I rischi del rumore

I rischi del rumore Uno studio pubblicato dall'Enpi I rischi del rumore ROMA — Il limite massimo di rumorosità non deve superare, negli ambienti di lavoro, gli 85 decibel. Tuttavia, in Italia, per alcuni anni, tale limite (oltre il quale si ha una «compromissione della funzione uditiva») può essere «ampliato» fino a un valore di 90 decibel, ma non oltre. L'ha affermato il comitato tecnico per la definizione dei «valori limite di espansione», dell'Enpi (Ente nazionale prevenzione infortuni), che ha fatto uno studio sui «valori limite di esposizione al rumore in ambienti di lavoro». Tra le forme di inquinamento, quella da rumore è una delle più diffuse. Oltre i 40 decibel si ha «perturbazione del sonno». Il livello di una conversazione è di 50 decibel; basta un rumore di 65 decibel perché una conversazione normale sia appena udibile a un metro di distanza. II rumore causato da un jet in fase di decollo si aggira sui 110 decibel. Nello studio, pubblicato sui quaderni di «Securitas», la rivista sulla sicurezza del lavoro dell'Enpi, è detto, fra l'altro, che il rumore, «inteso come fenomeno acustico compreso entro la gamma di frequenza dell'udibile», «può determinare nelle persone professionalmente esposte danno uditivo, effetti extrauditivi, interferenza con segnali sonori essenziali per la sicurezza e il normale svolgimento del lavoro». E' detto anche che l'apparato uditivo può subire danni irreversibili dall'esposizione al rumore. Lo studio dice che «in nessun caso potrà essere ammessa un'esposizione a livelli sonori superiori ai 115 decibel continui o fluttuanti» e che l'esposizione ai rumori impulsivi non dovrà superare i cento impulsi al giorno per un livello sonoro di 140 decibel; di mille impulsi al giorno per un livello di 130 decibel e di diecimila impulsi per 120 decibel. Lo studio, oltre a ipotizzare l'esistenza di riflessi del rumore su vari organi e apparati e a ritenere «che non esistono oggi evidenze sufficienti per fissare valori limiti di esposizioni capaci di proteggere l'organismo da effetti extrauditivi», ha stabilito anche gli strumenti e i metodi di misura (fonometri, dosimetri, registratori grafici, magnetici, analizzatori), ha indicato i metodi di misura e infine ha definito la metodologia del controllo della funzione uditiva.

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