I cattolici in libertà

I cattolici in libertà I cattolici in libertà Questo XIV congresso democristiano ha una caratteristica sua che fa piacere notare. Per la prima volta dal 1946. data della sua prima assise nazionale, il partito si presenta affrancato dalla sua antica soggezione nei confronti del Vaticano, della conferenza episcopale italiana e dell'apparato ecclesiastico. Chiamato a pronunciarsi sulla possibilità, o meno, di una collaborazione governativa con i comunisti, la de è in grado di rispondere in maniera autonoma. Qualunque sia per essere la sua decisione, siamo in presenza di una libertà di scelta che rallegra. Il maggiore partito politico nazionale è legittimato a comportarsi in libertà come partito politico maturo non più soggetto a condizionamenti confessionali. E' un grande passo avanti. Il partito comunista di Berlinguer ha in questi ultimi tempi cercato di far di tutto per attestarsi libero dall'obbedienze a Mosca, cosi l'attuale democrazia cristiana è in grado di apparire non soggetta alle direttive della Santa Sede. Tra i due casi ci sono differenze che determinano diversi gradi di credibilità. Gli sforzi di Berlinguer diretti a riservare al pei una sua propria indipendenza sono difatti, per quanto ne sappiamo, unilaterali. Possiamo considerarli onestamente volonterosi e di assoluta buona fede, anche in considerazione del fatto che l'indipendenza che egli desidera gioverebbe a lui stesso e al suo partito. Ci manca tuttavia una bastante cognizione dell'atteggiamento della controparte. Il Cremlino ha misteri tra i quali non è facile addentrarsi, e a Berlinguer potremmo infatti domandare candidamente: sappiamo quel che vuoi, ma lo puoi ottenere? Diverso è il caso della de. La libertà di comportamento in politica, l'affrancamento dal Vaticano, sono stati un suo costante desiderio e proposito fino dai tempi di De Gasperi, i cui sforzi per riuscire a sottrarsi al soffocante abbraccio di Pio XII e dell'Azione Cattolica di Gedda sono un dato storicamente acquisito che va a merito dello statista di Trento. Anche i suoi successori si batterono con alterna fortuna per affermare il primato del politico sul terreno della politica; vittorie e sconfitte si sono alternate nel corso dei pontificati di Giovanni XXIII e di Paolo VI, in termini di contrapposizione fra 10 Stato e la Chiesa e delle rispettive sovranità nel relativo loro ambito. Ma col Papa Wojtyla la situazione è mutata. Dopo il suo avvento un «novus ordo» è veramente cominciato. 11 nuovo papa straniero afferma un distacco autentico ed inedito dagli affari interni italiani. Giovanni Paolo II non riconosce alcun partito — nemmeno la de — come suo braccio secolare, e soprattutto non ammette che un partito italiano presuma di valersi della Santa Sede come di una copertura alla propria azione politica. Non ha più corso il concetto di un partite dei cattolici, di una unità dei cattolici riconoscentisi in un solo partito: liberi tutti di militare sotto insegne diverse, esclusivamente rispondendo ai dettami della coscienza individuale, religiosa e morale. Sta qui la differenza tra il capo del pei e quello della de. A parità di desideri di autonomia, sappiamo per il momento che alla de è stata concessa libertà di atteggiamenti, mentre ancora non chiara è la disposizione del Cremlino verso il pei. In più, circa i rapporti fra il Vaticano e la de, è da notare che la Santa Sede non solamente ha rilasciato in buona e debita forma una patente di autonomia al partito, ma proprio alla vigilia del XIV Congresso essa ha tenuto a prendere le sue distanze dalla de in modo quasi disdegnoso. Nel suo più recente fascicolo — del primo sabato di febbraio di quest'anno — «La civiltà cattolica», rivista dei gesuiti, ha pubblicato un editoriale che denuncia senza mezzi termini il divario sempre più largo tra le ispirazioni religiose della de e la sua pratica di governo, al punto che oramai l'originario ideale cristiano sarebbe da considerare da lui tradito, vista la logica pragmatica che muove i democratici cristiani ad una pura e semplice occupazione del potere. Molte forze cattoliche, in sostanza, ritengono che la de abbia dirazzato: e questa è una valutazione che i gesuiti sono pienamente padroni di fare. Non è pertanto il caso per noi laici di entrare nel merito. Ci basta registrare che il Vaticano, del quale è lecito supporre che i gesuiti siano interpreti autorizzati, scinde le proprie responsabilità da quelle del partito democristiano. E' un monito rivolto ai politici de, e può creare a questi ultimi seri problemi di coscienza, ma resta un affar loro, cosi come sarebbe per i comunisti italiani un'eventuale chiara scomunica che Mosca pronunciasse nei confronti dei dirigenti delle Botteghe Oscure. Per chi non sia né comunista né democristiano, la conclusione da trarre è che finalmente in Italia si comincia a respirare una cert'aria di libertà non più viziata dagli opposti confessionalismi dopo trenta e più anni di condizionamenti estranei alle esigenze e alle scelte opportune della politica italiana. Se questo è il senso della caduta delle pregiudiziali verso il pei annunciata da Zaccagnini al XIV Congresso del suo partito, dobbiamo rallegrarcene auspicando che. ormai venuto il felice momento della libertà, di tale libertà i politici sappiano fare un uso intelligente, vittorio Gorresio

Persone citate: Berlinguer, De Gasperi, Giovanni Paolo Ii, Giovanni Xxiii, Paolo Vi, Papa Wojtyla, Pio Xii, Zaccagnini

Luoghi citati: Gedda, Italia, Mosca, Trento