Europa, la linea del Reno di Bernardo Valli

Europa, la linea del Reno Europa, la linea del Reno (Segue dalla 1* pagina) monio, per ora felice, tra la forza tedesca e l'immaginazione francese. In questo quadro, l'appuntamento di Amburgo assume un'importanza particolare. Anzitutto l'incontro avviene dopo la visita di Schmidt a Washington, in un momento di difficoltà nei rapporti tra europei e americani, e dopo quella di Giscard negli Emirati del Golfo e nell'Arabia Saudita, fonti vitali di energia per tutto l'Occidente industrializzato. Reduci da quei viaggi, il presidente francese e il cancelliere tedesco hanno informato o informeranno gli altri Paesi europei, in particolare l'Italia che assicura la presidenza di turno della Cee, utilizzando i normali canali diplomatici o inviando messi straordinari. Ma il vero scambio di informazioni avverrà questa sera ad Amburgo, nell'ambito dei rapporti privilegiati esistenti tra Bonn e Parigi. Non è un rimprovero e tanto meno un lamento. Le iniziative europee sono state realizzate per lo più grazie all'intesa tra le due sponde del Reno, e se domani dovesse emergere la tanto vagheggiata «via europea» essa seguirebbe probabilmente un tracciato francotedesco. Quel giorno non appare tuttavia vicino. Le divisioni sono ancora profonde. Quando sarà a tavola con Schmidt, Giscard d'Estaing cercherà di convincerlo a creare un fronte anti-britannico, un fronte provvisorio s'intende, al fine di ridimen sionare «le pretese» del governo conservatore di Londra. Mentre si cerca di costruire una politica comune, l'Europa dei 'nove» è infatti dilaniata dalle controversie intestine, che mettono soprattutto a confronto Margaret Thatcher e Giscard d'Estaing. I motivi di questo contrasto, che esploderà a fine mese durante il periodico vertice europeo, sono vari e complessi: vanno dai problemi budgetari (Londra si considera troppo tassata), ai montoni neozelandesi che gli inglesi introducono nell'area del Mec, minacciando gli allevamenti ovini francesi. Dietro questo dissidio pastoral-monetario si agitano tuttavia altre ombre. Quel che si rimprovera pubblicamente a Margaret Thatcher è lo scarso spirito comunitario, ma irrita Parigi anche l'aperto allineamento di Londra sulle posizioni dei 'Cugini» americani durante la fase acuta della vicenda afghana. Un allineamento che equivaleva ed equivale ancora a un rifiuto netto della «via francese». Il boicottaggio delle Olimpiadi, accettato dal governo conservatore, anzi imposto, e invece respinto da quello giscardiano, è il sintomo più eviden te. Più in generale i francesi (e in parte i tedeschi) sono infastiditi dal superatlantismo militante di Margaret Thatcher, che andrebbe al di là dei limiti consentiti dalla distensione, alla quale Parigi e Bonn non vogliono rinunciare. In queste due ultime capitali si è convinti che il dialogo americano-sovietico riprende- rà in un futuro non tanto lontano: quindi, anche per questo, non vogliono trovarsi domani spiazzati rispetto all'Urss, seguendo la zigzagante, emotiva politica di Carter, oggi rigido, intransigente per tanti motivi, non esclusi quelli elettorali, ma destinato col tempo a puntare di nuovo sulla distensione. I rimproveri, indiretti, al primo ministro britannico non sottintendono l'intenzione francese di discostarsi ancor più dalle posizioni americane. Tutt'altro. A poche ore dall'appuntamento di Amburgo, si riconosce a Parigi che le operazioni militari sovietiche in Afghanistan restringono per ora il terreno di manovra. Senza rinunciare al dialogo con Mosca, rivelatosi per altro difficile nelle ultime settimane, ci si interroga sull'opportunità di accogliere come previsto a fine primavera il ministro degli Esteri, Gromyko, e addirittura se sia conveniente insistere nei preparativi della conferenza di Madrid (seguito di quella di Helsinki), durante la quale si dovrebbe discutere a novembre anche dei diritti dell'uomo, mentre nelle vallate afghane l'aviazione sovietica mitraglia ribelli e popolazione civile. Ad Amburgo, Giscard d'Estaing sarà altrettanto prudente neWillustrare la sua iniziativa medio-orientale. Nel Kuwait egli ha riconosciuto il diritto all'autodeterminazione dei palestinesi, e ad Ammam ha parlato del diritto dell'Olp e di altri rappresentanti palestinesi a partecipare ai negoziati globali di pace. Ma per ora il presidente francese non desidera insistere. Fino al 26 maggio, giorno in cui dovrebbero concludersi i negoziati tra americani, egiziani e israeliani sulla autonomia della Cisgiordania e di Gaza, la diplomazia francese resterà silenziosa. E' soltanto dopo quella scadenza che potrebbe essere lanciata un'iniziativa europea, nel quadro delle Nazioni Unite, al fine di modificare la famosa risoluzione 242, riguardante i palestinesi. L'obiettivo francese è di inserire in quel documento il diritto all'autodeterminazione, di cui Giscard ha parlato nel Kuwait. La cena di Amburgo dovrebbe insomma consentire a Giscard e a Schmidt di precisure il calendario europeo in questo difficile periodo, dominato dall'aggressività sovietica e dall'incertezza elettorale americana. Bernardo Valli

Persone citate: Giscard D'estaing, Gromyko, Margaret Thatcher, Schmidt