Se permane l'incertezza la colpa è anche del pci di Aldo Rizzo

Se permane l'incertezza la colpa è anche del pci Se permane l'incertezza la colpa è anche del pci // XIV Congresso della democrazia cristiana è insieme vivace e noioso. E' vivace per il confronto tra le linee politiche e per le discussioni sulla scelta del successore di Zaccagnini, per tacere delle rumorose (troppo) interferenze della platea degli invitati. Ma è noioso per il senso di «déjà vu», di cosa già vista e vissuta, che ne scaturisce complessivamente. Sono anni, cioè da quando è finito il centro-sinistra, che la de si arrovella attorno al problema di come governare questo Paese, su quali linee e con quali alleanze, senza riuscire a esprimere una scelta precisa in un senso o in un altro. E al centro di questa «impasse» ci sono soprattutto i dorotei. la corrente «centrale» per definizione della democrazia cristiana, un pendolo politico che batte ora a sinistra e ora a destra, fornendo al partito un indubbio contributo di realismo e di equilibrio, ma anche incoraggiandolo a esaurirsi in una funzione mediatrice, di mediazione, a volte, fine a se stessa. Sarebbe ingiusto, tuttavia, attribuire alla sola de la responsabilità di questo stallo permanente. Questoè infatti il congresso delle incertezze democristiane, ma anche, più in generale, delle contraddizioni italiane. Non è colpa della de se questo sistema politico non è riuscito in trentacinque anni a esprimere una possibilità definitivamente credibile di ricambio nella direzione del Paese, credibile nelle condizioni storiche di una democrazia europea occidentale, integrata economicamente e militarmente nel blocco analitico. E neppure è colpa della de se, ora che delle novità cominciano a delinearsi, l'evoluzione del partito comunista, che ne è alla base, solleva ancora riserve e perplessità Ancora ieri, parlando a Firenze alla manifestazione per la pace. Berlinguer ha da una parte ribadito in termini decisi la condanna dell'invasione sovietica dell'Afghanistan, dall'altra ha ripetuto l'inammissibile parallelo tra «l'azione di forza» dell'Urss e la «politica di ritorsioni» degli Stati Uniti: come se fosse possibile mettere sullo stesso piano di pericolosità per la pace il fatto primario dell'aggressione e le reazioni che esso ha suscitato. Si aggiunga che questo pei rinnovato, ma fino a un certo punto, non aspira a porsi come forza di ricambio, come alternativa, alla de. ma come alleato condizionante. Tutto questo spiega le incertezze della democrazia cristiana. Altra questione è se le giustifichi completamente. Nella sua relazione al Congresso, della quale ora si discute. Zaccagnini non ha infatti proposto «sic et simpliciter» di aprire il governo ai comunisti: ha proposto una trattativa senza pregiudiziali con tutte le forze costituzionali, pei compreso, una trattativa tale da verificare le convergenze e le divergenze su tutti i più importanti problemi di politica interna ed estera. Solo nel caso, assai improbabile, e d'altra parte importantissimo, ove imprevedibilmente si verificasse, di convergenza piena, si porrebbe il problema del governo. Intanto si vedrebbe chi è d'accordo e su che cosa. Ebbene, questa proposta seria e in fondo anche abile ha provocato diffidenze e reazioni, senza per questo che s'intravedano concrete proposte alternative. Si lavora per l'ennesima volta su ipotesi di mediazione e di compromesso, che peraltro i più decisi, da una parte e dall'altra, respingono. Riaffiora alla fine una vocazione al rinvio, che minaccia di essere il contributo specifico della de allo stallo ita- liana Aldo Rizzo

Persone citate: Berlinguer, Zaccagnini

Luoghi citati: Afghanistan, Firenze, Stati Uniti, Urss