuale intesa aggiuntiva tra Alfa e Fiat. Queste perplessità, che non sono soltanto Fiat, ma anche degli imprenditori italiani ed europei, non possono non far meditare il governo il quale, a quanto risulta, non era stato bene informato dalla stessa Alfa, non soltanto degli esatti termini della questione ma anche delle inevitabili- conse¬ guenze che l'ingresso dei giapponesi nel nostro mercato automobilistico comporterebbero, anche per la stessa Alfa Romeo. A queste preoccupazioni si aggiungono le affermazioni del ministro per il Mezzogiorno Di Giesi che ha giudicato equivalenti le proposte della Nissan e della Fiat. Infatti la quarta ipotesi presentata dalla Casa torinese prevede di dare vita «ad una fase del processo produttivo con una nuova iniziativa industriale tra Alfa Romeo e Fiat del tutto e per tutto eguale a quella prevista dall'accordo con la Nissan*. Questo sul piano strettamente produttivo e, quindi, economico e di occupazione. Ma la Fiat aveva anche fatto notare che l'accordo con i giapponesi prevede la realizzazione di un modello già esistente (che risulterebbe superato, quindi, nel 1983 termine previsto per il lancio e per di più «cannibalesco» nei confronti dei modelli Alfasud), mentre essa offre un modello nuovo «con caratteristici sportive, più vicine all'immagine Alfa e più facilmente esportabile, senza intaccare i mercati già consolidati delle due Case*. Lo stesso Agnelli, dopo l'incontro di martedì a Roma con il ministro Di Giesi, aveva ribadito, rispondendo ad una domanda sulle offerte Fiat, che «il motore che vorremmo montare è quello più prestigioso possibile per l'immagine dell'Alfa* poiché ciò che bisogna fare «è costruire una vettura più personalizzata possibile nello stile Alfa Romeo e più prestigiosa possibile in relazione alla clientela cui l'Alfa vuole rivolgersi*. Non è, invece, del parere che l'accordo Alfa-Nissan rappresenterebbe un fatto negativo per l'industria automobilistica europea, l'esperto economico del psi, on. Fabrizio Cicchino il quale sostiene che .l'accordo non presenta i pericoli paventati e consente all'Alfa di trovare una via per affrontare i suoi gravi problemi*. Petriccione, membro del Comitato di presidenza dell'I- 1 Comitato di presidenza dell ri, giudica l'accordo una iniziativa assunta dall'Istituto 'nell'ambito del piano di risanamento delle imprese a partecipazione statale, il cui obiettivo è di eliminare la piaga degli aumenti dei fondi di dotazione intesi come sussidi slegati da qualunque piano di rilancio. Su questa linea si pone, accanto alle iniziative nel settore siderurgico, l'accordo Alfa-Nissan*. Renzo Villare

Persone citate: Agnelli, Di Giesi, Fabrizio Cicchino, Massacesi, Petriccione, Prodi, Prodi I, Romano Prodi

Luoghi citati: Arese, Giappone, Italia, Roma, Torino