Scuole deserte, paura tra i giovani a Roma si temono nuove violenze di Silvana Mazzocchi

Scuole deserte, paura tra i giovani a Roma si temono nuove violenze Dopo l'omicidio del giovane esponente del movimento sociale Scuole deserte, paura tra i giovani a Roma si temono nuove violenze Al Nomentano e a Montesacro gli studenti hanno abbandonato le aule per paura dì rappresaglie - Un mese di tensione, dall'assassinio di Valerio Verbano agli ultimi attentati ROMA — Il corpo di Angelo Mancia, ucciso dai «Compagni organizzati della Volante rossa», è esposto nella sede del msi. Giorgio Almirante ha assunto la responsabilità diretta della federazione romana del partito e ha dichiarato che per tutelarla «userà tutti i mezzi», aggiungendo in un'intervista al Tg2, che il programma non esclude la possibilità di «difendersi da soli», visto «quante imbelle il regime». Stessa musica sui manifesti missini comparsi in città: si assottigliano i poteri di controllo sulle frange più estreme della destra. La cronaca di un mese mostra la situazione. Il passato recente è carico di presagi: Valerio Verbano, 19 anni, assassinato dai Nar sotto gli occhi dei suoi genitori. Una bomba inesplosa alla sede del Fronte della Gioventù; un'altra al Secolo D'Italia provoca feriti casuali e innocenti; un cuoco, Maurizio Allegretti, ucciso per una «vendetta sbagliata» da sedicenti «compagni» e infine quella definita «giusta» quando cade Angelo Mancia, missino, conosciuto nel quartiere come picchiatore. Il cerchio si chiude e il futuro si prevede ancor più terribile. E' vero che andiamo verso una guerra civile non più strisciante come quella imposta dal terrorismo, ma aperta e sfrontata, vissuta tra l'assenteismo e la paura degli «altri», troppo spesso testimoni muti di tanta violenza? E' strategia quella dei gruppi armati che agiscono per distruggere questa democrazia che «blindata» o «dello scandalo» come viene via via definita, è pur sempre tale? Ed è necessario distinguere tra «rossi» e «neri»? La violenza e la «logica del l'annientamento» e della morte è diffusa nelle falde clandestine che operano in tutto il Paese e cammina con il terrorismo, ma a Roma è «fenomeno», più confuso, dove il terreno diventa ideale per una guerra fra bande e per il rituale del colpo su colpo. Il terrorismo colpisce il cuore dello Stato in tanti modi: uccide Moro e Bachelet e il sindacalista Rossa, ma può anche restringere il campo al la democrazia abituando alla morte, al «farsi giustizia da sé», al cancellare le forme di aggregazione civile. Ed i giovani a Roma rispondono sempre più spesso con la paura e l'assenteismo. Mercoledì, il giorno dell'omicidio di Mancia, le scuole a Montesacro si sono svuotate per il timore di rappresaglie. All'Archimede, molti studenti sono usciti a metà mattina e al No- mentano, un liceo che sta nella stessa strada dove Mancia abitava, i giovani non sono neanche entrati. Ieri, nei grandi stradoni del quartiere che fino a qualche anno fa fu periferico e oggi è abitato dalla piccola borghesia terziaria, la paura è ancora tangibile. Gli studenti che sono rimasti fuori dalle scuole o non parlano o ammettono di sentirsi impotenti e di avere paura. E' finita la vecchia pratica antifascista e la confusione ci annebbia e ci fa sentire inutili — dice Massimo, 17 anni — non ci difendiamo neanche più. perché non sappiamo neanche chi sono i nemici». Sconsolante, ma non incomprensibile. Ieri, Lotta Continua, il quotidiano «movimentista» sempre più attento al¬ l'emotività dei giovani che all'analisi politica, traduceva in immagini e parole questo stato di smarrimento: «La distanza tra la morte e la vita è nelle mani di un gioco assurdo dove la distanza ideale si assottiglia e sparisce». Era la didascalia ad un fotogramma del film di Bergman «Il settimo sigillo», pubblicato in copertina, nel quale si vede il protagonista che gioca una partita a scacchi con la morte paludata di nero. A Montesacro, zona Talenti, questo gioco ha ormai le sue regole e le impone. «Io ricordo quando era il fascista il portatore di violenza, almeno di quella individuale e vigliacca —dice Roberto C, ventanni, studente-lavoratore — fuori dalle nostre scuole veni¬ vano i neri a picchiare e noi. anche quando andavamo allo scontro fisico, lo facevamo insieme e a viso aperto, per difendere un ideale di vita, ma adesso?». «Ormai a scuola tutti si occupano solo della vita privata —conclude Massimo —e quasi più nessuno si scandalizza per quello che succede, se non è toccato da vicino». H quartiere ostenta quello che molte altre zone della città mostrano: l'indifferenza per la politica intesa come forma di aggregazione civile si è fatta strada tra i giovani e, dopo ogni omicidio, la rabbia di alcuni si traduce nella scelta irreversibile per la lotta armata e la clandestinità. Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Montesacro, Roma