In Francia l'inflazione torna a galoppare L'Inghilterra avrà 2 milioni di disoccupati di Paolo Patruno
In Francia l'inflazione torna a galoppare L'Inghilterra avrà 2 milioni di disoccupati Parigi trema per il record storico di gennaio, gli inglesi fanno i conti con l'austerità In Francia l'inflazione torna a galoppare L'Inghilterra avrà 2 milioni di disoccupati Anche «Le Figaro» accusa il governo Barre di avere fallito nella politica di austerità - Senza lavoro sono già 1 milione e mezzo PARIGI — Anche un giornale tradizionalmente vicino al potere come «Le Figaro» non ha potuto evitare di denunciare in termini molto duri la pubblicazione dell'indice d'inflazione registrato in gennaio (+ 1,9 per cento) e le fosche previsioni dell'istituto nazionale di statistica sulla disoccupazione e sul deficit del commercio estero. «I fatti oggi si vendicano delle teorie — si legge nel fondo del "Figaro" — gli accresciuti passivi, interni ed esteri, l'accentuata disoccupazione, l'inflazione galoppante sono davanti agli 'occhi di tutti». E la diagnosi che ne consegue è francamente negativa nei confronti del goi'erno Barre: «L'impressione è che la politica seguita da tre anni non è riuscita». Il quotidiano moderato elenca poi linearmente i termini del problema. La contropartita negativa della politica d'austerità perseguita dal prof. Barre da quando è entrato all'Hotel Matignon è stata la compressione dei salari e l'aumento della disoccupazione; la contropartita positiva doveva essere da un lato il ristabilimento degli equilibri esterni (favorito dal risanamento produttivo) e un deciso colpo di freno all'inflazione. Facendo le somme, conclude «Le Figaro», è facile trarre la constatazione che «la parte negativaè preponderante». Così, con un subitaneo ma comprensibile mutamento di rotta, l'opinione pubblica hfrancese ha abbandonato da mercoledì sera le inquietudini, suscitate dalla situazione internazionale, che l'avevano polarizzata nelle ultime settimane, per concentrarsi sulle preoccupazioni quotidiane: il caro-prezzi, le minacce sul posto di lavoro. E di colpo la ge¬ stione del prof. Barre, «il maresciallo Joffre dell'economia», come lo definivano ì suoi estimatori, è stata di nuovo bruscamente rimessa in discussione davanti a indici allarmanti e previsioni ancora più oscure per i prossimi mesi. Si?itetizzandola nelle sue linee fondamentali, oggi il quadro della situazione dell'eco-' nomia francese appare il seguente. A gennaio l'inflazione ha toccato un record storico, il più forte dal gennaio '59 (+2,4 per cento), ai tempi della seconda esperienza di Pinay, del freno produttivo riscattato poi dalla svalutazione del franco decisa da De Gaulle. Bastano questi «ricorsi storici» per far misurare ai francesi la gravità della crisi. Secondo indice, la disoccupazione. Attualmente il numero dei lavoratori alla ricerca d'un posto s'aggira sul milione e mezzo, ma le previsioni dell'Insee (un istituto pubblico e quindi estraneo ai giochi politici) indicano che l'attività economica dovrebbe cominciare a «raffreddarsi» a partire da aprile, e di conseguenza il numero dei disoccupati dovrebbe aumentare di centomila persone entro giugno. Più oltre l'istituto nazionale non si spinge nei suoi pronostici, ma preannuncia ancora due fenomeni: la prosecuzione per almeno sei mesi d'un ritmo d'inflazione di almeno l'un per cento (con un ritmo annuale del 14) e un netto peggioramento del commercio estero, il cui passivo è preventivato in 15 miliardi di franchi per il primo semestre di quest'anno. In conclusione, sentenzia l'Insee. «gli effetti completi del secondo choc petrolifero sono ancora davanti a noi». '^Dinanzi a queste oscure previsioni come ha reagito il governo? Imperturbabile come sempre nella tempesta delle critiche, Barre ha già preannunciato in Parlamento che non intende mutar politica, e ha riversato sugli aumenti petroliferi la causa principale della fiammata inflazionìstica. La sua linea di difesa ìnostra però parecchie falle, e secondo gli esperti buona parte del caroprezzi che ha colpito la Francia non è causato soltanto dal petrolio, come in gran parte dei Paesi occidentali. La «liberalizzazione» dei margini commerciali e dei servizi oltre all'aumento delle materie prime ha infatti incìso pesantemente sull'indice di gennaio. E sarebbe bastata forse una pausa nel processo di «liberalizzazione» dell'economia francese per rallentare il ritmo inflazionistico. Ma per il momento il governo si limita a predicare «saggezza e senso della misura» ai francesi, incitandoli a diminuire la «domanda». E in realtà, la politica di Barre mira, oltre a difendere (senza incrementare) il potere d'acquisto dei salari, a ridurre i consumi. Paolo Patruno
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