Rivolta contro i turchi la violenza degli armeni che insanguina l'Europa

Rivolta contro i turchi la violenza degli armeni che insanguina l'Europa Rivolta contro i turchi la violenza degli armeni che insanguina l'Europa ROMA — Tre anni fa, in primavera, i muri delle maggiori città italiane furono tappezzati di macabri manifesti: a Roma, piazza Esedra ne venne quasi ricoperta. Riproducevano una foto del 1917, con due soldati turchi che guardavano soddisfatti una lunga, ordinata fila di teste mozzate. Sotto la foto, poche righe ricordavano In un italiano stentato il genocidio compiuto in Armenia durante la grande guerra dai soldati della Mezzaluna: un milione e mezzo di morti, due milioni e mezzo di deportati, una nazione cancellata dalla geografia orientale e attualmente divisa fra Turchia e Unione Sovietica. Al governi occidentali, gli armeni chiedevano ancora soltanto attenzione. Poi l'Occidente ha conosciuto il terrorismo, nella sua fase piti acuta: e anche per gli armeni il modo di raggiungere l'opinione pubblica è radicalmente cambiato. Sono sei milioni, sparsi per il mondo: in Italia, poco meno di tremila. Le loro associazioni continuano a rifiutare il terrorismo come sistema di lotta, ma intanto con una progressione spaventosa 11 gruppo che pretende di rappresentarli (l'Esercito di liberazione armeno) ha mietuto vittime in una fetta d'Europa sempre più vasta. Parigi, Madrid, Amsterdam, con una serte di attentati esplosivi con- tro sedi della compagnia di bandiera turca e di altre compagnie occidentali Poi a Roma, con un attentato nel giugno del '77 contro Carim Tana, ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, abbattuto a colpi di pistola nel cortile dell'ambasciata, In via Paisiello. Poi ancora all'Aja con l'uccisione del figlio dell'ambasciatore turco In Olanda E ancora a Parigi, nel dicembre scorso, con l'assassinio a raffiche di mitra di un addetto stampa dell'ambasciata turca Fino a quel momento, si trattava ancora di un terrorismo «mirato», di una violenza cioè diretta contro obiettivi precisi e sempre in qualche modo legati alla causa dell'Indipendenza armena. Ma è toccato proprio a Roma, nel dicembre scorso, ricevere il primo segnale di una nuova, perversa strategia. Il 9 dicembre, poco dopo le 21, un ordigno esplode contro la sede della Britlsh Alrwals. L'ufficio a quell'ora è chiuso, 1 passanti sono pochi: ma due coniugi si avvicinano dopo lo scoppio. Pochi minuti dopo vengono feriti da una seconda esplosione. Domenica 23 dicembre, ore 21,10: un'altra bomba esplode In via Blssolati dinanzi alla sede dell'Air France. I passanti, ancora una volta, si avvicinano, la polizia 11 fa sgombrare; alle 21,40 un secondo ordigno collocato in un cestino di rifiuti esplode a pochi metri di distanza, e danneggia le sedi della «Twa» e del «Banco di Napoli». Diciannove febbraio, poco prima delle sette e mezzo di sera: altre bombe vengono collocate subito dopo la chiusura dietro le serrande della «El Al», della «Swlssalr » e della «Lufthansa»: esplodono In successione, per fortuna nessun ferito. Le rivendicazioni seguono puntuali con telefonate a quotidiani o agenzie di stampa Nelle mani della polizia c'è solo un volantino, scritto In inglese e fatto giungere all'Ansa dopo gli attentati di dicembre. L'«Esercito segreto armeno» (la sigla è diversa da quella dei movimenti che operano In altri Paesi europei) definisce gli attentati una reazione «alle pressioni ritorsioni e misure prese dalle autorità francesi contro gli armeni in Francia». La rivendicazione è giunta puntuale anche dopo l'attentato di ieri. Una telefonata alla sede romana della iFrance Presse» e un'altra sigla ancora: Armata segreta armena. S-

Persone citate: Fino, Mezzaluna