Sport e politica alle Olimpiadi

Sport e politica alle Olimpiadi Sport e politica alle Olimpiadi Una sede neutrale E se si decidesse, una volta per tutte, che i Giochi olimpici siano ospitati in permanenza in un Paese assolutamente neutrale? Si eviterebbero spese enormi agli Stati che devono costruire gli impianti adeguati (e mi pare che i candidati siano sempre più rari e restii) e si diminuirebbero i rischi di complicazioni politiche. Potrebbe essere scelta la Svizzera: è vero che è un Paese «capitalista», ma i suoi capitali non hanno odore né colore, infatti provengono o arrivano indifferentemente da e a tutti i Paesi, le razze, i regimi, le cosche del mondo. Mario Goria, Novara In Cile si andò Quando si profilò per l'Italia la possibilità di ottenere la vittoria nella tanto agognata Coppa Davis disputando la finale contro il Cile, il governo italiano decretò che sport e politica erano due cose completamente diverse e. trincerandosi dietro questa discutibile affermazione, si andò in Cile e si tornò vincitori. Oggi, anche se non troppo decisamente, il governo italiano sembra propenso al boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca, dimostrandosi sempre più un'appendice dell'imperialismo statunitense e appli¬ cando il principio dei due pesi e delle due misure. Giulio Corrente, Venezia-Lido Violando l'accordo Se vogliamo considerare le Olimpiadi di Mosca anche come un'occasione per il popolo sovietico di venire a contatto con altri popoli e altre mentalità, il boicottaggio dei Giochi potrebbe svilupparsi anche in altro modo. La contropartita, se cosi vogliamo chiamarla, potrebbe essere il rispetto concreto degli accordi di Helsinki, che l'Urss ha firmato ma disatteso. A Mosca si potrebbe andare in cambio, ad esempio, della libera circolazione della stampa occidentale anche fra i cittadini sovietici, la concessione di visti senza discriminazioni politiche, e simili. In caso di rifiuto, il boicottaggio delle Olimpiadi non sarebbe una ritorsione ma nascerebbe da una violazione di accordi pur sottoscritti. Remo Gallo, Milano Cittadini della Terra Un eventuale superstite della terza guerra mondiale potrebbe scrivere cosi ai dirigenti sportivi e agli atleti del la Terra: «Ricordate? Allora ci si chiedeva: Olimpiadi o no? Distensione o guerra? E' stata la guerra, purtroppo, a vincere la ragione umana, e non ha risparmiato gli sportivi, ignorando che volevano lo sport disgiunto dalla politica, come se fossero cittadini di un altro pianeta. «A voi che siete rimasti, un'esortazione: chi vive sulla Terra, sportivo o no. ha le stesse responsabilità dei suoi simili nei confronti dell'umanità. Non vi potete tirare indietro. Qui vivete e qui dovete dare il vostro contributo politico, riconoscendo il male dov'è. Ora potete sorridere del comportamento dei vostri colleghi prima del conflitto. Erano ipocriti? Erano vigliacchi? Erano egoisti? O più semplicemente erano stupidi?». Carlo V. B. Rossi. Torino Prezzo modesto Non capisco i tentennamenti di alcuni Paesi europei nel concedere la solidarietà agli alleati americani. Gli Usa non hanno chiesto aiuti militari all'Europa, né mezzi né truppe: hanno chiesto che gli europei non si sostituiscano agli Usa nelle forniture di cereali e altre merci all'Urss e il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca. Non mi sembrano impegni cosi gravosi e «servili». Tanto più che gli Usa in realtà difendono i «nostri» rifornimenti di petrolio, più che i propri. C. Giordana, Cuneo

Persone citate: Gallo, Giulio Corrente, Mario Goria