I dialoghi col prof. Kissinger pensando a un centro-sinistra

I dialoghi col prof. Kissinger pensando a un centro-sinistra I dialoghi col prof. Kissinger pensando a un centro-sinistra Come impressione, generica poteva apparire un uomo molto razionale, un po'chiuso e freddo e. timido: in realtà, chi l'Ila conosciuto a fondo testimonia di un fuoco interno, di un rovello che. lo spingeva a cercare scelte, nuove e globali. E' cosi che si spiegano, oltre l'ordito della «sua utopia» comunitaria, alcuni poco conosciuti episodi della vita di Adriano Olivetti, come la cospirazione contro il fascismo e il tentativo di realizzare una alternativa di centro-sinistra in Italia negli anni del centrismo trionfante. Sul secondo episodio si può cominciare a far luce sulla base della corrispondenza inedita con alcuni personaggi americani di primo piano, che avrebbero dovuto favorire, la svolta. Le lettere si trovano ancora da ordinare, sparse in classificatori diversi, nella villa di Belli boschi sulla collina di Montenavate che sovrasta la fabbrica Olivetti di Ivrea e che fu l'unica casa che Adriano—contrario in principio ai fasti della proprietà privata — acquistò per sé e abitò dieci anni, dal secondo matrimonio nel 1950 alla morte. • Per primi, Adriano si rivolge agli «Americana far Democratic Action», un gruppo di intellettuali che sono la sinistra del partito democratico. A David C. Williams, scrive l'il marzo 1952 allegando il progetto per un nuovo quotidiano. Si tratta di una iniziativa che dovrebbe «rivoluzionare» il settore: il nuovoquotidiano avrebbe un formato «diverso», vicino allo standard «anglosassone», uscirebbe contemporaneamente a Roma e a Milano (per raggiungere una diffusione veramente nazionale) e si propor- rebbe di fare da tramite fra le esperienze locali e quelle centrali. La sua linea politica — anclie se si definisce «indipendente» — emerge dai nomi die vengono fatti per il «Comitato di garanti» che. sempre secondo la tradizione anglosassone, dovrebbero assicurare culturalmente e politicamente l'iniziativa: Parri. Garosci, Zevi, Serafini, Carlo Levi, Alberto Carocci. Bachi, oltre allo stesso Adriano. Come si vede, tutti personaggi di «area laica» un po' ai margini dei partiti che però, in quel momento, si opponevano sia all'egemonia democristiana Isul governo centrista) sia a quella comunista (sull'opposizione). Si deve ricordare che, in quell'anno, il «Movimento Comunità», fondato da Adriano e altri nel 1948, era ancora una forza pre-politica e non si era ancora impegnato, neppure sul piano locale del Canavese. in confronti elettorali. Tentando di lanciare il nuovo quotidiano, Adriano ha in mente certamente quella «terza via» che rimane una costante del suo indirizzo politico. Icontatti, in America, sono venuti non solo con la corrispondenza, maanche tramite un giovane collaboratore di Adriano, il sociologo Franco Ferrarotti che, già vicino ai primi redattori di Comunità settimanale. Rovera e Cairola. aveva aderito al movimento su una prospettiva di socialismo anarchico-proudhoniano. Ferrarotti è in America prima con una borsa di studio, poi come professore all'Università di Chicago. I contatti sono con gli ambienti progressisti: oltre agli «Americans for Democratic Action», coni fratelli Walther e Victor Reuther che dirigono il sindacato di sinistra. C.I.O. Ma più interessanti forse, per il rilievo dei personaggi, sono i legami di Adriano con due uomini che non fanno certo parte di questi ambienti: Henry Kissinger e Alien Dulles. In quegli anni. Kissinger è considerato un «liberal» e non ancora un «falco», anche se Adriano, parlando di lui con i suoi collaboratori, non nasconde un giudizio positivo per le qualità intellettualidiplomatiche, ma negativo perla neutralità morale. Kissinger arriva a Ivrea, su invito di Adriano, agli inizi del 1953 e viene interessato al progetto di una nuova forza cultural-polilica di alternativa. Un nuovo giornale Ritornato in America, scrive ad Adriano il 20 febbraio parlando di come approfondire la collaborazione in molli campi (si discute, fra l'altro, di una edizione italiana della rivista ConfluenceZ E' sullo scorcio di quell'anno che il progetto del quotidiano si precisa e si brucia. Adriano, nel frattempo, è andato a parlare con Alien Dulles. il cairn della potente centrale americana di spionaggio e contro-spionaggio, la Cia. L'ha conosciuto quando cospirava per abbattere il fascismo e fare uscire l'Italia dalla guerra, nel 1944. iiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiHiiiiiiiiniiHininin // racconto di quell'episodio, molto avventuroso, è già stato fatto dallo scrittore Giorgio Soavi, genero di Adriano nel libro: Italiani anche questi. (Rizzoli. 