Una storia di scandali

Una storia di scandali Italcasse: dagli anni di Tessarolo al caso Caltagirone Una storia di scandali «I commissari nominati dalla Banca d'Italia hanno presentato una relazione che si esprime in alcune cifre essenziali: al 31 agosto 1979 l'Italcasse presenta degli impieghi economici per circa 2.400 miliardi. Su questi impieghi, sostengono i commissari, dovrebbero scaturire perdite per circa 570 miliardi». E' il bilancio, fatto in una intervista al nostro giornale nell'ottobre scorso dal neopresidente Italcasse Remo Cacciafesta, del più grosso disastro bancario dell'Italia del dopoguerra. L'istituto di credito delle Casse di risparmio italiane, meglio noto come Italcasse, fondato nel lontano 1919, ha alle spalle una lunga storia di scandali. Già a cavallo tra la fine degli Anni Cinquanta e l'inizio degli Anni Sessanta il suo direttore generale Tessarolo viene rimosso con l'accusa di aver gestito in maniera non oculata i fondi dell'istituto. Si tratta, però, allora, di cifre modeste rispetto alle centinaia e forse migliaia dì miliardi dissipati negli ultimi quindici anni. E' infatti a partire dalla metà degli Anni Sessanta che l'Italcasse assume, sotto la dire-, zione di Giuseppe Arcaini, un funzionario di banca che aveva fatto una brillante carriera politica nella de fino a diventare sottosegretario al Tesoro, un ruolo centrale come strumento di politica economica e finanziaria del governo e della Banca d'Italia guidata dell'ex governatore Guido Carli. Con un mercato finanziario asfittico e paralizzato dalla nazionalizzazione dell'energia elettrica, occorreva trovare nuovi canali per far affluire quantità crescenti di risparmio a copertura delle spese del centro-sinistra che incoraggiava l'espansione del settore statale e parastatale dell'economia. Le grosse emissioni di obbligazioni pubbliche che non avrebbero trovato facile assorbi¬ mento sul mercato vennero cosi immagazzinate nell'Italcasse dove le Casse di risparmio facevano affluire centinaia di miliardi di depositi che non sapevano e non volevano impiegare altrove. Le operazioni erano incoraggiate dalla Banca d'Italia e dal Tesoro che fornirono cosi, indirettamente, una copertura al sempre più potente direttore generale Giuseppe Arcaini, arbitro assoluto di questo considerevole rigiro di denaro. Arcaini, inoltre, si era acquistato ulteriori benemerenze per aver accettato in parcheggio un grosso pacco di azioni Italgas. possedute dalla Sfi. la società .finanziaria italiana che falli clamorosamente all'inizio degli Anni Sessanta. Questo duplice ruolo di «grande banchiere» dei finanziamenti pubblici e di tampone per i salvataggi di emergenza di interessi privati (ma dotati di larghe protezioni politiche) diventerà la caratteristica centrale dell'attività Italcasse fino al momento del collasso avvenuto nella seconda metà degli Anni Settanta. Nessuno osa in quegli anni mettere il naso negli affari di Giuseppe Arcaini e tanto meno i consiglieri dell'Istituto, che sanno benissimo di quali protezioni politiche e finanziarie goda il direttore generale. Protezioni che, risulterà in seguito, Arcaini si è acquistato anche attraverso l'amministrazione di enormi fondi neri (non meno di 70 miliardi) coni cui tenere buoni i partiti del centro-sinistra' e soprattutto appoggiare la de. Si arriva cosi alla crisi energetica e all'anno della grande recessione (1975) che mette in ginocchio tutto quel mondo imprenditoriale che aveva puntato le proprie carte sulMarco Borsa (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Arcaini, Borsa, Giuseppe Arcaini, Guido Carli, Remo Cacciafesta, Tessarolo

Luoghi citati: Caltagirone, Italia