Piccoli e Forlani guidano la dc Il governo è il primo problema

Piccoli e Forlani guidano la dc Il governo è il primo problema I gruppi di Zaccagnini e Andreotti passano all'opposizione Piccoli e Forlani guidano la dc Il governo è il primo problema Il Consiglio nazionale ha confermato le spaccature del Congresso - Inutili i tentativi di accordo - La nuova maggioranza è formata dai gruppi che aderiscono al «preambolo» di Donat-Cattin, nettamente contrari a aperture verso il pei - Il vero vincitore è Fanfani - La direzione nominerà il vicesegretario ROMA — Con la «benedizione» di Fanfani e l'opposizione di Zaccagnini e Andreotti, una «troika» di leaders cinquanta-sessantenni si è insediata l'altra notte alla testa della de. Il nuovo segretario, che guiderà il partito in questo drammatico avvio degli Anni 80, è Flaminio Piccoli, 64 anni, gran capo doroteo, generoso, sfortunato mediatore tra i due schieramenti. All'interno della de, il suo obbiettivo — l'ha detto subito dopo l'investitura — è quello «di non aver pace finché non sarò riuscito a portare il partito ad una espressione più unitaria». All'esterno, è chiara la sua «predilezione» verso il psi ed i laici minori come altrettanto chiara è, per ora, la «chiusura» politica (non ideologica) al pei. Verso il governo, «tZ saluto affettuoso e il sostegno della de» non ha niente di formale; nessuno più di Piccoli ha oggi interesse che il «tricolore» Cossiga vada avanti, come probabilmente andrà. Craxi permettendo, sino alle elezioni di primavera. Piccoli è stato eletto con 110 voti dei consiglieri nazionali fiche hanno aderito al «preambolo DonatCattin»; le schede bianche (amici di Zac e di Andreotti) sono state 75. Le disperse sono tre. Il nuovo presidente è Arnaldo Forlani, 54 anni, ufficialmente fanfaniano, in realtà «forlaniano», cioè un de del centro moderato tra i più sottili, intelligenti e atipici. Ha collezionato una serie incredibile di ex: ex mezzala nella «Vis-Pesaro» (serie C), ex segretario del partito, ex ministro degli Esteri, ex pupillo di Fanfani. Non voleva fare il presidente di un partito divi¬ so in due parti quasi uguali. Ha poi accettato per «Realpolitik» e, dicono, 'fervore ideale*. Appena eletto (115 si; 71 schede bianche e 3 disperse) si è alzato In piedi e ha pronunciato a braccio quello che con una semplificazione banale ma indistruttibile si definisce un bel discorso: «La mia presidenza — ha detto — vuol far emergere sulle ragioni del contrasto le esigenze dell'unità e della sintesi». Sino all'ultimo, numerosi esponenti dell'area Zac, soprattutto 1 basisti, tra i quali conta amici fraterni, hanno sperato non accettasse. «La sua presenza nella nuova équipe dirigente per noi è il colpo più duro», ha ammesso Angelo Sanza. «La presidenza di Forlani dà una gran forza a questo team», lo rintuzza Mario Segni. Nuovo vice-segretario unico (con Zaccagnini erano quattro) sarà eletto nelle prossime ore Carlo DonatCattin, 61 anni, irruento, intransigente leader di «Forze nuove ». Era il capo storico più a sinistra della de sino alle elezioni politiche del mancato sorpasso del pei ('76); dalla sua bocca implacabile uscivano i giudizi più taglienti e impietosi su Fanfani, Colombo e Rumor. Oggi, è il «grande tessitore» dell'intesa di centro (o centro-destra) che ha sconfitto la tenue, cauta apertura al pei proposta da Zaccagnini. La «tela» l'ha cucita fianco a fianco, senza «sentimentalismi» vecchi o nuovi, di Fanfani, Colombo, Rumor. Cosi, dunque, vanno le cose oggi nella de, che con il segretario amministrativo (è stata confermata una faccia eterna in quel posto, il doroteo Micheli) ha eletto anche la nuova direzione: nove amici di Zac; sette dorotei; sei rappresentanti del cartello DonatCattin, Colombo, Rumor; quattro fanfaniani; quattro and reo ttiani e — novità assoluta — due battaglieri esponenti di «proposta»: Mazzetta e Prandini. A questi vanno aggiunti i membri di diritto. Tra gli esclusi, i nomi più importanti sono Granelli, Signorello e Cabras. Tra i nuovi, oltre a Mazzotta, Evangelisti e Galloni. Proprio Galloni è il primo leader che incontriamo poco dopo le 22 di mercoledì, quando si è appena consumata la rottura definitiva tra i due eserciti de: quello dei «preambolisti» anti-pci e filo-psl (58 per cento) e quello degli antipreambolisti del «Confronto (42 per cento). Ma la proposta di Piccoli era proprio inaccettabile? Galloni: 'Abbiamo letto con molta attenzione il testo del suo discorso. Ci sono dei passi avanti. Ma, nel complesso, mette soprattutto in evidenza alcuni elementi di diversità». E allora? 'Voteremo scheda bianca». All'improvviso, s'apre una porta e appare Piccoli. Lo assale la solita marea. Lo bersagliano mille «flashes». 'Non è stato possibile, non è stato proprio possibile raggiungere l'accordo», dice divincolandosi. La sua ultima, drammatica mediazione in extremis, è davvero fallita. Si dirige verso l'auletta del Consiglio nazionale, dove l'accesso è aperto a tutti: consiLuca Giurato (Continua a pagina 2 in settima colonna)

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