L'Enel fa sospendere a Montalto i lavori della centrale nucleare di Bruno Ghibaudi

L'Enel fa sospendere a Montalto i lavori della centrale nucleare Dopo rordinanza emessa dal sindaco della cittadina L'Enel fa sospendere a Montalto i lavori della centrale nucleare Ha presentato però ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio per ottenere la revoca del blocco voluto dal Comune - La carta dei siti oggi all'esame della Commissione interregionale presieduta dal ministro Andreatta ROMA — Il consiglio d'amministrazione dell'Enel, riunito sotto la presidenza dell'ing. Francesco Corbellini, ha deciso di sospendere i lavori di costruzione della centrale elettronucleare di Montalto di Castro, come stabilisce l'ordinanza n. 344 18 febbraio 1980 del sindaco della cittadina laziale, Alfredo Palloni. Nella stessa riunione ha però deliberato di proporre immediato ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio per ottenere la sospensione dell'ordinanza, che il consiglio giudica viziata da manifesta illegittimità. Si è poi riservato di dar corso alla richiesta di risarcimento per i danni che deriveranno all'ente in seguito alla sospensione dei lavori. La decisione è maturata dopo che la riunione di martedì scorso al ministero dell'Industria — alla quale hanno partecipato il presidente Corbellini con il sindaco di Montalto. il direttore generale delle fonti d'energia Ammassari. esperti del Cnen, rappresentanti sindacali e amministratori locali della zona interessata alla centrale — aveva dimostrato che l'atteggiamento di opposizione è irremovibile. La decisione dell'Enel avrà notevoli ripercussioni anche sulla riunione della Commissione interregionale, che avverrà oggi pomeriggio presso il ministero del Bilancio e sarà presieduta dal ministro Andreatta. L'ordine del giorno della riunione prevede al primo punto l'esame della carta dei siti per gli insediamenti delle centrali nucleari. Il confronto fra i rappresentanti delle Regioni e quelli del governo si annuncia piuttosto vivace. Le Regioni cui è stato offerto di ospitare le cinque centrali previste dal piano nazionale (Piemonte. Lombardia. Friuli, Molise e Puglia) sono sostanzialmente contrarie all'ubicazione di impianti elettronucleari sul loro territorio, anche se il loro rifiuto è stato motivato con argomentazioni diverse. Anche se la Commissione regionale non si è ancora pronunciata, il Piemonte risponderà «no» al progetto di insediare una centrale da 2000 Megawatt, che secondo il Cnen dovrebbe sorgere nel Vercellese o nell'Alessandrino. Più che sul nucleare, in Piemonte si punta sugli sviluppi delle energie alternative e sul risparmio energetico. Tuttavia la Regione Piemonte afferma che il «no» non è un «rifiuto pregiudiziale* e attende di avere altri elementi per una decisione definitiva. Un disegno di legge per lo sviluppo del biogas (l'energia dai rifiuti) e dello sfruttamen to dell'energia solare, respin to per un vizio di forma, verrà ripresentato quanto prima. Intanto la Regione sta già erogando finanziamenti per lo sviluppo del solare. In Piemonte, l'opposizione al nucleare nasce soprattutto dalla carenza di sicurezza, per la quale le garanzie date dai tecnici vengono giudicate insoddisfacenti. La Lombardia giustifica la sua opposizione all'insediamento di nuove centrali affermando che la valle del Po è già satura di impianti per la produzione di energia. E' un'opposizione sfumata nella forma ma concreta nella sostanza. In linea di principio la giunta regionale lombarda non si oppone all'installazione di nuove centrali, termoelettriche o elettronucleari, ma richiede tali garanzie tecniche per salvaguardare l'ambiente dall'inquinamento termico da renderne molto difficile l'avvio. La giunta ha per esempio bocciato la delibera del Cnen per l'installazione di una nuova centrale da 1000 Megawatt, motivando il rifiuto con il fatto che toccherà al Parlamento pronunciarsi sulla scelta del sito. Intanto la commissione tecnica regionale ha chiesto che prima di qualsiasi pronuncia vengano verificati i limiti di sopportabilità dell'intera valle del Po all'inquinamento termico. Per il Friuli-Venezia Giulia la proposta del Cnen di installare una centrale da 2000 Megawatt sul Tagliamento. fra Lignano. Grado e Merano, è assolutamente inaccettabile. A parte la sismicità della zona, che dovrebbe sconsigliare fin dal nascere i progetti di questo genere, gli esperti regionali ricordano che la zona indicata dal Cnen è stata già duramente colpita dalle inondazioni del 1966. Non solo, ma si tratta di un comprensorio a grande sviluppo turistico, che una centrale elettronucleare finirebbe per compromettere pericolosamente. In Molise, il «no» agli impianti nucleari è una conclusione scontata ma anche ragionata. In Regione se n'è parlato molto e si è concluso che il territorio merita di es¬ srrsgpdlisdflegev sere recuperato all'agricoltura e al turismo senza correre rischi. Tutti i partiti politici sono d'accordo nel rifiutare gli insediamenti nucleari, soprattutto perché le garanzie di sicurezza appaiono ancora limitate. In Puglia si è ancora indecisi, anche se in pratica la cittadinanza all'atomo viene di fatto negata. Si obbietta che le località indicate fino ad oggi dal Cnen come siti per eventuali centrali hanno un valore turistico non indiffe¬ rente e che deve essere difeso ad ogni costo. Nello stesso tempo si fa notare che le garanzie di sicurezza sono ancora insufficienti e si chiede che la Regione diventi parte attiva nell'eventuale scelta del sito. Il Veneto ha fatto sapere proprio ieri di non ritenere accettabili le indicazioni del Cnen. che prospettava di costruire una centrale nella zona prossima a Bibione. Eraclea. Caorle e Jesolo, tutte località che nel periodo estivo registrano più di 15 milioni di presenze. Dall'altra parte del tavolo della commissione siederanno i rappresentanti dell'Enel, del Cnen e di tutti gli enti a cui si chiede di assicurare l'energia per domani. Le loro proposte sfoceranno inevitabilmente nell'out-out: o centrali nucleari o lume di candela. Delle soluzioni alternative si continua a parlare, ma il loro apporto sarà lontano e comunque limitato. Bruno Ghibaudi

Persone citate: Alfredo Palloni, Ammassari, Andreatta, Corbellini, Francesco Corbellini, Montalto