Quando una scimmia prende la parola

Quando una scimmia prende la parola INTERVISTA CON BOB WILSON MAESTRO DELL'AVANGUARDIA TEATRALE Quando una scimmia prende la parola L'autore americano spiega la sua inquieta ricerca e lo spettacolo che debutta lunedì al Teatro Nuovo di Torino TORINO — Con Dialogi Curious George di Christopher Knowles e Robert Wilson, spettacolo in quattro parti che esordisce la sera di lunedi prossimo al Teatro Nuovo, la rassegna «Frontiere del Teatro Europa-America», organizzata dal Cabaret Voltaire, ritrova uno dei suoi punti-forza (l'altro è stato l'intelligente, rigoroso spettacolo di Mere di th Monk, The Plateau Series). Intelligenza e rigore non fanno certo difetto neppure a Bob Wilson, uno dei pochi «maestri» dell'avanguardia internazionale che non diano il minimo segno di cedimento, ma dimostrino, anzi, di essere nel pieno di una inquieta, e inquietante, ricerca. Altissimo e flessibile, con fisico di straordinaria eleganza, Wilson mi spiega lo spettacolo imminente quasi nascondendosi dietro le sue grosse lenti e. In compenso, riempiendo di schemi e formule un grosso bloc-notes squadernato sul tavolo: «Curious George è stato seri ttoda Christopher Knowles, un attore di vent'anni che lavora con me da otto, nell'arco di tre mesi e mezzo, tra il febbraio e ti maggio dell'anno scorso. Chris venne nel mio studio di New York, e decidemmo di usare i muri come mappa per visualizzare il progetto. Riuscimmo cosi ad allestire un compendio, molto efficace e sintetico, del testo, della scenografia, della coreografia, della partitura visuale. Lo spettacolo ha una struttura quadripartita; Continua Wilson: •C'è una storia, ma, come lei sa, nei miei spettacoli la storia non conta molto. E' comunque la storia di una scimmia, George, che ha appunto un difetto,, d'essere troppo curiosa, e questa eccessiva curiosità le cred\ un sacco di problemi George, che è impersonato da Chris, ha un amico, l'uomo dal cappello giallo, che sono io. Nella, prima parte dello spettacolo, George va all'ospedale perché ha inghiottito la tessera di un puzzle; la seconda parte si intitola Risposte; la terza Annunci pubblicitari; nella quarta George risolve i suoi problemi perché trova lavoro:l'uomo dal cappello giallo è un produttore, fa di lui una scimmia della giungla, una star del cinema, insomma; Che ruolo e che importanza ha la parola in questo spettacolo? •E' un montaggio architettonico di immagini e suoni, in cui il linguaggio non è certo •usato in modo convenzionale. Chris prende la lingua della quotidianità, la usa come una pietra, la riduce in mille schegge, e poi la riorganizza in microsequenze, secondo un procedimento molto rigoroso, matematico e geometrico. Ci sono vari dialoghi registrati nello spettacolo e vari altri recitati in scena. Quando Chris parla, usa la parola in base a un motivo visuale o auditivo: sera dopo sera, scopre nella parola risonanze nuove, le divide daccapo come molecole, secondo una logica di scansione ferrea; Ci sarà una gestualità, una corporeità precisa nello spettacolo? Le chiedo questo perché nessuno come lei ha saputo parcellizzare il movimento con tanta analitici tà, riscoprendone anche i passaggi infinitesimi: •Si anche questo spettacolo ha un ritmo molto preciso, i gesti sono molto scanditi c'è un piccolo aereo che attraversa la scena e deve metterci tre minuti e quaranta secondi non uno di più non uno di meno; Invece, sul piano della durata. Curious George mi sembra si scosti dagli spettacoli suoi più famosi, le sette ore dello Sguardo del sordo oppure le centosessanta ore della Montagna Ka, che qualcuno ha potuto vedere al festival di Shiraz In Iran. «Si, questo Curious George dura poco più di un'ora. Ma io considero il tempo una dimensione della mia ricerca scenica che va adattata a ogni singolo progetto, e non ho affatto paura di contraddirmi Del resto, non so se lei ha visto due anni fa. a Milano, un mio spettacolo che durava quarantacinque minuti». 1 Si, l'ho visto, era un piccolo gioiello. SI intitolava Ero seduto nel mio patio è comparso questo tipo ho pensato di avere un'allucinazione, un atto unico di quarantacinque minuti filati, recitato prima da Wilson, poi ripetuto battuta dopo battuta da Lucinda' Criilds (altra recente ospite del Voltaire, insieme a Philip Glass). Era un apologo sul Nulla di estremo rigore, in cui tutte le componenti del lavoro di Wilson — la parola ridotta a lacerto di se stessa, il gesto rabescato o franto in una pluralità di segni minimi, la luce come dispensatrice di spazi al sogno o alla memoria errabonda, la musica come un pulviscolo di gocce sonore, intersecata da suoni concreti e naturali — coesistevano, si compenetravano esemplarmente. Non so se Curious George assomiglierà al Patto. A teatro è impossibile fare previsioni Sarebbe bello, in ogni caso, che di questo nuovo lavoro di Wilson fossero in molti a fare esperienza diretta. Guido Davico Bonino Robert Wilson e Christopher Knowles recitano il loro «Dialog/Curious George»

Luoghi citati: Iran, Milano, New York, Torino