Vallotton, profeta rientrato di Francesco Vincitorio
Vallotton, profeta rientrato ESPOSTE A ROMA LE XILOGRAFIE Vallotton, profeta rientrato ROMA — Lo scorso anno una mostra di dipinti di Felix Vallotton girò per i musei di, mezza Europa. Naturalmente. l'Italia fu saltata. Da noi, purtroppo, non esistono organismi per farci entrare in tali circuiti. Come premio di consolazione, grazie alla Pro Helvetia. è arrivata ora la sua opera grafica. Rimarrà esposta per tutto marzo, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Per l'esattezza, non si tratta di tutta l'opera grafica bensì del corpus, quasi al completo, delle xilografie di questo pittore, vissuto dal 1865 al 1925. Svizzero di Losanna ma, già a 17 anni, parigino, egli gravitò intorno aH'Académie Julian, covo dei Simbolisti, e poi ai cenacoli dei Nabis, cioè i «profeti- di questa poetica. Amico di Vuillard e Bonnard, insieme ad essi, in un certo senso, costituì l'ala materialista e laica del gruppo: a fronte dello spiritualismo di Denis e compagni, una viva attenzione alla vita quotidiana, specie della piccola borghesia. Ma, a differenza della pennellata sempre più vibrante dei due amici, Vallotton scelse e vi rimase fedele fino alla morte, una pittura solida, ferma, dai confini netti. Non per niente qualcuno lo considera un precursore dei pittori della Nuova Oggettività. E' quanto emerge anche da queste sue incisioni su legno,' concentrate per lo più nell'ul-. timo decennio del secolo,, quando Vallotton tralasciò quasi completamente di dipingere e divenne fecondo collaboratore de La Revue Bianche e di altre riviste. In queste xilografie, infatti, non è tanto la linea sinuosa simbolista che trionfa, quanto i contrasti netti, senza trapassi, esaltati dall'assolutezza del; bianco e nero. Non il misticismo degli amici «profeti-, bensì gli episodi familiari, minuti, di tutti i giorni, visti con sguardo disincantato, spesso amaro. Come quando, ad esempio, osserva i moti anarchici di piazza o i rapporti tra l'uomo e la donna. Mai un'idealizzazione, al massimo l'ironia, sempre con «i piedi ben piantati per terra-, come scrisse un suo contemporaneo. Le xilografie esposte consentono di penetrare a fondo nella natura di questa sua concretezza. Vi si rileva l'inclinazione per l'essenzialità del segno (è da qui che deriva il suo interesse per la grafica giapponese). Vi si constata la sua perizia, raggiunta con scrupoloso esercizio, praticato a lungo anche come copista. al Louvre. In definitiva, questi piccoli fogli testimoniano uno spirito realistico, attento alla sostanza delle cose e un sentimento profondamente popolare, nutrito di moralità. Forse furono proprio questi caratteri a farlo diventare uno dei più corteggiati illustratori del suo tempo. Ma. al tempo stesso, favorirono una certa incomprensione, soprattutto da parte dell'ambiente artistico. E basti citare quanto, perentoriamente, annoto Paul Sigline nel suo diario: «E' brutto... e non sa di. niente-. Incomprensione che dovette continuare a lungo, anche dopo la sua morte, se nella stessa Francia, soltanto negli Anni 30, cominciarono ad apparire frequenti scritti sul suo lavoro. Da noi, salvo il solito Pica che ne parlò già nel 1905, bisognerà attendere, addirittura, il secondo dopoguerra. E non si può dire che si tratti di un apprezzamento e di una conoscenza molto ampi Può darsi che sarà proprio questa esposizione di xilografie a diffondere maggiormente il suo nome tra il pubblico. Specie se, come sembra, dopo Roma, la mostra andrà a Genova e forse in altre città italiane. Francesco Vincitorio «Le Ire bagnanti», xilografia di Felix Vallotton (particolare) di lt iit Ib itti t
Persone citate: Bonnard, Felix Vallotton, Paul Sigline, Vallotton, Vuillard
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