I Nar smentiscono di avere assassinato l'autonomo a Roma, pochi ci credono di Giuseppe Fedi

I Nar smentiscono di avere assassinato l'autonomo a Roma, pochi ci credono Digos e magistratura indagano per scoprire il commando I Nar smentiscono di avere assassinato l'autonomo a Roma, pochi ci credono Si setacciano gli ambienti di estrema destra - Valerio Verbano, in un rapporto della Procura, era stato definito meticoloso «schedatore» di fascisti, uomini politici e poliziotti ROMA Conoscere la vittima per scoprirne gli assassini. Per far luce sulla esecuzione di Valerio Verbano. l'autonomo di 19 anni ucciso venerdì con un colpo di pistola alla schiena da un commando che aveva fatto irruzione in casa sua. gl'inquirenti hanno scelto questa strada. Digos e magistratura sono convinti che il giovane è stato giustiziato dai fascisti dei Nar per vendetta. E hanno cominciato a scavare nel suo passato, controllando a uno a uno tutta una serie di episodi ancora abbastanza oscuri. -E' stato eliminato con tale incredibile determinazione e ferocia che vien da pensare ad un regolamento di conti, ad una esecuzione decisa, come nell'ambiente della malavita comune per uno "sgarro"». In queste parole di uno dei magistrati della Procura di Roma che seguono le indagini sulla spietata uccisione di Valerio Verbano si può riassumere tutta la difficoltà di questi primi accertamenti. La matrice di destra del delitto — a parte i dubbi sulla dichiarazione di paternità da parte dell'organizzazione eversiva neofascista, che l'altro ieri, con un volantino, ha smentito la rivendicazione del primo momento — sembra a prima vista delinearsi più nettamente se si sfogliano le pagine del meticoloso «dossier» sul «terrorismo nero» a Roma che Verbano aveva pazientemente elaborato. Ma proprio da un esame più at- tento del fascicolo, rispolverato dagli archivi del Palazzo di Giustizia dopo il delitto, emergono strane ombre ed inquietanti indizi che portano inevitabilmente a considerare sotto una diversa luce i fatti avvenuti nell'appartamento di Montesacro. Fra le carte, che sono ora nelle mani dei sostituti procuratori Sica e Santoloci. c'è la motivazione della sentenza con la quale Valerio Verbano ed altri quattro estremisti di sinistra, nel maggio dello scorso anno, furono condannati dopo essere stati scoperti in un casolare, alla periferia della città, intenti a confezionare un ordigno esplosivo. Ecco quello che hanno scritto i giudici a proposito della personalità del Verbano: «Quest'ultimo — si legge nella sentenza — è apparso il più pericoloso del gruppo degli imputati, a causa della sua estrema politicizzazione. Il materiale trovatogli a casa manifesta che si tratta di un giovane che. da almeno due anni. prende parte a movimenti di estrema sinistra: egli usa slogans del cosiddetto partito armato clandestino (come "portare l'attacco al cuore dello Stato". "Coco è stato giustiziato, viva il compagno che gli ha sparato"), ma soprattutto odia in modo violento tutti quelli che considera i "nemici della rivoluzione", e cioè il padrone, le multinazionali, i "fascisti", le istituzioni dello Stato». E. in un altro passo della sentenza, è scritto: «E' impressionante la cura che questo giovane, che dice di appartenere al "Centro comunista rivoluzionario" della quarta zona, ha messo nel raccogliere nomi e fatti che riguardano elementi di estrema destra. Ma non si è limitato a schedare solo i nemici politici: ha raccolto altresì nomi, indirizzi e spesso foto di personaggi politici e di appartenenti alle forze dell'ordine». «Il quadro così delineato — secondo i giudici — dà l'esatta inisura della sua attività di giovane rivoluzionario, che unisce la teoria all'azione». L'ondata di violenza provocata dall'uccisione del giovane non si è ancora placata. Dopo la «guerriglia» di sabato e una domenica tranquilla. Roma ha vissuto lunedi un'altra giornata di paura. Gl'incidenti sono scoppiati nel pomeriggio al piazzale del Verano. al termine dei funerali dello studente. Dopo la sepoltura di Valerio Verbano. circa duemila giovani si sono avviati verso l'uscita del cimitero ed hanno formato un corteo alla cui testa si sono messi gli autonomi gridando: «Guai a chi ci tocca: fascisti, poliziotti vi spareremo in bocca». Respinto l'invito della polizia a disperdersi, i dimostranti hanno assalito le forze dell'ordine con un lancio di pietre e di bottiglie molotov. Gl'incidenti si sono propagati 'ino all'inizio di viale Regina Margherita, sulla via Tiburtina e in via De Lollis dove si trova la casa dello studente. Davanti al commissariato San Lorenzo sono stati esplosi alcuni colpi di pistola, fortunatamente andati a vuoto. Cinquantasette giovani sono stati fermati e tre. Gaetano Lupo. 21 anni. Giulio Licozzi. 25 anni, e Giovanni Di Pinto. 26 anni, arrestati per partecipazione a manifestazione sediziosa, corteo non autorizzato e concorso in incendio e blocco stradale. Giuseppe Fedi

Persone citate: Gaetano Lupo, Giovanni Di Pinto, Santoloci, Sica, Valerio Verbano

Luoghi citati: Roma