Sott'inchiesta a Torino 70 amministratori Sipra
Sott'inchiesta a Torino 70 amministratori Sipra L'azienda che gestisce la pubblicità Rai Sott'inchiesta a Torino 70 amministratori Sipra Ritirato a molti il passaporto - L'imputazione è di peculato per alcune violazioni della legge sul finanziamento pubblico dei partiti - Fondi neri elargiti attraverso giornali «politici»? TORINO — Sono più di settanta gli amministratori ed ex amministratori della Sìpra. la società torinese che gestisce in regime di monopolio la pubblicità radiotelevisiva e si occupa della pubblicità per giornali e periodici, raggiunti da comunicazione giudiziaria spedita dal sostituto, procuratore della Repubblica Francesco Saluzzo. A molti di essi è stato ritirato il passaporto. L'inchiesta, cominciata a ottobre, sta entrando in una fase cruciale: braccio del magistrato la Guardia di Finanza, che ha setacciato per mezza Italia uffici privati e studi di professionisti alla ricerca di documenti sull'attività societaria dell'azienda che ha sede in via Bertela a Torino. E proprio in un ufficio della sede centrale il materiale raccolto è ora sigillato a disposizione del giudice che lo esaminerà nei prossimi giorni. Nei libri della contabilità, nella corrispondenza requisita, nelle delibere dei consigli d'amministrazione dovrebbero trovarsi le prove della colpevolezza o dell'innocenza di parecchie persone che hanno gestito il consistente bilancio della società. Il magistrato infatti contesta a titolo cautelativo agli attuali amministratori e a quelli precedenti (dal '72 ad oggi, per intenderci) due reati: per tutti il peculato per distrazione e per alcuni anche la violazione dell'art. 7 della legge sul finanziamento pubblico dei partiti (legge 22 maggio 1974, numero 195). Qualora il sostituto procuratore della Repubblica dovesse accertare che l'eventuale abuso è stato compiuto da •pubblici ufficiali» non sono escluse misure più drastiche come l'inevitabile (perché previsto dal codice penale) arresto dei principali indiziati. In questo senso potrebbe essere interpretato l'ulteriore passo compiuto dal giudice Saluzzo: l'ordine di ritirare a parecchi amministratori il passaporto. L'operazione, affidata sempre alla Guardia di Finanza, è in corso: a Torino le persone colpite dal provvedimento hanno già dovuto consegnare 11 documento. I nomi. Se ne conoscono più di una trentina, questi: Vito Dantico attuale presidente della Sipra, il vicepresidente Gennaro Acquaviva. l'amministratore delegato Gianni Pasquarelli. I dimissionari Roberto Olivetti (che rassegnò il mandato denunciando l'errato indirizzo dell'attività societaria) e Franco Bassanini. Inoltre: Giuseppe Calzolari, Silvio Francone, Giuliano Longo, Federico Radice, Brenno Ramazzotti, Mario Rey, Mario Eboli, Giorgio Ferrerò, Ettore Bernabei, Giuseppe Lamberto, Gaetano Lazzati, Augusto Pedullà, Lidio Bozzini. Luigi Be retta Anguissola, Aldo Cademartorì, Renato Mandrioli, Remo Cacciafesta, Ruggero Ruggeri, Aldo e Renato De Chiara, Ga- spero Berti, Pietro Milone, Antonio Scarnerà, Carlo Bonino, Mario Bona, Beniamino Vicoriti, Giuseppe Floridia, Giacomo Carbone, Guido Palazzolo, Giulio Boazzelli, Pietro Addonino. L'impressione che si ricava dalla contestazione del reato di peculato è che ci si trovi dinanzi a una gestione di fondi neri: se cosi non fosse, non si capirebbe l'ordine di togliere il passaporto a quasi tutti gli amministratori indiziati. Alla Procura si pone ora un importante quesito: la Sipra è un ente pubblico? I difensori degli indiziati sostengono che la società torinese è di natura privatistica, ma non tutta la giurisprudenza concorda in tal senso, anzi il magistrato che si occupa del caso pare orientato in direzione completamente opposta. Dal dott. Saluzzo comunque è inutile bussare: non si è neppure pronunciato sul ritiro dei passaporti, ossia non ha confermato né smentito. La conferma infatti è venuta da altre parti. Il punto forte dell'inchiesta dovrebbe essere, tuttavia, non tanto il peculato quanto la violazione della legge sul finanziamento dei partiti. L'intervento della Sipra si sarebbe concretato con l'anticipazione di somme «in conto pubblicità» a giornali che raccoglierebbero inserzioni per un valore inferiore ai soldi ricevuti. Pier Paolo Benedetto
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