Gli arabi sollecitano Roma perché assuma posizioni nette sul problema palestinese di Igor Man

Gli arabi sollecitano Roma perché assuma posizioni nette sul problema palestinese Il Kuwait chiede un'azione decisa dell'Italia in sede Cee Gli arabi sollecitano Roma perché assuma posizioni nette sul problema palestinese ROMA — Il Kuwait non ha dettato «ultimatum» all'Italia. Dopo l'Incontro (mercoledì), tra il nostro ambasciatore laggiù, Paolo Taromy, e quel direttore generale del ministero degli Esteri, un portavoce ha testualmente dichiarato: «17Kuwait domanda all'Italia, che presiede il dialogo euro-arabo, di adoperarsi con maggiore impegno presso la Comunità europea in modo da favorire il riconoscimento del diritto dei palestinesi alla autodeterminazione per una soluzione giusta del conflitto mediorientale». Nessun «ultimatum», dunque, tutt'al piti una sollecitazione a non annacquare la posizione dell'Italia sul problema palestinese. Molti Paesi' arabi e in particolare il Ku-, walt. dove la presenza palestinese è invero massiccia, hanno avuto l'Impressione che le dichiarazioni del nostro ministro degli Esteri Ruf f ini, il 10 marzo, rappresentassero un passo indietro rispetto a precedenti prese di posizione del nostro Paese. Ruf fini ha detto che una presa di posizione della Comunità europea sul problema del Medio Oriente, «prima della fine della fase di attuazione degli accordi di Camp David, relativa all'autonomia dei palestinesi nei territori occupati da Israele, sarebbe quanto meno intempestiva e potrebbe nuocere all'attuazione degli accordi stessi». Ruffinl. che in certo modo commentava ai giornalisti il viaggio nel Vicino Oriente e la dichiarazione di Giscard a Kuwait dove il presidente francese ha parlato del diritto dei palestinesi al- V «autodeterminazione», ha detto ancora: «lo ritengo che la Comunità debba dare prova di prudenza; che cioè prima di far qualcosa convenga attendere la scadenza del 24 maggio» (quando termineranno i negoziati israelo-egiziani sull'autonomia in CisgiordaniaeGaza). Successivamente. 1*11 marzo, a Senato, il ministro Ruffinl, parlando anche nella sua qualità di presidente di turno dei Nove, ha detto: «Fermo il diritto di Israele — come di tutti gli altri Stati della regione — di vivere in pace e nella sicurezza, con adeguate garanzie, entro confini certi e riconosciuti, è essenziale che siano rispettati i diritti legittimi del popolo palestinese, ivi compreso quello di avere una patria nell'ambito di una sistemazione globale di pace nel Medio Oriente, traducendo nella realtà la sua identità nazionale». Codesta dichiarazione, dicono alla Farnesina, non è affatto «arretrata». Si potrebbe obiettare che il ministro avrebbe potuto benissimo parlare di autodeterminazione cosi come ha fatto il presidente Giscard. sol che avesse voluto rifarsi ad altri «precedenti». Il 23 gennaio 1974 Aldo Moro, allora ministro degli Esteri, puntualizzò l'esigenza del ritiro di Israele «da tutti» 1 territori occupati. Il 16 marzo 1978. dopo la tragedia Moro, presentando il suo governo alle Camere, 11 presidente Andreotti ebbe a dire: «Per una azione negoziata, per il riconoscimento del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, continueremo a svolgere nelle sedi congrue tutte le possibili azioni». C'è di più: l'Italia è stata il primo Paese dei Nove a parlare di «Stato indipendente» palestinese: si veda il comunicato finale Italo-egiziano al ter¬ mine della visita a Roma di Sadat (maggio 1976). Ma allora, si chiedono certi paesi arabi e primi fra tutti i palestinesi, perché invocare adesso «prudenza» quando è evidente che i negoziati israelo-egiziani non potranno dare una risposta alle aspirazioni palestinesi? Pressioni americane? Maggiore sensibilità di Ruffinl, rispetto ai suol predecessori, alla «suscettibilità» Israeliana? Forse la «prudenza» dèll'on. Ruffinl si spiega con la discutibile preoccupazione di non •turbare» un negoziato, ancorché bilaterale, tuttora in atto e con la convinzione che «mettere con le spalle al muro Israele» non paga. Al contrario una «politica bilanciata» potrebbe dare frutti migliori: concessioni reciproche da parte di Israele e dell'Olp perché finalmente 11 Medio Oriente conosca una pace giusta sul serio. Igor Man

Persone citate: Aldo Moro, Andreotti, Paolo Taromy, Sadat