Est e Ovest alleati nei Paesi emergenti

Est e Ovest alleati nei Paesi emergenti COMPLICITÀ' COMMERCIALE Est e Ovest alleati nei Paesi emergenti E' da tempo che i dirigenti dell'Est e uomini d'affari occidentali stanno intrecciando , una fitta rete di legami finanziari e commerciali che la crisi dei rapporti fra i blocchi, pur non rimettendo in causa la «filosofia» del modello economico così instaurato, rende di volta in volta necessari ma anche vulnerabili. Gli uni infatti hanno bisogno degli strumenti e della tecnologia degli altri per far girare i propri macchinari dando vita a un apparente equilibrio di interessi che finisce per tradursi, come è già successo, in un deficit negli scambi per i Paesi a economia centralizzata, spinti prima ad aumentare l'indebitamento, poi a frenare gli acquisti all'estero. La collaborazione Est-Ovest ha insomma prodotto una certa complicità fra i responsabili dei due campi. Essa però non esclude in alcun modo, e gli avvenimenti di queste ultime settimane lo hanno dimostrato qualora ce ne fosse bisogno, l'insorgere di confronti e di conflitti internazionali. Tutto ciò smentisce quanti si ostinano a ritenere che il commercio rappresenti un fattore di riavvicinamento dei popoli e che aiuti la pace. Il fenomeno è stato attentamente analizzato, in maniera critica, nel libro del sindacalista internazionale Charles Levinson dal titolo, assai efficace, di «Vodka-Cola», una specie di romanzo giallo in chiave economica. La cooperazione industriale a due si è inoltre conquistata un ampio spazio di manovra nel Terzo Mondo. Fruttando in sostanza l'assenza terzomondista nel dialogo Nord-Sud e imputandola agli effetti -perversi» del neocolonialismo, le nazioni dell'Est sonostate piU lesfedeli'Ovest nel coinvolgere l'area del sottosviluppo a partecipare in operazioni industriali tripartite Anche questo tipo di cooperazione è stato fatto oggetto di uno studio approfondito da parte dell'Ufficio informazioni e delle previsioni economiche (Bipe) della Scuola di studi in scienze sociali di Parigi Il Terzo Mondo interviene cosi per circa il 15 per cento nelle esportazioni dei Paesi dell'Est e per VII per cento nella loro quota di importazioni. Per contro questi Paesi rappresentano meno del 7per cento degli acquisti effettuati nelle nazioni emergenti e appena il 4 per cento delle proprie esportazioni. Dal 1970 al 1975 però le importazioni dell'Est da parte del Terzo Mondo sono aumentate più rapidamente delle esportazioni, e ciò in contrasto all'evoluzione che era stata osservata dal 1965 al 1970. Da allora gli Stati ad economia centralizzata die utilizzano gli eccedenti realizzati con il Sud per compensare il deficit accumulato nei confronti con l'Ovest lianno cercato di uscire dalle strettoie della cooperazione a tre, -riproduzione allargatadelie relazioni industriali fra ì blocchi orientale ed occidentale sviluppata a partire dal 1965. Fino a questo momento tuttavia, come sottolinea lo studio francese, la pratica deilaj:ooperazione industriale tripartita «non sembra aver avuto grossi riflessi sulla distensione causa il suo carattere microeconomico». L'ideologia insomma prosegue un suo corso autonomo e «ci si accontenta di rispettare le apparenze. Un esempio: la stampa sovietica copre con un silenzio quasi totale la cooperazione Est-Ovest-Sud perché è inaccettabile ideologicamente» mentre non perde occasione per denunciare lo sfruttamento del Sud da parte dell'Ovest. A questo tenui inoltre Mosca non dedica discorsi ufficiali, cosa che invece non è il caso di altri Paesi dell'Est, come la Polonia e l'Ungheria che da sole rappresentano più della metà delle operazioni di questo tipo. Va però aggiunto che l'Urss, dopo un periodo di «sfiducia all'insegna dell'imbarazzo» sta dimostrando un interesse crescente verso la pratica «collaudata dai satelliti». Eppure la realizzazione congiunta di progetti industriali a «tre voci» ha interessato moltissimi Paesi andando ben al di là degli imperativi politici. E' logico che i principali -teatri» delle operazioni triangolari sono rappresentati dai Paesi petroliferi (Algeria, Iraq, Iran, Kuwait). L'America Latina è stata interessata a grossi progetti di investimenti pesanti (sbarramenti idroelettrici) mentre in Africa (Nigeria, Camerun. Guinea) ognuno ha cercato di mantenere intatta la propria sfera d'influenza. Infine in Asia la partedel leone l'ha fatta l'India. Accelerata dal rincaro degli idrocarburi che ha consentito, con il riciclaggio dei petrodollari, di moltiplicare i progetti di cooperazione, il quadro triangolare che abbiamo descritto implica tuttavia una doppia normalizzazione: quella dei rapporti internazionali da una parte e delle relazioni tecniche dall'altra. Inoltre l'Est, alla pari dell'Ovest, tende fatalmente a «massimizzare i guadagni o a minimizzare le perdite» mentre il terzo lato del triangolo, il Sud, «viene considerato più da cliente che da socio. Si tratta in effetti di un gioco economico e soprattutto politico in quanto offre a ciascun contendente la possibilità di estendere la propria sfera d'influenza». E così accade che i Paesi -ricchi» del Sud, detentori cioè di materie prime, sono quelli che ricorrono più attivamente alla cooperazione triangolare. Alcuni hanno dedotto che ciò porta a favorire l'espansione internazionale della sfera dei Paesi dell'Est. Conclusione forse un po'affrettata, ma è un fatto che spesso sono proprio i fornitori dell'Est, specializzati nel montaggio di stabilimenti, ad offrirli al Terzo Mondo a costi molto bassi accompagnandoli con condizioni finanziarie assolutamente non concorrenziali. Questo dumping invoglia ovviamente i Paesi in via dì sviluppo a preferire l'utile immediato, piuttosto che optare per una partecipazione effettiva ma monetizzabile solo a lungo termine. In questo caso, più che vera cooperazione, si deve parlare di -azione» Est o Ovest sui Paesi del Terzo Mondo visto che spesso e volentieri la produzione industriale è destinata ad alimentare l'esportazione e non a trasformare il tessuto sociale del Paese ospitante. E allora si può concludere tristemente che l'imperialismo dell'Est si unisce a quello praticato dall'Occidente per rafforzare la dipendenza dei Paesi emergenti. Michel Boyer

Persone citate: Charles Levinson, Michel Boyer