Cattivi Pensieri di Luigi Firpo

Cattivi Pensieri Cattivi Pensieri Sperare nel calzino La retata dell'Italcasse ha gettato nelle alte sfere un momentaneo scompiglio. «Dove si va a finire?» s'è domandato qualcuno, sgomento, se sui fondi neri s'era fatto solo un po'di polverone e adesso per i fondi bianchi si mandano in galera a decine le più eminenti personalità dell'alta finanza, uomini dal nome riverito e temuto, arbitri della ricchezza pubblica e privata. Com'è possibile, si domanda la gente sbalordita, che le prove provate di accantonamenti segreti, lo storno di ingenti risorse a foraggiare partiti e uomini politici l'abuso spudorato, siano finiti nel dimenticatoio, e adesso i finanziamenti a premiate ditte, operati alla luce del sole, con tanto di avallo dei consigli d'amministrazione, conducano per direttissima i nostri magnati a San Vittore, alle Nuove, a Regina Coeli? Siamo forse di fronte a un'impennata di rigore puritano, cosi che mentre le prevaricazioni di ieri conducevano gli indiziati al proscioglimento indolore, alla libertà (di espatrio) sotto mite cauzione, all'arresto in lussuose cliniche private, oggi si manda la gente in galera solo per aver concesso finanziamenti leggermente sprovvisti di adeguate garanzie? E non sarà, insinua qualcuno, che dietro tutto questo si annidi una lotta di fazioni all'interno della magistratura e una serie di vendette e di ricatti politici? Noi, profani, non sappiamo le risposte giuste, ma, nel nostro umile lavoro quotidiano, il lezzo che sale da questo Paese ci ammorba. Prendiamo lo scandalo del calcio: 27 calciatori vengono in qualche modo coinvolti in un caso clamoroso di corruzione sportiva e subito si grida allo scandalo, si nega sdegnosamente, si promettono inchieste severe, si bollano gli scommettitori, gli allibratori, i presunti corruttori e i presunti corrotti ma nessuno si domanda cos'è rimasto di sport in un gioco intristito e sterile, che non diverte più nessuno e sembra sopravvivere solo per eccitare faziosità triviali violenze ottuse e la grande macchina della scommessa di Stato. Leggo con stupore che,, se colpevoli ci sono, questi vanno cercati solo fra gli ar- bitrìei portieri: come se un difensore che rincorre la palla con una fiacca leggermente intenzionale, un attaccante che spara alle stelle un facile pallone, non possano influire sull'esito di una partita, per giunta senza destare ombra di sospetto. Prendiamo il caso Caltagirone. Sono due anni che i risultati più. che allarmanti di un'inchiesta a loro carico eremo stati comunicati a chi di dovere; ma qualcosa sembra aver fermato a mezz'aria la spada della giustizia, le carte scabrose sono rimaste nel cassetto della Procura, i discussi fratelli hanno potuto continuare indisturbati a tessere la tela dei loro affari e ottenere persino all'ultimo momento la restituzione del passaporto, cosi da potersi involare sul loro Mirage (versione contemporanea del 'rendersi uccel di bosco*). Prendiamo il caso Evangelisti. Un ministro in carica ammette con un candore perlomeno stupefacente di aver ricevuto da fonti non disinteressate somme cospicue destinate a finanziare il proprio partito, la propria corrente e la propria personale campagna elettorale Molti si scandalizzano, altri manifestano costernazione o imbarazzo, e dopo qualche tentennamento il ministro, con nobile gesto, si dimette e tutto sembra rientrare nel quadro di un'esemplare correttezza democratica. Ma chi riflette con la testa sua, chi vuol guardare cosa c'è dietro la tenda, rimane perplesso: l'on Evan¬ gelisti non avrebbe fatto la carriera che ha fatto, non sarebbe il braccio destro di un politico come l'on. Andreotti, di cui tutto può dirsi tranne che sia un ingenuo, se non fosse uomo avveduto e scaltro, capace di mosse calcolate e di parole, magari romanesche, ma non incaute. Infatti sarà un caso, ma l'unico esito concreto della scoperta di un finanziamento abusivo dei partiti è la proposta parlamen tare di un raddoppio del finanziamento statale. Sarà un caso ma non si reprime il ricorso alla fonte privata: se. ne trae impulso per rafforzare il gettito di quella pubblica. Parlavo pochi giorni fa con un uomo terragno e forte, uno che si è fatto da sé, venendo dalla gavetta, infaticabile nel creare iniziative, lavoro e ricchezza. Argomento erano gli scandali l'inefficienza, la vergogna. Dopo una pausa di silenzio, egli pronunciò nell'antica lingua dei padri un giudizio lapidario: « El pi polit a l'a la rogna» (Il più pulito di tutti ha la scabbia). Questa è la reazione di molti un senso di sfiducia diffuso, uno scoraggiamento amaro, l'impressione di uno sfacelo immedicabile e, per qualcuno, la tentazione di buttarsi nel mucchio e di arraffare dove tutti arraffano Eppure, basta poco: basta guardare la gente che ci sta vicino, i tanti che ancora fanno il loro dovere, sopportano disagio e fatica, compiono gesti di abnegazione generosa e di fraternità disinteressata, i tanti che vorrebbero vivere in una pace onesta, in un ordine spontaneo senza violenza eversiva né repressiva. Basta, a esempio, guardare lo spettacolo televisivo di Nanni Log per scoprire con stupita tenerezza che un tifoso di calcio si lascia trattenere ai cancelli dello stadio da due falsi fraticelli scalzi li aiuta a formulare una mite preghiera sportiva e non esita, con un gesto davvero francescano, a sfilarsi un calzino e a donarlo con la generosa illusione di riscaldare uno almeno di quei quattro piedi nudi intirizziti In questa Italia degli scandali dobbiamo guardare a quel patetico, generoso sprovveduto come a un concreto, incoraggiante motivo di speranza. di Luigi Firpo

Persone citate: Andreotti, Cattivi Pensieri, Nanni Log

Luoghi citati: Caltagirone, Italia