Dieci chirurghi italiani hanno chiesto il permesso per trapiantare il fegato di Bruno Ghibaudi

Dieci chirurghi italiani hanno chiesto il permesso per trapiantare il fegato La domanda è già all'esame del Consiglio Superiore della Sanità Dieci chirurghi italiani hanno chiesto il permesso per trapiantare il fegato Sono noti specialisti che operano in centri alta.nente qualificati di Roma, Milano e Napoli Ma il ministero pretende prima il parere di un'apposita commissione che si pronuncerà solo dopo approfonditi controlli - Le esperienze all'estero; circa 500 interventi già eseguiti ROMA — Una decina di chirurghi italiani, che operano in centri specializzati di Roma, Milano e Napoli (1 professori Cortesini. Cascianl. Stipa, Castiglioni, Zannini e altri), hanno già inoltrato domanda al ministero della Sanità, Direzione Generale degli Ospedali, per ottenere l'autorizzazione ad effettuare trapianti di fegato. In Italia i trapianti di quest'organo non sono ancora stati autorizzati, come del resto quelli di cuore, di pancreas e di altri organi. Per ora gli unici trapianti consentiti sono quelli di rene e di midollo osseo. Per farsi trapiantare il fegato, un paio d'anni fa due pazienti italiani sono stati costretti a recarsi in Francia. Negli Stati Uniti e in molti altri Paesi europei i trapianti di fegato, come quelli di cuore e di pancreas, costituiscono una direttrice di ricerca chirurgica e clinica molto intensa. In Italia si preferisce procedere con la massima cautela, sia per non suscitare speranze esagerate, sia per non favorire oltre un certo limite le ambizioni di qualche chirurgo troppo entusiasta. Le domande di autorizzazione, sono state esaminate in prima istanza da una speciale Commissione ai Trapianti del Consiglio Superiore della Sanità, presieduta dal prof. Paride Stefanini. Il primo parere è stato in linea di massima favorevole, ma non è ancora definitivo. La commissione ha infatti incaricato gU esperti dell'Istituto Superiore di Sanità di verificare scrupolosamente se i richiedenti possiedono le competenze necessarie e se i centri di chirurgia in cui si preparano ad operare possiedono i requisiti tecnici indispensabili per interventi cosi delicati. Il responso sarà ulteriormente valutato dalla Commissione Stefanini, sul cui parere si baserà il ministro della Sanità per concedere l'autorizzazione definitiva. Il riserbo che circonda tutta la materia non ci ha permesso, almeno per ora, di saperne di più. Abbiamo però avuto l'impressione che tutto verrà fatto con molta serietà e in tempi non necessariamente brevi. Per i trapianti di fegato le casistiche che vengono dall'estero parlano di circa 500 interventi, quasi tutti eseguiti nei due centri specializzati di Denver (Colorado, Stati Uniti) e di Cambridge (Inghilterra). La sopravvivenza ad un anno si aggira mediamente sul 33 per cento, ma negli interventi dell'ultimo periodo più del 40 per cento dei «trapiantati» è sopravvissuto per più di due anni. Fra questi ci sono pazienti che sono ancora vivi ad oltre 9 anni dall'operazione. Quasi tutti i bambini che hanno subito il trapianto (6 su 7) sono tornati regolarmente a scuola e quasi tutti gli adulti hanno potuto riprendere il lavoro o gli studi. Tre anni fa al «Veterans Hospital» di Denver il dottor Thomas Starzl ha trapiantato il fegato ad una donna di 32 anni. Al momento dell'intervento la donna era già in coma: il suo fegato era talmente malconcio da non riuscire più a depurare il sangue. L'intossicazione era gravissima. L'ultima speranza era la sostituzione di quell'organo ormai inutile. Il trapianto è riuscito e la donna si è ripresa tanto bene da riuscire perfino, qualche anno più tardi, a mettere al mondo un figlio. In quali casi di malattie epatiche altrimenti inguaribili si può tentare il trapianto di fegato? Come hanno affermato all'ultimo congresso mondiale sui trapianti d'organo il dottor Thomas Starzl di Denver e il dottor Roy Y. Calne di Cambridge, il trapianto diventa vantaggioso quando l'organo è colpito da cirrosi biliare primitiva e secondarla e specialmente quando i pazienti sono bambini. In quanto alla cirrosi classica, i risultati migliori sono stati ottenuti nei fegati devastati da cirrosi postepatica e criptogenetica, ma non in quelli di cirrosi d'origine alcolica. Circa i fegati da sostituire perché cancerosi, il trapianto è risultato soddisfacente solo nei casi in cui il tumore era limitato al fegato, e cioè senza metastasi in altri organi, e quando era talmente diffuso da rendere impossibile l'asportazione della sola parte malata. Quando si parla di tumore al fegato — hanno precisato Starzl e Calne —ci si riferisce al carcinoma epatico e non all'adenoma benigno, un tumore che appare con frequenza sempre maggiore — anche in concreto i casi sono ancora pochi — nelle donne che prendono contraccettivi orali. Nel trapianti di fegato canceroso i risultati non sono però ancora soddisfacenti: su 24 trapiantati i sopravvissuti sono soltanto due. con un massimo di 4 anni e mezzo. Bruno Ghibaudi

Persone citate: Castiglioni, Cortesini, Paride Stefanini, Roy Y. Calne, Starzl, Stefanini, Thomas Starzl, Zannini