La pace fra Genova e Savona verrà con il «grande porto»?

La pace fra Genova e Savona verrà con il «grande porto»? Forse presto realizzato un progetto regionale La pace fra Genova e Savona verrà con il «grande porto»? Entrambi gli scali sono molto congestionati - Un ritardo record: già nel 1887 Vado aveva chiesto al governo di creare un sistema portuale comune DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SAVONA — I savonesi hanno sui genovesi due grossi vantaggi: la rada di Vado è naturalmente protetta, a Capo Vado esiste già un abbozzo di porto costruito dalla Fiat per l'esportazione delle automobili e ceduto all'ente portuale dopo quindici anni. In soli tre anni e con una trentina di miliardi i savonesi potrebbero realizzare a Vado un bacino per navi porta-containers e traghetti, paragonabile a quello di Voltri che richiederà tempi più lunghi e spese molto più massicce. Dicono a Savona: se i nostri due porti costituiscono davvero un sistema destinato a integrarsi totalmente, i genovesi dovrebbero rallegrarsi del fatto che a Capo Vado sia possibile disporre al più presto di un approdo attrezzato per le navi costrette ad aspettare giorni o settimane in mare aperto. Sul congestionamento non ci sono dubbi: oggi le navi alla fonda erano 11 a Genova. 15 nel Golfo di Savona. Ma il sistema esiste, oppure è un'etichetta che maschera rivalità e gelosie? Se ne parla dal 1963. Anche a Savona sembra che oggi la necessità dell'intesa e dell'effettiva integrazione sia più forte delle tentazioni campanilistiche. Si deve aggiungere un fattore politico di riequilibrio tra Genova e Savona divenuto consistente da pochi anni, e cioè la Regione. Il presidente della giunta regionale. Armando Magliotto. è esplicito: «Nella realtà il peso di Genova finisce con condizionare molte scelte. Ma il nostro fine è appunto quello di ridurre lo squilibrio. Nel caso dei due porti si deve arrivare a un governo unitario. Pensiamo alla gestione unica di MarsigliaFos: tra i due porti francesi la disfama è più grande di quella che corre tra Savona e Genova-. Un progetto-pilota è allo studio del comitato costituito dalla Regione, dagli enti locali e dagli enti portuali. «L'obiettivo non è quello di specializzare ogni singolo porto o di metterlo in concorrenza con gli altri, ma di raggiungere insieme la massima produttività-. Domandiamo a Giovanni Bono, direttore dell'ente portuale savonese: si riuscirà a passare dalle parole ai fatti? Bono affronta questi temi con una certa dose di ironia: -Dovremmo riuscire, avendo superato ogni possibile primato nei ritardi. Nel 1887. quasi un secolo fa, il Consiglio comunale dì Vado aveva già chiesto al governo di creare un sistema portuale GenovaSavona. Ebbene, il porto di Sai^ona aveva a quella data 1900 metri di banchine operative, oggi ne ha esattamente 1900-. I savonesi annotano una serie di fatti per dedurne che Genova ha sempre svolto la parte del leone, considerando Savona una concorrente da tenere a bada. Il porto di Genova si è ingrandito dalla Lanterna a Sestri Ponente, mentre le banchine operative di Savona restavano quelle del 1887. Lo Stato ha assunto addirittura la parte del sabotatore nei confronti delle comunicazioni tra Savona e la Valle Padana. Dice Bono: -La ferrovia Savona-San Giuseppe di Cairo, decisa nel 1908. fu ultimata nel 1954. E' tuttora a binario unico benché sia pronta da anni la doppia sede. Si tratta di posare 15 chilometri di binari su un tracciato pronto, in gallerie pronte. Non è credibile che manchino i mezzi'. Tali precedenti spiegano la dura reazione locale ai tentativi di attribuire priorità assoluta al nuovo porto di Voltri. -Adoperiamoci insieme per ottenere maggiori finanziamenti dallo Stato, ma per tutti e due i progetti, non soltanto per quello di Voltri,.. dice Bono. -Sollecitare una legge speciale per Voltri significherebbe rinnegare gli accordi raggiunti con la Regione e trasmessi al ministero del Bilancio e della Programmazione economica. 1 miliardi che abbiamo ottenuto sulla carta dal piano triennale, poi quadriennale, ci servono soltanto per cominciare i lavori a Capo Vado. Anche Genova ha avuto 82 ìniliardi. di cui una parte andrà al porto di Voltri. La differenza tra noi e loro sta nel fatto che qui. con soimne limitate, si ottengono effetti più rapidi-. Il confronto si dilata. I savonesi aggiungono la convinzione di essere più dinamici, meno litigiosi. Fanno due esempi: la produttività in porto è di 34 tonnellate-giorno per addetto, contro 10 tonnellate a Genova. I costi sarebbero più bassi del 50 per cento. Certamente sembra miracoloso che il porto di Savona, rimasto alle dimensioni dtidccufimradtrsnccnSad del secolo scorso, abbia smaltito lo scorso anno un traffico di 15 milioni di tonnellate, contro i 51 di Genova che è cinque volte più grande. I confronti fanno parte di un rituale polemico che sconfina nella letteratura (l'immancabile accenno all'interramento del porto di Savona, deciso dai genovesi nel Quattrocento per eliminare uno scalo concorrente troppo dinamico). Oggi quel che più conta è attuare una politica comune, d'intesa con le regioni padane, per ottenere dallo Stato finanziamenti adeguati a Voltri. a Vado, alle ferrovie di valico, al centro di smista¬ mento delle merci nella piana piemontese. Affiora cosi un altro tema delicato: i savonesi criticano il Piemonte per aver puntato sui trafori, a tutto vantaggio dei porti del Mare del Nord. », . „ Mario Fazio ro abitazione di via Achille Grande, presso il rione «Fonte di Gesù», alla periferia della cittadina. Le vittime sono state rinvenute nel proprio letto. I loro corpi erano martoriati da una cinquantina di coltellate. Sulle cause del crimine si fa l'ipotesi dei motivi passionali. Gli inquirenti stanno procedendo a interrogatori, soprattutto tra i familiari delle vittime e i vicini di casa. Le indagini si presentano difficili per la fitta omertà che esiste nell'ambiente, trattandosi della zona più «tradizionale» di Crotone.

Persone citate: Armando Magliotto, Dice Bono, Giovanni Bono, Mario Fazio