Quando il corpo umano si consuma per difesa di Ezio Minetto
Quando il corpo umano si consuma per difesa Ùn convegno a Torino sul problema Quando il corpo umano si consuma per difesa I grandi traumi e gli interventi chirurgici scatenano immediate e pericolose reazioni che turbano l'equilibrio ormonale e che debbono essere ben controllate dal medico TORINO — Come reagisce l'organismo umano al brusco scontro con un grande intervento chirurgico o un trauma multiplo o una estesa ustione, un infarto, una setticemia? Quali segnali d'allarme e quale catena di reazioni scattano, nel «gran mare interno» —sino ad allora tranquillo ed indisturbato — dei fluidi, delle proteine, degli elettroliti, del consumo d'energia? Sono due. strettamente intrecciati, i problemi di questi «malati critici» in acuta emergenza: la malattia di base — il grande trauma o l'infarto o l'ustione o la pancreatite acuta — che è problema, già di per sé complesso, di organo o di sistema, e la risposta generale, che spesso è vera bufera, or-j monica e metabolica, di per sé' finalizzata alla sopravvivenza ma capace di mettere a rischio, al tempo stesso, tutta l'economia dell'organismo. Chi non si è alzato, a pochi giorni da una «semplice» appendicectomia, quasi senza più polpacci e glutei, come per inspiegabile «autoconsumo»? Eppure lo stress chirurgico è stato minimo, assenti la febbre e le complicazioni, pochi i farmaci e brevissimi la degenza a letto e il digiuno. Se tanto mi dà tanto, che cosa può co¬ stare, in termini di dispendio e di equilibrio energetico, una «grande malattia», un «grande trauma» o un «grande intervento» (neurochirurgico, ortopedico, toracochirurglco, cardiochirurgico)? il problema degli «Aspetti nutrizionali e metabolici del malato critico» è stato discusso, nei giorni scorsi, alle IV Giornate torinesi di dietoterapia, realizzate per merito dell'esperienza del Servizio di dietetica dell'Ospedale S. Giovanni e organizzate da Minerva Medica. Il congresso — inaugurato dal prof. Giorgio Cavallo e presieduto dal prof. Gianfranco Lenti — ha analizzato, in 5 sessioni, i problemi fisiopatologici di base («Regolazione neuroormonale e metabolica»: Turchetto, Angeli e Bisbocci, Balzola, Garlick e Waterlow, Ce trullo. Pagano) e quelli, di terapia speciale, dei «grandi traumi» (Paletto, Cetrullo, Zaffiri. Huguenard. Pattono, Larsson. Teich-Alasia. Vercellone, Verme. Cenerino), delle «gravi patologie dell'apparato digerente» (Morino, Barbara, De La Pierre, Palmo, Bernard. Bouderlique, Levy. Bozzetti, Miglioli, Cocchi e Cornia, Scuro, Cristallo e Di Carlo), della «cardiochirurgia» (Morea, Zaffiri, Estanove, Pignatelli e Comelli, Cattarti, Agolini, Zuccaro) e dell'«infarto miocardico acuto» (Montenero, Angelino, Ozzan e Brusca, Muiesan. Fazzini. Pinna Pintor. Abrate. Strata. Balzola). Qua! è il meccanismo e quali gli effetti dello stress da «grande malattia» sull'economia generale dell'organismo? In ogni critica condizione di grave danno (da trauma, da chirurgia, da malattia) la risposta dell'organismo, attraverso un immediato «allarme ormonico» (stimolazione di «ormoni mobilizzanti 1 substrati»: adrenalina, cortisolo, glucagone; potenziata produzione di glucosio, a spese delle proteine, e ridotta capacità della sua utilizzazione: cosiddetto «diabete da trauma») è quella della più concreta spinta all'«autoconsumo». L'organismo, cioè, proprio quando ha più bisogno di energia (dopo un trauma cerebrale acuto, ad esempio, il «metaboli-. smo basale» può aumentare del 70-100%) denuncia una paradossale incapacità di utilizzare molti dei suoi mezzi e substrati: e. in assenza totale o parziale di apporto nutritizio, non può far altro che attingere, grossolanamente, dai suoi depositi di piti pronto consumo (le albumine del plasma sanguigno, ad esempio, possono scendere a 1/3-1/6 del valori normali). L'obbligato digiuno, la perdita di liquidi, l'alterato consumo di ossigeno nei tessuti, la febbre, la liberazione di tossici e tossine, le alterazioni elettrolitiche, la preesistenza o l'associazione di malattie generali (diabete, malattie renali, epatiche e intestinali, insufficienza respiratoria, stati di shock ecc.) aggiungono 11 vario peso della loro importanza. E' solo con la «nutrizione partnterale totale» (per via endovenosa) o «enterale totale» (per sondino naso-gastrico) — con cocktails di soluzioni che coprano interamente il fabbisogno nutrizionale — che si può «aggiustare», quindi, l'esasperata distorsione nei meccanismi di disponibilità e di utilizzazione dei substrati di energia: e accompagnare il malato fuori dalla critica «fase di iperreattività metabolica». E' solo il monitoraggio — idrico, elettrolitico, calorico ed energetico — che, in ogni singolo malato critico può bilanciare la dannosa interna spinta all'autoconsumo e, al tempo stesso, evitare certi ormai «tradizionali» impropri usi terapeutici. Ezio Minetto
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