Post-Olimpiadi, ma non alternative di Gian Paolo Ormezzano

Post-Olimpiadi, ma non alternative Alla conclusione dell'incontro di Ginevra, l'americano Cutler rettifica il tiro Post-Olimpiadi, ma non alternative «Forse siamo stati fraintesi — dichiara l'inviato di Carter — vogliamo solo premiare i nostri atleti, dando soldi per fare più grandi le manifestazioni post-olimpiche già programmate e organizzarne altre» DAL NOSTRO INVIATO GINEVRA — Seconda e ultima giornata della riunione indetta nella citta svizzera da Stati Uniti. Gran Bretagna e Australia per l'organizzazione dei «Giochi alternativi» a quelli di Mosca '80: i lavori di quella che i giornalisti presenti a Ginevra hanno battezzato «la banda dei tre. (Cutler, statunitense inviato di Carter; Hurd, viceministro inglese degli Esteri; Ellicoot. ministro australiano degl'Interni) smettono di essere ufficiali, ridiventando sotterranei o comunque vaghi. Hurd domani sar& a Strasburgo, dove i 21 ministri dello Sport del Consiglio d'Europa (presidente il nostro D'Arezzo) discuteranno se boicottare o meno le Olimpiadi. Un punto fermo, dopo due giorni di lavori circondati da molto riserbo, e protetti ieri dai marines di guardia al consolato statunitense, sede della riunione: l'organizzazione di manifestazioni alternative è affidata a David Wolper, statunitense, uomo di sport e di televisione. Wolper è vicepresidente del Comitato organizzatore dei Giochi di Los Angeles 1984 ed è produttore della serie televisiva «Radici.. Tocca a lui reperire i fondi, principalmente presso compagnie statunitensi, per dare forza a quelle manifestazioni sportive che. dopo Mosca '80, dovrebbero servire agli atleti Usa per non gettare al vento tutta la preparazione. •Abbiamo già molti contatti, con buone prospettive — ha detto Cutler —. Non Intendiamo far concorrenza ai Giochi olimpici veri e propri, non vogliamo arrecare danni allo spirito olimpico. Vogliamo premiare le fatiche dei nostri atleti. Daremo soldi, se occorre anche attraverso i nostri governi, per fare più grandi le manifestazioni post-olimpiche già programmate, e per organizzarne altre. Pensia rro a tanti posti del mondo, abbiamo un piano ma non possiamo ancora rivelarlo». E' una marcia indietro' rispetto al primo giorno, rispetto alla minaccia cosmica di una contro-Olimpiade. Lo abbiamo detto a Cutler. Ha risposto: •Forse ci avevate fraintesi. Noi non pensiamo a un'Olimpiade del boicottaggio, con inni e bandiere. Ci preoccupiamo soltanto dei nostri atleti e degli atleti degli altri Paesi che non andranno a Mosca. A proposito, posso dire che venticinque Paesi sono già decisissimi per il boicottaggio, e che altri venticinque stanno per unirsi a noi. Ora vedremo quanti sono interessati ai Giochi alternativi, anzi alle manifestazioni post-olimpiche, che saranno comunque aperte anche a quelli che hanno gareggiato a Mosca* Ricordiamo che a Ginevra sono convenuti, oltre al tre Paesi organizzatori, anche, in ordine d'importanza sportiva, Kenya, Olanda, Arabia Saudita, Sudan e Repubblica Domiaicana, nonché, come osservatori, Canada, Portogallo, Filippine e Costa Rica. Un po' poco. «Afa abbiamo già molti altri contatti positivi ha detto Cutler. Il principale contatto è con la Cina. In sostanza, una buona recita, che ha richiamato tanti giornalisti. Il punto fermo è il signor David Wolper, organizzatore ufficiale di quella «cosa, inveii tata da Cutler. Ma al proposito facciamo una domanda: un atleta che a Mosca si è vinto la sua medaglia d'oro e poi si è giù stamente rilassato, accetterà di battersi, un po' di giorni dopo, contro uno statunitense (o magari anche un tedesco, un italiano, un inglese) arrabbiatlssimo, determinatissimo? Accetterà di battersi e magari di farsi battere, per poi sentirsi dire che la sua medaglia d'oro non vale nulla? Si profila sin d'ora il boicottaggio dei boicottatoli. Gian Paolo Ormezzano