Coerente fino all'ultimo al suo impegno giovanile di A. Galante Garrone

Coerente fino all'ultimo al suo impegno giovanile Coerente fino all'ultimo al suo impegno giovanile Vorrei portare una testimonianza personale su qualche aspetto meno noto di quel che è stato Brosio nella vita culturale e civile del nostro Paese. E prima di tutto, la gobettiana intransigenza morale del giovane che, dopo la breve e coraggiosa stagione della Rivoluzione liberale, volle e seppe, di fronte al fascismo trionfante, chiudersi dignitosamente in sé, nella sua professione di avvocato, senza nulla chiedere e nulla concedere al regime, in uno sdegnoso appartarsi che fu, per i giovani affacciatisi alla vita forense dopo di lui, una rara lezione di coerenza e di dignità. Brosio fu un grande civilista: sobrio, asciutto, coltissimo; ma sempre mirante, nelle sue bellissime comparse, all'essenziale, di una invidiabile chiarezza e semplicità di stile : uno stile che era lo specchio dell'uomo. Erano quelli gli anera forse la sola forma di antifascismo operante che fosse concessa in Italia. E nel suo studio si formò un giovanissimo giurista, destinato a clini in cui la difesa del diritto ventare anch'esso uno dei migliori avvocati, non solo di Torino: Dante Livio Bianco, 11 grande partigiano morto in montagna nel 1953. E si formò non solo come avvocato, ma come cittadino assetato di libertà. Fu sul finire del fascismo che, diventato grande amico di Livio Bianco, conobbi da vicino Brosio: che pure era un uomo austero e severo, che non invitava alla facile confidenza. E tra i miei ricordi più belli di quegli anni, in cui si risvegliavano nella clandestinità i movimenti antifascisti (Risorgimento liberale, partito d'azione, ecc.), sono l contatti che allora furono avviati fra uomini di diversa età ed esperienza. C'eravamo noi giovani — piuttosto Inesperti — e i giovanissimi come Carlo Gas alegno, e gli uomini della generazione gobettiana, fra cui, qui a Torino, in prima fila, Brosio e Salvatorelli. Il fatto che fin d'allora le vie su cui c'incamminammo non fossero sempre le stesse aveva poca importanza: ci accomunava l'esigenza da tutti sentita di lottare contro il fascismo. E in quelle ore di febbrile vigilia Brosio aveva portato un entusiasmo e uno slancio sorprendenti. In questa lotta egli si prodigò e fini per emergere, alla fine della Resistenza, proprio per quel suo rigore di giurista, unito alla forte passione civile. Ricorderò soltanto l'opera preziosa da lui svolta per dare, in un momento critico, un riconoscimento definitivo all'autonomia valdostana, di cui avevano arditamente gettato le basi uomini come Federico Chabod e Alessandro Passerin d'Entrèves. Un altro ricordo è di quando egli decise di abbandonare la professione di avvocato per accingersi alla carriera diplomatica. Volle allora salutare gli amici torinesi. E disse parole di grande nobiltà e umiltà. Non sapeva se sarebbe stato all'altezza del compito al quale, non più giovane, era stato chiamato; e ci confessava il suo dubbio, quasi il suo sgomento; ma ci assicurava che vi si sarebbe dedicato con quella serietà che era stata di Piero Gobetti. E cosi sarebbe avvenuto. Oggi possiamo dire che fino ai suoi ultimi giorni Manlio Brosio è rimasto fedele a quel suo giovanile impegno di serietà. A. Galante Garrone

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