Arrestato per reticenza il d. s. del Brescia di Giuseppe Zaccaria

Arrestato per reticenza il d. s. del Brescia Previdi è il primo personaggio sportivo a finire in carcere per il caso delle scommesse Arrestato per reticenza il d. s. del Brescia Il manager del club lombardo dinanzi al magistrato non ha ripetuto le accuse nei confronti dell'arbitro Menicucci che gli attribuisce l'avvocato Dal Lago - Sarà riascoltato oggi e probabilmente verrà scarcerato - Interrogato anche il vicentino Sandreani per Lanerossi-Lecce - Al vaglio l'intervista di Montesi ROMA — .Ma dai Nandino. pensaci bene «Ci ho pensato, e non posso averti detto cose del genere*. «Ma se mi hai confidato di averne parlato anche con altri «JVo, non è possibile, non ne posso aver parlato con nessuno*. Il confronto è andato avanti cosi per una mezz'ora: da una parte Ugo Dal Lago, avvocato molto vicino al Pescara, dall'altra Nandino Previdi, direttore sportivo del Brescia, chiamato in causa dal legale come la persona che per prima in una riunione di Lega aveva accusato Gino Menicucci di arbitrare sulla base di un «tariffario». Nonostante gli aiuti di Dal Lago, Previdi però ha'-toitjnuato a non ricordare: cosi nel primissimo pomeriggio, scortato da tre agenti della Finanza, il d.s. lombardo è passato dalla caserma di via dell'Olmata al carcere di Regina Coeli, accusato di falsa testimonianza. Probabilmente, ci resterà solo poche ore: già questo pomeriggio i giudici dovrebbero risentirlo nuovamente, e subito dopo scarcerarlo. Ma resta il fatto che per la prima volta, nell'inchiesta sul calcio truccato, un personaggio dell'ambiente sportivo si trova a seguire la sorte di Massimo Cruciarli e Alvaro Trinca. In questo caso i due commercianti non c'entrano: Previdi è stato arrestato solo in seguito alle affermazioni di Dal Lago. Di fronte a due persone che sostenevano verità opposte, i giudici hanno dimostrato di credere a quella del legale: non è detto però che questa scelta si riveli producente, per la credibilità complessiva Ma vediamo prima di riepilogare cos'è accaduto ieri. Nella tarda mattinata, i cronisti in attesa dinanzi alla caserma dela Finanza cominciano a capire che i due sostituti stanno lavorando separatamente: Rosei li sta interrogando l'avvocato Dal Lago, Monsurrò è impegnato invece con Mauro Sandreani, attaccante del Lanerossi Vicenza già in forza alla Roma. Sandreani esce dopo una deposizione di circa un'ora: è stato sentito come teste, ma anche lui si appella al segreto istrut¬ torio. Comunque si riesce a capire che è stato interrogato sulla partita Vicenza-Lecce del 6 gennaio scorso, finita 1-1 e citata da Cruciarli e Trinca nell'esposto come incontro «truccato.. «Per me — dice Sandreani—di trucchi non ce ne sono stati. In quell'incontro le due squadre si batterono alla morte: altro che risultato combinato Altra lunga attesa. Si apprende che nella caserma, Monsurrò sta mettendo adesso a confronto il giornalista Oliviero Beha ed il difensore della Lazio, Mauro Manzoni. I giudici, per decidere fra le tante verità, stanno procedendo per esclusione. Beha è il cronista che in un'intervista su La Repubblica aveva attribuito a Montesi una gravissima ammissione: quella di aver ricevuto e respinto da un compagno di squadra un tentativo di corruzione (6 milioni) alla vigilia di Milan-Lazio. Montesi, com'è noto, ha smentito. Beha ha consegnato ai giudici la registrazione di una telefonata da cui la frase risulta chiaramente. Mauro Manzoni era presente con il compagno di squadra Tassotti al colloquio fra Montesi e Beha, avvenuto nella clinica in cui la mezz'ala della Lazio era ricoverata. Poco dopo, escono sia il giornalista che il calciatore chiamato a testimone. Manzoni ha l'aria un po' scossa: *Non posso dire nulla — ripete — c'è il segreto istruttorio Beha fa lo stes- so. Si riesce comunque a capire che il cronista è stato messo di fronte anche al laziale Tassotti: Beha ha confermato di aver sentito dire quelle cose da Montesi, i due calciatori hanno sostenuto il contrario: Montesi non ha parlato di tentativi di corruzione, e se ne ha parlato, loro non hanno sentito... Intanto il lungo interrogatorio di Dal Lago sta per riservare grosse sorprese. L'avvocato vicentino esce dalla caserma poco prima delle 15. Anche lui esordisce deciso: •Non posso dirvi nulla*. Due minuti dopo, sta raccontando dell'arresto di Previdi. E' proprio lui a fornire la notizia: •Mi dispiace, sono il primo a dolermi: ma questa volta. Previdi aveva l'occasione di uscire da quell'ambiente del quale tante volte si era detto nauseato. Non si possono ammettere certe cose, e poi negarne altre... Per me il confronto è stato una sofferenza, ho cercato di ricordare a Previdi i termini del nostro colloquio... Certo, adesso le indagini avranno un nuovo impulso*. In sostanza, si capirà più tardi, le cose sono andate cosi: Dal Lago ha continuato a parlare delle confidenze ricevute dal d.s. del Brescia durante la riunione di Lega dell'11 gennaio, quella in cui si discuteva del si allo «straniero». Previdi ha negato con ostinazione. Ha ammesso, si. di conoscere altre persone citate dal legale, ma non di aver confidato loro del «tariffario» di Menicucci. Ma perché i giudici hanno dato tanto peso alle affermazioni del legale del Pescara? Nessuno, certo, sta accusando Dal Lago di falso, ma nessuno può ancora dire che a mentire sia stato Previdi. Altro sarebbe stato se Dal Lago avesse provato le sue affermazioni con documenti, ma questo finora non è accaduto. L'arresto ordinato ieri dai giudici sembra quindi aver avuto una funzione: quella di «convincere» un teste. L'avvocato Dal Lago è vicino a una società che da una serie di retrocessioni d'ufficio avrebbe tutto da guadagnare. Sicuramente parla in buona fede ma, se non altro per questi legami, le sue dichiarazioni dovrebbero essere maggiormente soppesate. Oggi questa nuova tattica di Roselli e Monsurrò potrebbe riservare altre sorprese. Fra gli altri, dovrebbe essere il turno di Maurizio Montesi: se continuerà a negare, cosa gli capiterà? Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Lazio, Lecce, Roma, Vicenza