1979). Adriano considera, nei discorsi con i collaboratori, Alien Dulles non propriamente un progressista — anche se più aperto del fratello John Foster, segretario di Stato di Ike» Etsenhomer — ma uomo potente, capace di influenzare la politica statimi-' teme. Inoltre, sembra che la fabbrica di Ivrea sia stata ri-, sparmiata dai bombardamenti alleati, nel 1944-45, proprio per un suo intervento. Fra Nord e Sud Infine, l'iniziativa del quotidianosta per partire, con finanziamenti ottenuti da più fonti negli Stati Uniti. Ma. all'ultimo momento, viene fermata proprio da un lungo telegramma di Adriano a Ferrarotti. Che cosa è sue cesso? A questo momento sono possibili solo ipotesi. Si parla di una «soffiata» uscita dalla Cia in direzione degli interessi politici ed economici italiani che potrebbero essere danneggiati, e di pressioni fatte dietro le quinte. Si parla della minaccia, da parte di alcuni grossi capitalisti — che appartengono all'ala più conseiTatrice o filo-centrista della Confindustria — di bloccare ogni fornitura dalla Olivetti. Con la tenacia propria dell'uomo, Adriano non desisterà ma aggiornerà soltanto il tentativo. Per tutta la sua vita, continueranno la corrispondenza — e gli incontri — con Henry Kissinger e con Alien Dulles. Non parlerà più del quotidiano, ma di una nuova linea nella politica italiana, che anzi preciserà come indirizzo di centro-sinistra. Anche in questo caso Adriano sarà un «precursore»: impegnandosi per una svolta di centrosinistra un decennio prima della sua effettiva realizzazione. Che ormai, con la discesa in campo aperto del «Movimento di Comunità», dovrà essere favorita non da un organo di in)'òr- mozione ma con strumenti più direttamente politici. In una lettera a Kissinger del 20 luglio 1954 Adriano, dopo aver ricordato come l'ambasciata americana a Roma (allora c'era Clara BootH Luce) punti piuttosto a sostenere la coalizione centrista, e dopo aver ribadito le sue critiche verso questa politica, insiste: «Nondimeno, se la situazione è quella che noi descriviamo, nel giro di due anni si capirà chiaramente che i nostri punti di vista sono corretti e che l'attuale sistema di coalizione (il centrismo) entrerà in grave pericolo e la questione di creare una nuova forza di centro-sinistra capace di attrarre i votanti dei socialisti nenniani rimarrà ancora un problema insoluto e urgente». Si può parlare, a proposito di questi tentativi, di ingenuità: per la speranza, o l'illusione, di poter coinvolgere /'establishment di quella che resta una potenza egemonica in una svolta politica di segno progressista che rischia di modificare delicati equilibri all'interno di un Paese, come l'Italia, sottoposto alla sua egemonia. E' una strada però che altri intellettuali italiani, ugualmente in buona fede, percorreranno poi nel periodo kennedìano e anche in tempi più recenti. Si deve ricordare che. per Adriano, il centro-sinistra era concepito entro una strategia per cambiare metodi e contenuti di governo, non come semplice tattica per arrivare a una nuova coalizione politica. Adriano, che cercava una sintesi fra valori cristiani e valori socialisti, lo vedeva come la forza, come Io strumento capace di realizzare le riforme di struttura di cui aveva bisogno il nostro paese, e che per lui erano soprattutto la pianificazione regionale, uno sviluppo equilibrato fra nord e sud. fra campagna e città, la partecipazione degli esperti e dei lavoratori alla gestione delle imprese. Tutte cose che il centro-sinistra, che si formerà come formula di alleanza fra partiti dopo la sua morte, non riuscirà a realizzare. Valerio Ochetto