«Perché ho picchiato il professore» di Marina Cassi

«Perché ho picchiato il professore» «Perché ho picchiato il professore» Sconcertante confessione di un quattordicenne: il 5 febbraio insieme con altri allievi aggredì per vendetta l'insegnante supplente di musica Il 5 febbraio scorso all'uscita dalla media Casorati di via Pisacane un giovane insegnante supplente di musica fu aggredito da un gruppo di allievi dell'istituto. Pestaggio rapido, fuga precipitosa, quindici giorni di prognosi per la vittima. Poi. qualche giorno più tardi, la decisione del consiglio di disciplina della scuola di sospendere fino alla fine dell'anno scolastico cinque ragazzi identificati come facenti parte del gruppo. Fin qui la notizia. Ma. come quasi sempre, dietro al fatto si nasconde una realta spesso complessa e di difficile interpretazione. Sono i tanti «perche» che si accavallano e richiedono un'indagine più approfondita. Abbiamo quindi cercato e trovato, con notevoli difficoltà, il gruppo di ragazzi che aggredì il docente. Un incontro non facile con adolescenti che si spalleggiano a vicenda, forti del loro essere gruppo. Ma quando il ghiaccio si è rotto e parlare è finalmente diventato un dialogo e non una serie ininterrotta di battute più o meno spiritose siamo riusciti a farci raccontare, anche a nome degli amici presenti, da Franco (non e il suo nome verol. perchè ha preso parte all'aggressione, quali motivi lo hanno spinto a farlo, con quale codice morale ha giustificato il fatto. Franco. 14 anni, frequentava prima della sospensione la seconda media. E' arrivato nella zona di via Artom quando aveva un anno: ormai vi si sente inte¬ grato, non ha neppure voglia di andarsene altrove: -Quel giorno che abbiamo picchiato il supplente — racconta — io non ne sapevo mente. E' venuto il nano (un compagno di scuola così soprannominato n.d.r.) che ci ha detto: "Quello li stamattina ha dato il flauto ir. faccia ad uno: ha sgarrato e bisogna fare qualcosa". Allora cosa vuoi che ti dica: se uno sgarra... insomma, anche per fare un favore agli amici, ho detto: "Se si deve fare, facciamolo"». Prosegue il ragazzo: -Lo abbiamo aspettato all'uscita alle cinque del pomeriggio. Lui con un sorriso che ti dava sui nervi non ha voluto discutere. Perché noi volevamo parlargli, sai: cosa credi, mica si picchia uno subito: prima lo si avverte. E lui invece ci spinge via. Allora lo abbiamo pestato. Io mi sono messo una sciarj)a m viso per paura della denuncia: poi siamo scappati di corsa. Cosa vuoi che ti dica di più?». QPci ti hanno sospeso, ti è dispiaciuto? Franco ci pensa un po'e risponde : -A me no. non dispiace, un po' a mia madre. Ma tanto a me quella scuola la scinto: tutti professori pieni d'arie. Andavo d'accordo solo con i bidelli: almeno con loro ci parli, li capiscono e non fanno la spia. Mi ricordo solo di un'insegnante di inglese dello scorso anno: io con lei facevo lo stupido, ma in realtà mi piaceva perché Si occupava di me. Gli altri invece mi hanno sempre lasciato perdere-. E adesso, non potendo più an¬ dare a scuola come trascorri le tue giornate? «Non faccio niente: però un amico mio un ha detto che forse mi trova lavoro in una officina, ma senza libretti: che ti devo dire, meglio di niente. Almeno non devo sempre chiedere i soldi a mia madre». E' vero che hai rubato qualche volta? «Afa si. cosi per provare, non loglio mica fare II ladro: vorrei fare il tornitore, pare che sia un buon lai-oro e poi. chissà, potrei studiare di sera, tanto così per migliorare un po'. Però vedi noi di via Artom siamo segnati dalla fama e da quello che dice la gente. Se non fossimo nati qui. saremmo come tutti gli altri. Io alle elementari ero pure bravo, e anche adesso non è che non so niente: solo che poi. arrivato alle medie, ho incominciato a marinare, non so neanche io perché, orse perché a scuola tu non esisti: ti dicono sempre le stesse cose, pure noiose. Alla fine ti rompi e te ne vai». Marina Cassi

Persone citate: Casorati