«Perché voglio creare bambini perfetti» di Furio Colombo

«Perché voglio creare bambini perfetti» «Perché voglio creare bambini perfetti» (Segue dalla l'pagina) non nega il nome di coloro che hanno già pubblicamente dichiarato di avere rifiutato la donazione. In poche parole il caso, per quanto oscuro, controverso e scientificamente impreciso, è realisticamente certo. «Confermo», dice Robert Graham. Si sente nella sua voce un fondo di serena persuasione, la consapevolezza di osservare la scena da un punto remoto che altri non hanno ancora raggiunto. «Confermo l'iniziativa e confermo anche il suo senso. L'umanità ha bisogno di intelligenze eccezionali E' la nostra salvezza. Che ne abbia tanto bisogno lo dimostra l'insensatezza delle sue domande». Si sa, benché Graham non desideri parlare di questo, che l'industriale californiano fa parte di un club che forse è il più esclusivo d'America. Si chiama MENSA e comprende solo coloro che possono provare di essere nella piccola striscia del «due per cento più alto dell'intelligenza del mon¬ do». Graham ascolta paziente alcune obiezioni. Almeno due o tre celebri condannati a morte per omicidio avrebbero fatto parte del suo gruppo, se valutati soltanto in base al quoziente intellettuale. E le emozioni, i sogni, i ricordi, l'ambiente? Questa volta il silenzio di Graham segnala la rassegnazione all'esistenza di una terra di nessuno che separa fatalmente chi sa da chi non sa. Non nega che la «banca» ha la sua sede in una bella villa con piscina vicino ad Escondilo, in California. Non nega che vi sono, come lui si esprime, «varie linee di progetto attive» (cioè semi pronti per essere donati, con il pedigree ineccepibile del premio Nobel per ciascuno dei donatori). Nega invece risolutamente che vi siano donne che hanno già ricevuto il seme per la creazione di questo messia dell'intelligenza. Il dottor William Shockley. che dimostra una intensa irritazione alla domanda «se vi sia relazione tra alta intelligenza e senso dell'umorismo», ripete, addirittura più volte di seguito, che «è provato, assolutamente provato, che se il seme proviene da una persona di alto livello intellettuale non può che derivarne un gruppo dello stesso livello, alto come i premi Nobel». Tace all'improvviso se uno gli ricorda Linus Pauling. un premio Nobel con cui ha avuto polemiche molto aspre. Oppure Le Due Tho, che ha diviso con Kissinger il premio Nobel per la pace. O Martin Luther King, che era negro. Taglia corto sibilando con la sua assoluta certezza: «Il Nobel per la pace non conta. Non stiamo parlando di bontà, stiamo parlando d'intelligenza». Una cosa si può dire di Shockley: ha un desiderio appassionato di essere capito. Ripete che «la tragedia genetica che stiamo vivendo, l'espansione dei gruppi geneticamente svantaggiati, la riduzione delle grandi intelligenze sono il vero pericolo, non l'economia o l'energia». «Capisco — dice — le obiezioni degli inesperti o dei demagoghi Non capisco quelle dei miei colle¬ ghi: sono dei ciechi o non hanno coraggio». Gli chiedo se tutta la vicenda non gli ricordi il celebre libro di Ira Levin. «The boys from Brazil», l'esperimento del dottor Mengele con il seme di Hitler, per produrre tanti piccoli eredi del PUhrer. William Shockley trova il confronto stupido e irrilevante. Dice con forza: «Pensi a Pasteur, non a Hitler. Le grandi svolte della scienza sono sempre impopolari e incomprese. Stiamo rovesciando le carte in tavola, stiamo ricostruendo le regole del gioco. Non se ne accorge?». n dottor Shockley. premio Nobel per il transistor e donatore di sperma, e il suo imprenditore e «banchiere» Robert Graham, purtroppo non hanno risposto alla domanda che forse non è irrilevante nel destino del bambino perfetto: c'è un rapporto fra alta intelligenza e senso dell'umorismo? E fra intelligenza ed emozioni, come per esempio l'amore, la compassione, la solidarietà? Furio Colombo

Luoghi citati: America, California, Escondilo