A Palermo, sommersa dai rifiuti si spendono per la nettezza urbana più di cento milioni ogni giorno

A Palermo, sommersa dai rifiuti si spendono per la nettezza urbana più di cento milioni ogni giorno A Palermo, sommersa dai rifiuti si spendono per la nettezza urbana più di cento milioni ogni giorno DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — Costa più di cento milioni al giorno ma funziona malissimo l'Amnu (Azienda municipale della nettezza urbana), che mantiene Palermo in un'assurda condizione di sporcizia ed antl-igienicltà: strade luride, mucchi di sacchetti a perdere disseminati dappertutto, un odore acre e intollerabile e neppure l'ombra di cestini porta-rifiuti. I topi, che sono in progressiva crescita, dai tombini delle fognature, si avventano sulle cataste di rifiuti quasi in ogni strada. 'Dobbiamo riuscire a pulire la città. Purtroppo è un'impresa improba che c'impegna con tutte le forse. Sfortunatamente finora abbiamo avuto insuccessi; ammette sconsolato il sindaco, Montione, democristiano. | Raramente la capitale della Sicilia ha conosciuto tempi tanto oscuri e mai come adesso su Palazzo delle Aquile — sede del municipio — sono piovute accuse d'inefficienza e sprovvedutezza. L'Amnu ha 1780 dipendenti, dei quali 60 impiegati mentre gli altri sono spazzini, netturbini, ad¬ detti ai mezzi meccanici per il prelievo e il trasporto dei rifiuti. L'età media del personale, la più alta forse di ogni altra azienda d'Italia, è di 58 anni. Oltre 600, forti di certificati medici, stanno più a casa che al lavoro. Parecchi da tempo sono dichiarati inabili al servizio nelle strade. Perché, allora, non vengono mandati in pensione è un mistero al quale è possibile dare un'unica spiegazione, condivisa da Giusto Sciacchitano, sostituto procuratore della Repubblica che da tre anni indaga su quest'aziendasfascio. Eccola: tutti (o quasi tutti) i dipendenti dell'Amnu vantano protezioni politiche in Comune e in Regione, di parlamentari nazionali cui ricambiano le «cortesie» al momento di far confluire su di loro i voti di parenti, amici, vicini di casa. Gli automezzi dell'Amnu funzionano quando possono e ogni giorno oltre cento tonnellate di rifiuti solidi urbani non vengono portati nella discarica pubblica perché mancano i camion. Giorni fa il consiglio d'amministrazione ha stanziato un miliardo e mezzo per nuovi mezzi mec- canici. Ma è una goccia in un mare. Nel 1979 l'Amnu ha chiuso l'esercizio finanziario con debiti per 33 miliardi. Quest'an no ne avrà quattro o cinque in più, ma soltanto a causa dell'aumento della contingenza e degli scatti dei salari. Il personale impegna oltre il 90 per cento delle risorse economiche dell'Amnu e il servizio pubblico procede pessimamente perché scarsi stanziamenti vengono destinati a migliorare il livello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Un funzionario dell'azienda, dottor La Manna, illustra le cifre dalle quali si desume il disatro dell'Amnu e riconosce che «peggio di così non potrebbe andare». -Ma — aggiunge — vi sono responsabilità plurime, non solo dell'azienda e degli spazzini Che fine ha fatto, ad esempio, il piano di ristrutturazione che approntammo quasi otto mesi fa?». Nei giorni scorsi è andato deserto il concorso per il posto di direttore generale dell'azienda, con uno stipendio-base di 650 mila lire mensili Risposero otto ingegneri che poi non si sono neanche pre sentati agli scritti. Ora è stato indetto un nuovo concorso. E il quarto nei dodici ansi di vita dell'Amnu che nel 1963 subentrò all'impresa del conte Romano Vaselli, un privato che gestiva il servizio con 2500 netturbini, tutti a spese del Comune. Adesso il loro numero è calato sensibilmente mentre le esigenze della città si sono moltiplicate e l'Amnu non è stata meccanizzata, contrariamente a quanto è accaduto a Roma, Milano Torino dove con meno personale le strade vengono pulite meglio anche per il ricorso ai mezzi meccanici. -Riceviamo decine di telefo nate al giorno e smistiamo subito all'Amnu le proteste. Di più non possiamo fare», spiega il professor Nino Rizzuto che, essendo l'ufficiale sani tarlo di Palermo, è costretto a misurarsi con una realtà igie nica da far rabbrividire. La professoressa Elda Pucci, pediatra e consigliere comunale de, non esita a definire «un disastro» questa situazione che mantiene a Palermo, assieme a Napoli, il primato di città più sporca d'Italia. Antonio Ravidà

Persone citate: Antonio Ravidà, Elda Pucci, Giusto Sciacchitano, La Manna, Nino Rizzuto, Romano Vaselli