Studiò bambole e vecchi balocchi di Carlo Carena

Studiò bambole e vecchi balocchi Un principe del secolo XVIII Studiò bambole e vecchi balocchi Lidia Storoni Mazxolani: «Il ragionamento del principe di Biscari a Madama N. N.»; ed Sellerie pag. 101, lire 2500. n capolavoro, in questo libretto, è l'omaggio, un pezzo davvero d'antologia. In un'età di prolisse e circostanziate dediche, fatte per esibire i titoli del destinatario almeno quanto la devozione del dedicante, qui l'autore offre in sostanza la sua tenue fatica, frutto di ore furtive, rubate alle premure dei medici e dei familiari durante una convalescenza, ad una donna di cui tace il nome: ma — finezza suprema della preterizione — dicendo che il solo ritratto di lei come virtuosa e colta e gentile non potrà non individuarla sicuramente con nobile eccezione fra le sue simili. -Lascio al mondo la premura d'indovinare chi siete'. La brevità della fama tra gli umani, non il garbo supremo dell'attento ammiratore ci priva del nome, non della figura di questo -meritevole oggetto' dell'opuscolo che Ignazio Paterno Castello di Biscari, catanese, uno del cinquantotto principi allora esistenti nell'isola, scrisse a metà del Settecento sul giocattoli degli antichi. Ben sostenuto dai suoi ventinove feudi, il principe Ignazio ebbe modo di coltivare se non le terre almeno gli studi di antiquaria, che in quegli anni si andavano diffondendo con la rapida eccellenza di un Winckelmann. e fino al punto di mettere insieme un piccolo museo personale degno della visita di un Goethe, nel 1787. Conosciuti in un soggiorno romano i Borghese, gli Aldobrandini, gli Albani, proprietari di raccolte antiquarie famose, il Biscari segui ed esegui in patria gli scavi e sterri a cui Catania si offriva dopo il terremoto di cinquant'anni prima. E una sezione, nel museetto. si era costituita con strani reperti, delizia del rococò: i giocattoli, appunto, degli antichi: piccole suppellettili, marionette, bambole, campanelli, cofanetti, vasucci zoomorfi. Nel presentarli alla sua dama il Biscari fa misurato sfoggio della sua presumibile erudizione. Con garbo tintinnante presenta queste «quisquilie», le descrive, le spiega con appoggio di radi testi antichi e di opinioni d'abati moderni. Piti, cerca di dare un significato al fenomeno. Il suo ..ragionamento» è in sostanza un'operetta di filosofia e di antropologia, radicata nell'idea di fatalistico latifondista che -il mondo è sempre stato lo stesso'. Raccogliere fra la sabbia di due millenni prima dei neurospata o nervotractilia; trovare palpabilmente che un fanciullo greco o romano aveva l'avidità e l'astuzia di riporre le monetine regalate in un dindaruolo o salvadanaio: che anche lui portava al collo un amuleto e che si facevano tacere i suoi strilli con dei sonagli, anche tutto ciò, queste «cose non grandi e argomenti non sublimi' mostrano come -lo spirito dell'uomo è sempre lo stesso... e gli stessi furono i bisogni dell'umana vita... e la sua limitata mente non sa inventare cosa veramente non pensata». E' su questo aspetto del per altro breve e fragile divertimento che ci richiama soprattutto Lidia Storoni Mazzolanti, ri editrice dell'opuscolo del Biscari, nell'introduzione. L'attenzione dell'autore non si è posata sul bambino né sull'immagine dell'infanzia elaborata dagli antichi, nota la Storoni, e il suo pensiero, piuttosto che le sue notizie, pervade quanto va scrivendo. Classificatorio e arido, egli si balocca con quei gingilli con la tristezza di chi s'aggira in un museo senza aver fantasia. Il senso e la vita di quei ninnoli 11 rintraccia ora la Storoni nelle sue pagine, con teneri profili di bambini nel silenzio e nel buio dell'aldilà, come trasalimento dell'attesa della vita e vero, diversificato simbolo di una società: dagli astragali con cui giocò l'infelice Patroclo nel mito, alla Barbie supercorredata dei nostri giorni di consumi. Carlo Carena

Luoghi citati: Catania