Pertini: «La democrazia è oggi minacciata e se cadesse paghereste il costo più alto» di Sandra Bonsanti

Pertini: «La democrazia è oggi minacciata e se cadesse paghereste il costo più alto» Il Presidente della Repubblica tra gli operai Italsider di Taranto Pertini: «La democrazia è oggi minacciata e se cadesse paghereste il costo più alto» «I terroristi — ha aggiunto — devono essere cacciati via dalle fabbriche come nemici dei lavoratori» - Alla mensa dello stabilimento ha pranzato con trecento dipendenti, i cui nomi sono stati sorteggiati - Ieri sera è giunto a Brindisi accolto dalle sirene delle navi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TARANTO — «Ecco, Presidente, il fuoco che lavora-: nel cuore della città dell'acciaio. Pettini si sporge verso la tubiera dove il coke brucia a più di duemila gradi. Siamo in cima all'impalcatura di ferro,' nel punto in cui il fuoco è più vicino. Quassù gU operai sono pochi: quelli addetti al turno di lavoro. Se ne avvicina uno, forse il più giovane, nella sua tuta di panno grigio. -Posso stringerle la mano, anche se è sporca?- chiede. Il Presidente, serio, gli porge la sua. Fuori i 1500 ettari dello stabilimento che produce 7 milioni e mezzo di tonnellate di acciaio all'anno sono imbandierati di rosso. I lavoratori hanno invaso il piazzale dell'acciaieria numero due, arrampicati sui tralicci, sui tetti dei capannoni, sulle gru. sui mucchi di lingotti, sui vagoni che attraversano per 50 chilometri questa zona dove prima del '61 sorgeva una delle più folte foreste d'ulivi del Mediterraneo. Ventunmila operai, di ogni turno, hanno aspettato Per ti ni per intonare 'Bella ciao- e subito dopo il canto partigiano rìversarglisi intorno, strìngendo da ogni lato la piccola tribuna messa su 11 per 11 per un incontro fuori, del programma. Anche gli striscioni sono improvvisati, ma contengono accuse che hanno una loro storia: -Compagno Sandro, questa è una fabbrica che produce anche morti, invalidi, malati, inquinamento, cancro-. «/ dirigenti' mandano allo sfacelo l'Italia,, non l'assenteismo operaio-. Ogni fila si rompe, ogni distanza dal Capo dello Stato si annulla quando un vecchio metalmeccanico lo chiama •uno di noi-. Con la voce roca Peritai prende la parola: « Venendo qui da voi, lavoratori di( Taranto, mi ha accolto l'inno che io ho sentito cantare durante la guerra di liberazione: tra il ricordo di Gramsci e la mia detenzione con lui nel carcere di Turi e questo canto che voi avete levato non vi è alcuna soluzione di continui- tà. Oggi ancora una volta la democrazia è minacciata e non dimenticate questo, lavoratori di Taranto, ve lo dice uno che per tutta la vita è stato al vostro fianco e si battuto per la libertà: non dimenticate che se per dannata ipotesi in Italia dovesse crollare ancora una volta la democrazia, il prezzo più duro lo paghereste voi. E allora vi rivolgo fra-, ternamente un appello e non. guardate ai miei capelli bianchi che non contano, c'è chi nasce vecchio e vecchio rimane tutta la vita, chi nasce giovane e giovane rimane e io appartengo a questa categoria: il terrorismo non deve entrare nelle fabbriche, non deve esservi posto per i rappresentanti dei terroristi e se qualcuno vie deve essere cacciato via come nemico dei lavoratori-. Qui, in questa Italsider. gli attentati non sono arrivati. Ma è una coscienza quella che Peritai cerca di costruire in giro per la Puglia, un senso di vigilanza, nel ricordo dei tempi senza libertà. Porse non tutti questi operai lo capiscono fino in fondo. Qualcuno ritiene che sia mancato un applauso finale, che si sia udito addirittura un fischio. Ma gli operai, cosi come i contadini della Puglia pastorale incontrati nei primi giorni del viaggio, non sono un pubblico a teatro. Manifestano la loro adesione con questa ricerca di vicinanza all'uomo dai capelli bianchi. -Ricomincia la nuova Resistenza, giovani che mi ascoltate. Noi abbiamo conquistato la Repubblica e la democrazia, intendiamo difenderla con i denti... e la Repubblica — ammonisce Pertini — nessuno lo dimentichi è fondata sul lavoro e non sul privilegio-. •L'applauso è nel nostro ettore- commenta un operaio mentre Pertini è trascinato verso la mensa. Certo ci sono tante cose che non vanno e nessuno ha fatto in tempo a, dirglielo. Ci sono stati 400 morti sul lavoro dal 1961 e un centinaio di licenziamenti negli ultimi mesi: un gruppo agguerrito di vigilantes (gli stessi che guidati da un certo signor Coppolino tentano di sequestrare uno schizzo della fabbrica tracciato da un giornalista) controlla i lavoratori assenti per malattia. Certo i forni non lavorano a tutto potenziale. Certo il rapporto tra l'Italsider e le industrie locali di appoggio non è ancora dei più perfetti. E la mensa non è dei lavoratori: non ce ne sono, all'Italsider. esistono solo posti di ristoro; le mense sono degli impiegati. Ma ieri trecento operai sorteggiati hanno pranzato col Capo dello Statò, accanto al presidente dell'Iri Pietro Sette che chiede -finanziamentitempestivi e di livello non inferiore a quanto si sta verificando all'estero. La tempestività non è qui solo tempo giusto, ma condizione di vita-. Un grido più allarmato arriva da Brindisi dove Pertini giunge in serata, accolto dalle sirene dei rimorchiatori e dei battelli della Finanza. La crisi dell'industria chimica ha lasciato in cassa integrazione già 1500 operai della Montedison. Nell'ultima cerimonia della giornata nel palazzo comunale Pertini consegna tre medaglie d'oro ai familiari degli operai uccisi al Petrolchimico nello scoppio del dicembre del'77. Sandra Bonsanti

Persone citate: Compagno Sandro, Coppolino, Gramsci, Pertini

Luoghi citati: Brindisi, Italia, Puglia, Taranto