Per il figlio del giudice Alibrandi la scarcerazione sembra ormai vicina di Giuseppe Zaccaria

Per il figlio del giudice Alibrandi la scarcerazione sembra ormai vicina Arrestato venerdì con l'accusa di aver ucciso un agente di Ps Per il figlio del giudice Alibrandi la scarcerazione sembra ormai vicina Il giovane è stato a lungo interrogato dal sostituto Domenico Sica che ha verificato anche il suo alibi - Il padre protesta contro la Procura e chiederà i danni al tribunale civile ROMA -- Forse un'altra notte in carcere per Alessandro Alibrandi, l'estremista di destra arrestato per l'assassinio dell'agente Arnesano. Ieri per l'intero pomeriggio il sostituto Domenico Sica, che è tornato ad occuparsi dell'indagine ha ascoltato a lungo sia i testimoni dell'omicidio sia quanti affermano che la mattina del 6 febbraio Alibrandi si trovava al tribunale dei minori. Poco dopo le venti, il giudice si è recato infine a Regina Coeli per interrogare nuovamente l'arrestato. Anche se la vicenda può considerarsi conclusa, l'estremista rischia di trascorrere altre ore in cella: nella migliore delle ipotesi, la sua scarcerazione potrebbe avvenire a tarda note. Ieri intanto è tornato in libertà Luigi Aronica. che era stato fermato nella stessa indagine. I testi sentiti ieri da Sica sono stati venticinque: c'erano quelli che avevano assistito all'omicidio quelli che si erano trovati al tribunale con Alibrandi (tra cui tre agenti), quello che in una foto segnaletica del giovane aveva creduto di riconoscere l'assassino. Le versioni, sembra, si so- no contrapposte: sicuri gli agenti ed altri giovani di aver visto Alibrandi in tribunale, sempre convinto il teste della somiglianza. Alibrandi si trovava certamente in tribunale intorno alle 10 30, cioè cinquanta minuti prima dell'agguato. Ne era uscito poco dopo per una decina di minuti per prendere un caffè: ma immaginare che questo tempo gli sia servito per salire su una Vespa raggiungere il quartiere Prati sparare, impadronirsi delle armi di Arnesano e tornare indietro, sembra francamente eccessivo agli stessi inquirenti. Il fatto che la situazione continui a stagnare non significa però che le polemiche debbano attenuarsi. Al contrario: la permanenza del giovane in carcere sta provocando da parte del padre (giudice fra l'altro nell'inchiesta Caltagirone) reazioni sempre più dure. Antonio Alibrandi è passato al contrattacco: se la prende con il sostituto che ha firmato l'ordine di cattura, col funzionario della Digos che l'aveva sollecitato e soprattutto con il procuratore capo De Matteo già suo avversario in più di una polemica e questa volta definito seccamente come un esempio di «vigliaccheria-. Alibrandi padre ha reso noto che lunedi si rivolgerà al tribunale civile citando per risarcimento dei danni il dottor De Matteo, il sostituto Ca- talani ed il funzionario di polizia Profeta. L'iniziativa ha qualche precedente. In sostanza. Alibrandi chiederà al tribunale civile di accertare se nella condotta di quanti hanno fatto arrestare suo figlio si possa rilevare del dolo o una colpa grave. «Sarebbe bastato offrire a mio figlio — dice il giudice istruttore — la possibilità di spiegare che la mattina dell'omicidio era al tribunale dei minorenni». Insomma, facendo arrestare suo figlio ed evitando di verificare subito il suo alibi, polizia e giudici, secondo Alibrandi, avrebbero commesso, forse strumentalmente, un grave abuso. «Al massimo — ribattono alcuni componenti la Procura — può essersi trattato di un errore dovuto all'inesperienza. Formalmente però l'ordine di cattura e stato perfetta-, mente legittimo». Altri sostituti, forse avrebbero condotto l'operazione in modo meno precipitoso: ma prima di avanzare ipotesi è meglio raccontare come il dottor Catalani si è trovato l'altra notte, nelle condizioni di dover firmare quel provvedimento Il rapporto della Digos — si era già detto —era durissimo la richiesta di un ordine di cattura, perentoria. A tarda notte, nell'assenza del titolare dell'inchiesta, cioè Domenico Sica, la polizia si era rivolta insistentemente alla Procura per ottenere il via all'opera zione. Il procuratore De Mat teo. raccontano, aveva ricevi! to a casa non solo telefonate del capo della Digos ma an che dal questore in persona. A quel punto per il capo della Procura le scelte erano due rifiutarsi di far arrestare il figlio di un collega (e se poi le accuse fossero risultate esat te?) o acconsentire, delegando l'operazione ad uno dei suoi sostituti più esperti. Prima di rivolgersi al collega di turno, cioè Catalani, il procuratore capo aveva tentato di investire della cosa il dottor Mario Amato in quanto titolare di un'inchiesta sui Nar. Ma Amato molto accorto anche se vicino al procuratore nelle recenti polemiche, si era rifiutato di ordinare subito l'arresto. Giuseppe Zaccaria Alessandro Alibrandi

Luoghi citati: Arnesano, Caltagirone, Roma