Pertini fra i braccianti pugliesi che non hanno «né acqua né luce» di Sandra Bonsanti

Pertini fra i braccianti pugliesi che non hanno «né acqua né luce» S'è iniziato ieri il viaggio del Capo dello Stato Pertini fra i braccianti pugliesi che non hanno «né acqua né luce» «Porterò a Roma il messaggio di questa terra» ha detto il Presidente ai 64 sindaci della provincia di Foggia - L'incontro a Cerignola con la gente di Di Vittorio - Oggi a Turi visiterà la cella dove fu detenuto 50 anni fa Antonio Gramsci DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE POGGIA —-Presidente, lavoro!-. -Presidente, datevi da fare, per l'amor di Dio». "Non abbiamo né acqua, né luce, né fogne». «Presidente, otto ettari di terra secca»: ieri, in un sole primaverile che ha fatto fiorire i primi mandorli del Tavoliere, il capo dello Stato ha sentito le proteste del Sud, gridate da studenti di Poggia e di Andria, urlate da voci anziane e disperate dei braccianti di Cerignola, il paese natio di Giuseppe Di Vittorio, raccolti intorno ad un piccolo palco nel cuore di una cooperativa agricola. Le ha viste, infine, dipinte su striscioni improvvisati ai lati della strada percorsa dal corteo, fra le rovine di casolari di una riforma del primo dopoguerra e quelli più recenti, abbandonati in parte come molti dei campi che li circondano. Sandro Pertini ha risposto: « Avete ragione, me ne ricorderò». E' cominciato cosi, cinquantanni dopo la detenzione nel carcere di Turi, il pellegrinaggio de! Presidente tra quelli che Gaetano Salvemini, in un celebre scritto del 1914, aveva chiamato «Idolori della Puglia». Dolori molto simili a quelli di oggi, anche se decenni di lotte aspre e spesso pioii. ?ristiche ne hanno mitigato la durezza e contrastato la inesorabilità. E' proprio questo il senso che Pertini ha voluto dare al suo viaggio in Puglia : «Porterò a Roma il messaggio di questa terra, farò quello che posso», ha detto ai 64 sindaci della provincia di Poggia, arrivati in prefettura per avvertirlo che «la sete della Capitanata può essere vinta, se le opere di conduzione dell'acqua dalle grandi dighe pronte da anni non dovranno aspettare il 2015, come prevede il piano elaborato dai politici». L'incontro di Pertini con la gente di Di Vittorio è cominciato proprio nel nome del leader sindacalista con le parole del sindaco Pellegrino Graziani: «Qualcuno ricorda ancora uno dei suoi primi discorsi politici qui a Foggia, dove arrivò con Giuseppe Di Vittorio per rivolgere la sua parola di libertà al popolo da un palchetto messo su alla buona, sul cui sfondo erano ancora i cumuli di pietre in cui erano ridotte le case della città»: oggi le case di Poggia intomo alla prefettura e al palazzo del Comune costruito da Piacentini nel '27 sono ridipinte di fresco, tutte gialli- ne con le imposte verde chiaro. Per Pertini gli studenti hanno fatto «sciopero» e gli agricoltori di Cerignola hanno steso un velo ancora morbido di catrame nel grande piazzale intitolato a Padre Pio che si apre davanti alla cooperativa «Tre Santi». Qui erano le terre del barone Berlingeri di Crotone, decine di migliaia di ettari anche in Lucania e Calabria. Oggi la cooperativa ha 900 soci, ammassa centomila quintali di grano all'anno e ne produce settantamila di vino. L'acquedotto però non arriva: i tubi sono fermi a tre chilometri di distanza e sono vuoti. Fra il '43 e il '44 la gente di Cerignola condusse una durissima lotta contro i padroni delle terre: alla fine i mezzadri ottennero di tenere per sé il 60 per cento dei prodotti e Di Vittorio la definì «una grande vittoria di principio». Il presidente Pertini prende in braccio una bambina dalle lunghe trecce e la chiama «bionda Melisenda». Il sindaco comunista di Cerignola spiega che «l'esempio della cooperativa che abbiamo davanti ai nostri occhi è la più chiara dimostrazione che quando non subentra il vuoto gioco della retorica rituale e alle promesse si fanno seguire i fatti il Sud sa valorizzare le grandi risorse umane». Dentro, i grandi locali della cooperativa odorano anch'essi di fresco, le presse nuove saranno inaugurate nei prossimi giorni. I braccianti fanno assaggiare al Presidente il vino delle loro terre, fatto di uva che sarebbe da tavola ma per la quale non si è trovato uno sbocco commerciale. Don Benito, parroco del borgo, dà il via a un Danubio blu che si diffonde sui campi di grano duro ed elogia il Comune, rosso sin dal '48, «perché ci fa stare così bene». «Presidente, qui il problema vero è il nostro, quello dei giovani disoccupati», spiega un ragazzo di ventanni. Pertini lo prende per un braccio. Qualcuno suggerisce: «Presentagli la supplica». Il giovane risponde: «Il problema è di tutti, non solo mio». Al tema della violenza, che ha accompagnato tanti viaggi di Pertini, qui s'è sostituito con prepotenza quello del sottosviluppo economico. E si è intrecciato con i richiami della storia personale di questo anziano Presidente che si è fermato a Bisceglle a inaugurare il busto di Vincenzo Calace, l'ingegnere che preparò la dinamite per l'attentato a Mussolini che proprio Pertini doveva eseguire; ha sostato a Molfetta, patria di Salvemini, dove si è incontrato con gli studenti ed ha inaugurato una mostra di Renato Guttuso. E oggi tocca a Turi: una visita silenziosa nella cella che fu di Antonio Gramsci. Sandra Bonsanti