Per il numero chiuso a medicina più preoccupazione che rifiuto

Per il numero chiuso a medicina più preoccupazione che rifiuto Sentiamo gli studenti sulla proposta di Valitutti Per il numero chiuso a medicina più preoccupazione che rifiuto I giovani si rendono conto che la facoltà scoppia ma guardano con timore agli strumenti della selezione - Cattolici e sinistre dicono sì alla programmazione; i liberali preferirebbero invece l'abolizione dei titoli di studio Iscrizioni programmate con esame d'ammissione a Medicina: questa la decisione del Consiglio dei ministri su proposta di Valitutti. Uno sbarramento, in pratica, per limitare gli accessi ad una facoltà che scoppia. La modifica, annunciata più volte e altrettante naufragata tra polemiche e rifiuti, oggi sembra più vicina alla ren'Jzzazione anche perché il ministro non si limita a chiedere il «numero chiuso», ma prevede il «riordino» della facoltà, con l'istituzione di corsi per la formazione di operatori socio-sanitari e di corsi per la specializzazione post-laurea. Che cosa ne pensano i più diretti interessati, gli studenti, del numero chiuso? Le reazioni sono molteplici e variegate; ciascuna rispecchia situazioni ed esperienze diverse ma (al contrario di ciò che accadeva qualche anno fa) nessuna pare ispirata ad un netto rifiuto. Il problema più sentito sembra essere, non tanto il numero chiuso in sé. quanto il mezzo da adottare per lo «sbarramento». Dice Enzo Reinero. rappresentante degli studenti cattolici nel consiglio di facoltà: «Del problema si era discusso in assemblea con la "base". Gli studenti non sono contrari alla programmazione, ma sono piuttosto preoccupati sui criteri per attuarla. La selezione per l'accesso alla facoltà deve essere giusta e seria. E' legittimo raccordare gli "ingressi "aiposti disponibili, ma occorre tener conto soprattutto delle esigenze del Paese e della riforma sanitaria». In Italia oggi ci sono 140 mila medici e oltre 150 mila studenti in Medicina. «Fra 7-8 anni — sottolinea Reinero — t medici potrebbero essere il doppio degli attuali. Oggi ce n'è uno ogni 420 abitanti. Entro V83 il rapporto dovrebbe essere uno a 250. Il piano sanitario nazionale prevede un rapporto di uno a 600 come nei Paesi più progrediti. Troppi medici sono un danno per la società, perché possono creare malati immaginari». La statistica mette in evidenza che 'là dove ci sono tanti medici c'è una grossa concentrazione di farmaci». Anche Alessandro Meluzzi, rappresentante degli studenti di sinistra, liste unitarie in consiglio di facoltà, crede che occorra mettere un freno 'all'esplosione incontrollata di medici dequalificati». E' tuttavia convinto che qualsiasi provvedimento «vada affrontato in un'ottica ampia che comprenda la corretta applicazione della riforma sanitaria». Mette in guardia «da chi dice "no" al numero chiuso, perché potrebbe mirare ad un ritorno alla professione privata». Nel settore sanitario, secondo Meluzzi, è più facile che in altri, programmare con serietà ed onestà: «La riforma tra l'altro può offrire sbocchi verso professioni paramediche». Il problema, piuttosto, è quello di discutere sulle forme di accesso alla facoltà. «Devono essere rigorose, e favorire chi davvero ha capacità e volontà». Contrari al numero chiuso i liberali Comitati Laici riformisti. Affermano: «Si tratta di riformare gli atenei e non le singole facoltà. Si abolisca il valore legale del titolo di studio. Questa è l'unica soluzione non autoritaria ai problemi dell'istruzione». Anna F., quarto anno di Medicina, vive nel collegio di via Maria Vittoria: «Sono d'accordo con il numero chiuso: oggi, c'è un sovraffollamento incredibile. Però vorrei che la selezione fosse seria. E' possibile sperare?». Gilda Lagatta, quinto anno: «Siamo in troppi. Ma chi può garantire che lo sbarramento non lascerà fuori chi invece merita di entrare? Dico no ai quiz. Credo sarebbe più giusto fare una valutazione dopo il biennio». Alcune voci dalla cattedra. Il prof. Ravizza docente incaricato: «Il numero chiuso è indispensabile per due motivi: si rischia di creare la disoccupazione in campo medico e mancano le strutture per insegnare». L'iniziativa da sola, però, non basta: «Ci vogliono spe¬ cializzazioni parallele e anche accessi limitati alle altre facoltà. Ma l'interrogativo è sempre lo stesso: "In che modo selezionare?"». Perplesso sul numero chiuso il prof. Pescetti, incaricato: «Il numero chiuso non riguarda soltanto noi, ma anche le altre facoltà. Non vorrei che il desiderio di programmare nascondesse invece quello di scorporare la Medicina dagli atenei. Secondo me sarebbe più che sufficiente adottare un maggior rigore selettivo nella valutazione. Non si può regalare il "18"-allo studente che ha dato per la decima volta in un anno lo stesso esame. Meno pietismo e più serietà basterebbero da soli ad un primo risanamento». Maria Valabi ega

Persone citate: Alessandro Meluzzi, Anna F., Enzo Reinero, Gilda Lagatta, Meluzzi, Pescetti, Ravizza, Reinero, Valitutti

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