Rapporto Unesco sul modo di informare

Rapporto Unesco sul modo di informare Consegnato lo studio sulle fonti e i mezzi di comunicazione Rapporto Unesco sul modo di informare DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Ci son voluti quasi due anni di lavoro, costellato da discussioni e polemiche, perché la cosiddetta «conunissione Me Bride» riuscisse a presentare al direttore generale dell'Unesco il suo travagliato rapporto sull'informazione del mondo. Il documento elaborato da sedici studiosi e specialisti (dall'ex ministro degli Esteri irlandese elle ha presieduto la commissione, al fondatore del «Monde» Beuve-Mery allo scrittore Gabriel Garqia Marquez) mira a rispondere alle attese dei Paesi «emergenti», che si sentivano ancora sornionamente ^colonizzati» attraverso i mezzi di comunicazione di matrice occidentale, e a definire con una serie di articolate proposte «un nuovo ordine dell'informazione e della comunicazione». // problema soltanto alla superficie riguarda l'azione e l'inchiesta di giornali, radio e tv nella formazione dell'opinione pubblica, ma investe in realtà ben più profonde e delicate questioni etiche e politi- c)ie che stanno alla base della ideologia dell'informazione e della comunicazione di massa nella nostra società. Sulla natura della stampa in senso lato si sono vivacemente scontrate specie negli ultimi anni, dopo la «decolonizzazione», tre scuole principali. Per quella che per comodità si può definire «occidentale». la stampa deve essere un veicolo d'informazione, che sia utile, inutile o anche nociva. Per la «scuola socialista» invece il primo compito della stampa deve essere quello di servire all'edificazione del socialismo, della pace, ma anche della liberazione dei popoli. Infine, per la «scuola terzomondista... la stampa deve essere invece uno strumento di sviluppo nel quadro nazionale. Difficile conciliare queste diverse esigenze, ma la commissioìie ha presentato 24 proposte tendenti all'instaurazione del «nuovo ordine della comunicazione internazionale». Sintetizzando, i principi base sono questi. Primo: la difesa dei diritti dell'uomo è uno dei compiti principali degli orga¬ ni d'informazione. Secondo: ogni Paese deve dotarsi d'una agenzia di stampa e di una rete di radiodiffusione nazionale (per eliminare il rischio di un 'informazione manipolata dall'esterno). Terzo: tutti i Paesi dovrebbero assumere delle misure per ammettere corrispondenti stranieri e facilitarne la raccolta di notizie al fine di consentire «un resoconto esatto fedele ed equilibrato». In questo quadro deve essere abolita la censura o qualsiasi controllo arbitrario dell'informazione. Ma questo invito ha fatto scattare la ferma opposizione del rappresentante solletico, il quale ha sostenuto che il problema della censura deve inquadrarsi nella legislazione nazionale e che il giornalista deve «rispettare la sovranità e l'identità nazionale del Paese ospite» Come a dire che l'informazione non deve essere «sgradita» al potere. Infine, ultimo principio base: la stampa deve mettere in luce tutte le trasgressioni dei diritti dell'uomo e dare il suo appoggio a coloro che sono colpiti, sostenendo «la giusta causa dei popoli in lotta per la libertà e l'indipendenza, per il diritto a vivere in pace nell'eguaglianza e senza ingerenze esterne... Il rapporto sull'informazione sarà sottoposto alla prossima conferenza generale dell'Unesco. il prossimo autunno a Belgrado Paolo Pali-uno

Persone citate: Bride, Gabriel Garqia Marquez, Paolo Pali-uno

Luoghi citati: Belgrado, Parigi