Pio XII intervenne su Mussolini per salvare il comunista Longo

Pio XII intervenne su Mussolini per salvare il comunista Longo L'episodigfinora sconosciuto, svelato dal Vaticano Pio XII intervenne su Mussolini per salvare il comunista Longo Si temeva per la sua vita - La S. Seife, sollecitata dal governo inglese, si mosse il 2 giugno 1942 - Quattro giorni dopo, la risposta rassicurante del conte Ciano CITTA' DEL VATICANO — Nel giugno del '42, in piena guerra. Pio XII intervenne presso Mussolini per salvare la vita di Luigi Longo, allora confinato nell'isola di Ventotene e di cui si temeva la condanna a morte. L'episodio vecchio di quarant'anni non compare nelle biografie ufficiali. E' riemerso in ambienti vaticani per l'ottantesimo compleanno del presidente del pei, celebrato sabato scorso da Berlinguer in una solenne riunione nell'aula del Comitato centrale. Il passo compiuto dal segretario di Stato card. Luigi Maglione, con il consenso di papa Pacelli, è documentato negli archivi della segreteria di Stato e della Nunziatura. Longo, dopo aver partecipato alla guerra di Spagna come commissario delle «Brigate internazionali», era riparato in Francia nel 1939, dove aveva assunto la presidenza dell'.Unione italiana antifascisti emigrati». Pochi giorni prima dello scoppio della guerra (settembre 1939) era stato internato nel campo di concentramento francese di Vernet. Da qui, dopo la caduta della Francia, era stato estradato in Italia nel 1941, su ordine del regime fascista, e confinato a Ventotene: vi rimase sino al crollo del fascismo. L'intervento vaticano in suo favore avvenne tra la fine maggio e i primi di giugno del 1942, quando le certezze di Hitler e di Mussolini erano incrinate a causa degli insuccessi dell'Asse in Urss e nell'Africa settentrionale. Verso la fine di maggio, 11 ministro di Gran Bretagna in Vaticano, Osborne, presentò al segretario di Stato, card. Luigi Maglione, una urgente richiesta di intervento a favore di Longo, firmata da una quarantina di personalità britanniche: a loro giudizio, il «militante comunista» era stato o stava per essere condannato alla pena capitale dal fascismo. Maglione, in data 2 giugno 1942, inviò questo messaggio cifrato al nunzio in Italia, mons. Francesco Borgoncini Duca (doc. 388, registrato al protocollo numero 50585 degli Archivi della segreteria di Stato): «Jl« dò premura di rimettere a Vostra Eccellenza Reverendissima l'unita copia di telegramma a me in-, viato relativo al signor Luigi Longo che si dice essere condannato alla pena capitale. Vostra Eccellenza cerchi di vedere sollecitamente quel che convenga fare a favore del Longo stesso per il quale è stata invocata l'intercessione della S. Sede da così numerose e ragguardevoli personalità: Il telegramma non fa riferimento all'approvazione di Pio XII: ma una iniziativa di tale portata non poteva neanche proporsi in Vaticano senza il consenso di papa Pacelli che guidava personalmente ogni attività, e, in modo particolare, la politica internazionale. Mons. Domenico Tardini, a quel tempo segretario degli Affari ecclesiastici straordinari (cioè «ministro degli Esteri»), ha lasciato scritto: «Pio XII non voleva collaboratori, ma esecutori». Il 3 giugno, inoltre, Maglione insistette con altri due cifrati presso Borgoncini Duca, informandolo di nuove petizioni al Vaticano firmate da altre sessanta personalità, preoccupate per la sorte di Longo. Il nunzio però aveva immediata¬ mente scritto al ministro degli Esteri fascista, Galeazzo Ciano, nella stessa, giornata del 2 giugno. E Ciano, che in Vaticano era guardato con crescente interesse perché maturava 11 distacco da Mussolini avvenuto alla fine del '42, rispose al nunzio in data 8 giugno. Evidentemente si era consultato con il potente suocero che amava ripetere: «AH infischio del Papa, del cardinale Segretario e di chi è a tali posti». Questa la risposta di Ciano: •£' risultato che effettivamente il signor Luigi Longo è un comunista militante il quale tuttavia è semplicemente confinato e non corre pertanto alcun pericolo di vita. Anche da altre fonti—aggiunge Ciano — mi è giunta la segnalazione che specialmente negli ambienti comunisti francesi e sudamericani circola l'errata voce che il Longo sia stato condannato a morte ma, ripeto, la notizia non ha alcun fondamento: Il nunzio trasmise la risposta a Maglione che — si deve supporre — la mostrò a Pio XII prima di tranquillizzare il rappresentante britannico, Osborne e, suo tramite, il governo di Sua Maestà, E' impossibile stabilire se le assicurazioni di Ciano, meglio, di Mussolini mediante Ciano, circa la infondatezza della condanna a morte di Longo rispondessero a verità o se, invece, l'intervento papale sia valso a scongiurare una pena già decisa o imminente. Un fatto sicuro è che la S. Sede non sarebbe intervenuta soltanto sulla base di semplici voci per quanto allarmate e sostenute da autorevoli firme. Lamberto Forno