L'auto ha le gomme a terra?
L'auto ha le gomme a terra? UN MERCATO IN GUERRA CON IL PETROLIO E PIENO DI CONTRADDIZIONI L'auto ha le gomme a terra? Nello scorso anno la Fiat non è riuscita a produrre il numero di vetture sufficiente a soddisfare la domanda - Uno sguardo all'estero: le vendite delle maggiori Case automobilistiche straniere stanno invece calando, soprattutto negli Stati Uniti - In Europa soltanto Svezia e Finlandia sembrano non avere problemi Da Torino, il presidente della Fiat. Giovanni Agnelli ha lanciato, con la lettera agli azionisti, un preoccupato segnale d'allarme: negli stabilimenti dell'auto la produttività è stata decisamente inferiore a quella delle industrie concorrenti. In altre parole, con gli stessi impianti e un uguale numero di lavoratori si sarebbe potuto produrre almeno 150 mila vetture in più, assottigliando così la lunga fila di clienti in attesa di ritirare una Ritmo, una 127, una Lancia Delta. A Milano i dirigenti dell'Alfa Romeo — dove la situazione è di segno opposto a quello della Fiat — chiedono aiuto a soci giapponesi (la Nissan) per costruire in Italia un nuovo modello di media cilindrata. Mentre il presidente Massacesi si dice favorevole a un piano di settore per l'auto. I comunisti — accantonate le previsioni pessimistiche dei momenti più neri della crisi petrolifera (automobile crescita zero) —manifestano una seria disponibilità a misurarsi con i problemi della Fiat e dell'auto in genere. Una conferenza nazionale sul tema è prevista per il 22 febbraio: sarà l'occasione per diagnosticare mali e studiare terapie, non sempre agevoli. Siamo in presenza di un settore dove le contraddizioni si sprecano e la domanda continua a tirare, malgrado gli aumenti dei listini e quelli del prezzo della benzina si inseguano da tempo in una ossessionante gara che sembra senza traguardo. Questo da noi. Ma all'estero, dove mobilità della manodopera e ore di straordinario sono concesse con più facilità dal sindacato, che cosa accade? A dispetto della maggiore produttività le ultime informazioni sono cariche di timori e inquietudini. Negli Stati Uniti la General Motors, la Ford e la Chrysler perdono colpi: vendono il 20 per cento in meno e hanno sospeso duecentomila operai. In Germania i dirigenti della Volkswagen, della Ford e della Opel si aspettano un 1980 difficile; molti automobilisti, addirittura, cercano di disfarsi della vettura, soprattutto se di medio-grossa cilindrata. Peri l'industria automobilistica francese il nuovo anno è cominciato con un taglio delle ore lavorative alla Citroen e alla Talbot. In Gran Bretagna la produzione nazionale attraversa un momento di «grave declino». Le fabbriche olandesi denunciano flessioni, sia pure non elevate. Soltanto da Svezia e Finlandia arrivano notizie confortanti. Mentre le maggiori industrie dell'auto hanno il fiato grosso, la Fiat — paradossalmente —oggi non riesce a produrre quanto vorrebbe. Roberto Bellato jj il
Persone citate: Giovanni Agnelli, Massacesi, Roberto Bellato
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