Il coperchio è saltato di Renato Cantoni

Il coperchio è saltato Il coperchio è saltato II pentolone dell'Italcasse bolliva da tempo. Ora è clamorosamente saltato il coperchio. A poco sono valsi gli interventi rallentatori e le manovre aggiranti. La legge deve essere applicata e non deve guardare in faccia nessuno. Sono così finiti' in carcere personaggi di primissimo piano della vita economica e finanziaria degli ultimi dieci anni. Quanti? Uno stuolo che è troppo lungo elencare. Mal comune mezzo gaudio, diranno molti. Ma purtroppo è una modesta consolazione. E' l'atto finale che suggella un lungo periodo di permissività. Con troppa facilità autorevoli banchieri hanno erogato somme imponenti a clienti che a conti fatti non sempre si sono dimostrati solvibili (i cosiddetti fondi bianchi) e hanno elargito con inaccettabile disinvoltura miliardi a partiti, correnti politiche e misteriose società attingendo a riserve occulte (i cosiddetti fondi neri). Già negli Anni Sessanta l'Italcasse raccoglieva la liquidità eccedente delle Casse di Risparmio aderenti, che a loro volta rastrellavano risparmio per mezzo di cartelle di cui era praticamente garantita la stabilità del prezzo e del rendimento. Per trovare un vantaggioso impiego gli amministratori dell'Italcasse, scelti fra i maggiori rappresentanti degli enti partecipanti, avevano aderito alle sollecitazioni delle autorità monetarie assorbendo interi prestiti obbligazionari dell'Icipu, del Crediop, dell'Eni e soprattutto dell'Enel, che poi venivano definitivamente collocati quando il mercato finanziario lo permetteva. Si crearono così i «fondi neri» formati dalle commissioni e dai guadagni di intermediazione che permisero quelle elargizioni a partiti politici, a clientele particolari e a privati ora oggetto di una indagine penale. Ma non era tutto. L'Italcasse divenne anche una scialuppa di salva taggio per naufraghi di ogni sorta che avevano estrema necessità di finanziamenti e che non avevano più possibilità o garanzie per procurarseli altrove. In questo caso si apre il capitolo dei «fondi bianchi», cioè di denari prestati senza adeguate garanzie. Lo «stato di necessità» ammorbidiva le coscienze e il timore di agitazioni sociali faceva il resto. Abbandonata la retta via, l'Italcasse era alla mercè di avventurieri, di speculatori, di improvvisati imprenditori sia pubblici sia privati. Il «tout puissant» direttore generale Giuseppe Arcaini navigava in alto mare, in balia delle onde che in questo caso erano i gruppi politici, in gran parte democristiani. Col dissesto della finanza pubblica venne anche il dissesto o lo stato di crisi dei maggiori istituti di credito speciali e l'Italcasse non poteva sottrarsi al comune destino. Fu lo scandalo. A questo punto venne giocata la carta decisiva. Qual era la figura giuridica dell'Italcasse? Pubblica o privata? Nel primo caso l'erogazione di «fondi bianchi», non assistita dalle previste garanzie, poteva portare all'incriminazione dei responsabili per il reato di pecu lato. Nel secondo, le responsabilità erano assai minori. La Cassazione, nonostante pressioni di ogni genere, si pronunciò per la pubblicizzazione e i guai si ingigantirono fino a giungere al terremoto di ieri. Al punto in cui si è ora non si può più parlare di scandalo, ma di degenerazione delle istituzioni. E' naufragato il sistema assistenziale che alla meno peggio ha sopperito per quasi vent'anni all'assenza di un soli¬ do potere politico basato su regole democratiche troppo poco e male applicate. Il senso dello Stato si è appannato sino a dissolversi del tutto e la magistratura ordinaria si è trovata da sola a affrontare problemi spesso di carattere straordinario che dovevano essere compito dell'esecutivo o del Parlamento. Non è sufficiente la rigorosa applicazione dei codici per riportare l'equilibrio e la tranquillità. Ma occorre ammodernare le istituzioni, non solo bancarie, e eliminare i conflitti all'interno delle varie corporazioni. Renato Cantoni

Persone citate: Giuseppe Arcaini