Reati economici e terrorismo mettono in crisi la Procuro di Silvana Mazzocchi

Reati economici e terrorismo mettono in crisi la Procuro Il Consiglio superiore sentirà tutti i giudici Reati economici e terrorismo mettono in crisi la Procuro Com'è nato il documento dei 36 sostituti procuratori di Roma - Il caso Caltagirone e le denunce di Vitalone sono gli ultimi momenti di un lungo dissidio Fra le critiche; le inchieste scottanti affidate solo a «magistrati di fiducia» ROMA — -E'stata -r criminalità economica la bomba che ha destabilizzato sul serio questa procura, altro che terrorismo'. La voce sussurra ma è quasi un grido di sommessa vittoria, comunque una speranza. Da martedì prossimo quarantacinque magistrati saranno ascoltati dalla prima commissione re ferente del Consiglio Superiore. E' la conseguenza dell'indagine partita dal documento con il quale 36 sostituti procu ratori della Repubblica hanno detto «basta» alia •'democrazia dello scandalo* vigente in Procura e si sono ribellati a Giovanni De Matteo, capo dell'ufficio. Era il 13 febbraio. I fratelli Caltagirone. nonostante l'ordine di arresto, erano volati all'estero. Indugi e compiacenze li avevano favoriti e non per la prima volta. L'affare dei palazzinari, la ragnatela dei processi contigui ai Caltagirone, la loro gestione concentrata in poche mani al pari di altri «casi» economici, come l'Italcasse con i suoi fondi bianchi e neri, l'inchiesta «montata» sulla Banca d'Italia e quella sui crediti agevolati concessi alla Sir di Rovelli, avevano indotto i tre quarti dei sostituti a dire «no» a quella specie di «logica di annientamento- con la quale l'ufficio aveva per anni controllato i processi legati ai grossi centri del potere. •Non che noi non conoscessimo la situazione—ammette un giovane magistrato — ma l'attacco del terrorismo, l'essere nel mirino del partito armato ci aveva come zittiti, messi sulla difensiva, abituati ad una sorta di cinismo dello scandalo. Non ce la sentivamo insomma di criticare anche noi, dal di dentro, uno dei settori più esposti. Poi però — conclude — è successo qualcosa che ha risvegliato molte coscienze. E il «documento dei 36» appare un po' il frutto di una discussione collettiva e la conseguenza di incontri tra magistrati preoccupati di non poter lavorare con sufficiente serenità e obiettività, spesso privati di processi importanti solo perché ritenuti «non abbastanza di fiducia-. — dice uno dei firmatari del documento — è che tra noi ci sono persone di ogni tendenza politica, anche con storie professionali del tutto diverse. Ci ha unito una sola esigenza comune: quella di chiedere chiarezza sul funziona¬ mento e sull'efficienza degli uffici giudiziari romani. Un primo passo avanti comunque 10 abbiamo fatto — conclude —: l'indagine del Consiglio Superiore si preannuncia positiva se non altro per l'orientamento che si può leggere dal metodo adottato. Interrogare prima noi sostituti e solo dopo 11 capo dell'ufficio servirà, almeno, a ricostruire la storia della Procura e i suoi criteri di gestione-. La «storia» della Procura verrà raccontata dai protagonisti ai cinque commissari dell'organo di autogoverno dei giudici e, a parte le soluzioni «competenti» che la vicenda potrà avere, in Procura c'è già aria di cambiamento. Non è escluso infatti che. nel frattempo, venga offerta a De Matteo, in via ufficiosa, una Direzione generale al ministero di Grazia e Giustizia e l'alto magistrato potrebbe accettarla. Per ora in Procura si tenta di ricucire il mosaico dell'antefatto: il «prima-Caltagirone». Il Palazzo di Giustizia in perenne terremoto, aveva ricevuto dall'esterno una scossa grave già l'il gennaio scorso. Il senatore de, Claudio Vitalone, aveva promosso un'interpellanza con la quale aveva accusato sei giudici di collusione con il terrorismo. Titoli sui giornali, discussioni, critiche. Una bolla di sapone, a conti fatti, ma pur sempre una iniziativa-bomba. Pochi giorni dopo una notizia circola ad arte nei corridoi della Procura ed alcuni cronisti la raccolgono. Dieci magistrati, tra 1 quali compaiono i soliti sei, vengono indicati come indiziati in un processo già trasmesso alla Cassazione. Sarebbero complici degli autonomi dell'emittente «Onda Rossa»; i loro nominativi sarebbero stati trovati nella sede della radio. Già all'indo¬ mani, la notizia si rivela infondata. Dopo l'affare magistratura-terrorismo scoppia il caso Caltagirone. I giudici amministrativi riescono a far passare alla Procura l'ordine di arresto, proprio nel «santuario» dove quel provvedimento era sempre stato congelato, negato, rinviato. Nel frattempo, con ottimismo, nei corridoi della Procura si fanno i primi conti. Alle recenti elezioni dell'Associazione nazionale di categorìa, la corrente moderata dei giudici ha tenuto con un margine largo e Magistratura Democratica, quella più a sinistra, di cui fanno parte i magistrati accusati da Vitalone. ha perfino aumentato di un seggio la sua presenza: da cinque a sei. Magistratura Democratica è stata votata dal diciassette per cento dei giudici. Silvana Mazzocchi

Persone citate: Claudio Vitalone, De Matteo, Giovanni De Matteo, Onda Rossa, Rovelli, Vitalone

Luoghi citati: Caltagirone, Roma