Drammatica notte di un ragazzo caduto con gli sci in un burrone di Remo Lugli

Drammatica notte di un ragazzo caduto con gli sci in un burrone La disgrazia in Valle di Ayas a duemila metri di quota Drammatica notte di un ragazzo caduto con gli sci in un burrone Ha dieci anni ed abita a Vigevano - Stava sciando fuori pista quando è precipitato - L'allarme dato dal padre - È stato trovato al mattino, dopo una notte nella neve, dalle squadre di soccorso - Non ha riportato fratture, ma è in gravi condizioni per assideramento DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE AOSTA — Uno sciatore ragazzino, uscito di pista, è precipitato in un canalone nell'Alta Val d'Ayas ed è rimasto sedici ore nella neve. Lo hanno trovato, alle 8 di ieri mattina, dopo una notte di ricerche, le squadre di soccorso. Era ferito e semiassiderato, ora è ricoverato nel reparto rianimazione dell'ospedale regionale, i cui medici sperano di poter vincere l'assideramento che lo aveva già colpito soprattutto ai piedi. Stefano Canato, 10 anni, quinta elementare, abitante a Vigevano, era arrivato a Champoluc domenica mattina in pullman, con i genitori Luciano e Margherita, entrambi di 32 anni, e la sorella Nadia di 14. Doveva essere una lieta giornata «bianca». Domenica 2 marzo la fami¬ gliola va in auto a Cervinia, trascorre la giornata sulla neve, rientra a Vigevano la sera., «Ore molto belle, però ci sentivamo un po' troppo isolati, solitari — dice Margherita Canato —. Cosi domenica scorsa abbiamo deciso di fare la gita in compagnia, su un pullman che aveva per meta Champoluc». Partenza alle cinque del mattino, arrivo alle otto e subito tutti sulla seggiovia e poi sullo skilift del Cresi che sale a quota 2600. A mezzogiorno il gruppetto familiare si riunisce alla stazione della seggiovia per la colazione al sacco, poi. mentre Nadia scende con un'amica verso la corriera, i genitori e Stefano salgono ancora con la sciovia per poter ridiscendere sulla pista. Ma all'inizio della discesa il ragazzino sa¬ luta papà e mamma: «/o vi precedo, voi andate troppo piano-. Dice la madre: «Noi siamo, venuti giù lentamente, di tanto in tanto fermandoci per gustare il panorama. All'arrivo alla stazione credevamo di trovare Stefano, ma non c'era, abbiamo incominciato ad attendere, invano». Alle 17 ormai le piste si fanno deserte, tutti sono già scesi a valle, ai pullman che sono di partenza, ma Stefano non si vede. I genitori sono allarmati, cresce l'angoscia. 11 pullman del Canato attende fino alle 18,15, è già molto in ritardo, deve partire per Vigevano. Salgono anche la madre e la sorella di Stefano, pur con il cuore straziato per la mancanza del loro congiunto. Resta, per continuare le ricerche, il padre. Ha dato l'aliar- me alle guide e ai maestri di sci di Champoluc. venti uomini sono già a disposizione, incominciano a battere le piste, muniti di torce perché il buio avanza. Una sera e una notte lunghissime, estenuanti. All'una fa ritorno a Champoluc in auto la madre accompagnata da due cognati. Anche lei fa sosta alla stazione, della seggiovia per essere più vicina a chi cerca suo figlio e ai luoghi dove s'è perduto. Il momento felice del ritrovamento è a sole già alto, alle 8. in un vallone laterale della Valle di Contineri. Il ragazzo è raggomitolato ai piedi di una roccia, bluastro, in uno stato di semincoscienza, la giacca a vento lacerata. Lo portano alla stazione della seggiovia dove arriva un elicottero che lo carica e lo porta ad Aosta. Con lui salgono anche la madre e il padre. «Aveva occhi sbarrati, era scosso da tremiti continui mani e piedi di ghiaccio: Il ragazzo pronuncia qualche parola, è preoccupato perché teme che lo sgridino; mentre lo ricoverano dice qualcosa di più: nella notte a un certo punto ha visto delle luci avvicinarsi, ha anche udito delle voci, ma la gente parlava in dialetto e lui ha creduto che fossero svizzeri e allora ha taciuto per paura di essere portato lontano e di non ritrovare più i suoi. Che cosa era successo? Stefano si era avventurato fuori pista, attirato da un pianoro invitante, ma fiancheggiato da un canalone. C'è precipitato dentro ruzzolando per una trentina di metri. Al fondo, per cercare di risalire, si è slacciato gli sci e cosi ha incominciato ad affondare nella neve, che gli è entrata negli scarponi, dando l'avvio al processo di assideramento. Ha alternato momenti di incoscienza a momenti in cui disperatamente cercava di risalire la china ghiacciata. La temperatura era di 6-7 gradi sottozero. Remo Lugli

Persone citate: Margherita Canato, Stefano Canato

Luoghi citati: Alta Val D'ayas, Aosta, Ayas, Vigevano