È agli adulti che più piace l'avventura di Bonaventura

È agli adulti che più piace l'avventura di Bonaventura Tornato al Gobetti lo spettacolo di Passatore È agli adulti che più piace l'avventura di Bonaventura TORINO — Quanti ragazzi d'oggi conoscono Fortunello, Capitan Cocoricò, Marmittone, Arcibaldo e Petronilla, il signor Bonaventura e altri eroi del primo, leggendario • Corriere dei Piccoli-? Temo siano pochini mentre molti signori dagli .anta in su- (e non stiamo troppo a sottilizzare col calendario), di sicuro, non li hanno scordati. Anche questo, tra gli altri, sare bbe valido motivo per giustificare l'annessione al cartellone .adulto- del nostro Stabile di uno spettacolo come Una losca congiura di Barbariccia contro Bonaventura di Sergio Tofano, che. nato nel luglio scorso come allestimento per ragazzi, è riapprodato l'altra sera al Gobetti (dopo 60 repliche in città e fuori) per il normale pubblico di abbonati. Scritta nel 1929, questa Congiura è la terza delle sei commedie di Bonaventura ideate da Sto nell'arco di que-, sti trentanni. Autorevole comprimario nella compagnia Almiran te-Rissone- Tofano. Sto si era imposto come uno dei nostri attori più moderni siglando una raffinata interpretazione di Knock di Jules Romains (1925): ma era certamente più popolare per l'intera pagina settimanale che il • Corrierino- riservava al suo Bonaventura. Aveva creato questo .eroe statico-dinamico- (la definizione, azzeccatissima, è di Oreste Del Buono) nell'autunno del '17: e lo aveva via via circondato di un nutrito drappello di alleati e avversari: intanto il fedele bassotto giallo, lungo e magro: poi il bellissimo Cecè, frivolo e vanesio; il malvagio Barbariccia, personificazione dell'invidia ostinata: il perfido barone Partecipazio. che stava semmai a simboleggiare la prepotenza spocchiosa. Tutti costoro concorrevano o assistevano alla caduta e alla repentina ascesa di Bonaventura, questo eroe della sciagura di continuo sfiorata. della sventura appena lambita, che attinge poi alle vette di una clamorosa ricchezza (il celeberrimo, niveo milione) grazie non tanto al proprio spirito d'iniziativa quanto alla benignità di una inattesa fortuna (questo era il senso della simpatica formula coniata da Del Buono). Anche nella Congiura spicca il tema della fortuna involontaria: e conferisce alle impreviste vicende dall'allampanata creatura in giubbone rosso, dagli ampi, gonfi candidi calzoni, un che di aereo, una raffinata misura di astrazione. Raffinati, del resto, sono i costumi che riproducono, con simpatica fedeltà, le-linee sinuose, i colori da sorbetto dei figurini indimenticabili di Sto: e bene s'attagliano alle festose, variopinte scene di Carlo Giuliano (uno scenogra- fo di molto gusto, che andrebbe più sovente messo all'opera) su un modulo a triangolo, che taglia di sghembo il palco e squaderna tutta una gamma di rossi, verdi azzurri. Intelligente è la regia di Franco Passatore: esige e ottiene dai diciotto attori, tutti giovani o quasi, una pulizìa di tono, una sobrietà di effetti d'ottimo livello. Ma poi cerca di metterne a frutto la giovami baldanza in una serie di trovate corporali e coreutiche (con l'apporto di Anna Cuculo) che, per essere gustose, non son mai sbracate o triviali. E, infine, utilizza, a due livelli la musica: il primo è quello della partitura musicale vera e propria, canzoncine e ballabili d'epoca reinventati da quell'inesauribile pasticheur di Gino Negri; il secondo è quello di un ininterrotto •commento sonoro a vista-, realizzato con ammirevole puntiglio dal batterista Michele Di Mauro, su una pedana a fianco della ribalta. Come vedete, non si tratta di una messinscena •minore-, ma di uno spettacolo pensato a lungo, realizzato con cura e garbatamente composito. g.d.b.

Luoghi citati: Torino