Crisi di fiducia tra i cinesi nelle istituzioni della Cina di Alain Jacob

Crisi di fiducia tra i cinesi nelle istituzioni della Cina Ne parlano i giornali e persino Deng Xiaoping Crisi di fiducia tra i cinesi nelle istituzioni della Cina All'origine, la scoperta del mondo esterno, la denuncia della rivoluzione culturale, l'aumento dei prezzi, i privilegi dei politici NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PECHINO — T cinesi attraversano una crisi di fiducia nelle istituzioni, Ne parlano tutti i giornali, e lo stesso Deng Xiaoping, a quanto sembra, ne ha parlato nel rapporto presentato il 16 gennaio scorso a migliaia di funzionari del partito, dell'esercito e dell'amministrazione. Secondo fonti ben informate, il vice primo ministro avrebbe constatato mancanza di fiducia nel futuro e nella capacità del partito comunista di assumere un ruolo-guida, dubbi nei confronti del programma sulle «quattro modernizzazioni». Alcuni giorni prima, il 13 gennaio scorso, il giornale di Shanghai, Wenhui Bao. sì era spinto oltre, sino a parlare di «dubbi su tutte le ideologie». Anche l'organo dei sindacati e il giornale della gioventù hanno parlato del «pessimismo di alcuni compagni., di fronte alle difficoltà della modernizzazione, e del loro scoraggiamento per «ostacoli che non si riesce a superare». E il Quotidiano del popolo si è fatto eco di questa crisi parlando di «nascente scetticismo ilei confronti del partito e del sistema socialista». Non è un fenomeno nuovo, anzi si era manifestato circa un anno fa nei dazibao del «muro della democrazia» e in alcune riunioni ufficiali, dove, per esempio, era stato necessario con1 vincere i giovani ufficiali che, malgrado i difetti, il sistema socialista era pur sempre superiore al capitalismo. All'origine dei dubbi vi sono due fenomeni, che la stampa non nasconde. Da un lato il popolo cinese, grazie alla televisione e al cinema, ha scoperto il mondo esterno, ed il confronto non è sempre stato favorevole alla Cina. D'altro canto, osserva Wenhui Bao, un'intera generazione assiste oggi alla denuncia delle idee che le sono state inculcate da pili di dieci anni a questa parte, dopo il «grande balzo in avanti» del '58. «E' normale — dice il giornale — che nascano dubbi». Ma vi sono altre ragioni a questa crisi di fiducia, di origine più recente. Il tenore di vita è aumentato per una parte della popolazione, ma l'aumento dei prezzi ha colpito duramente le classi più umili. Al punto che la carne non trova più acquirenti sufficienti nelle grandi città, ed il razionamento è stato soppresso. Per alcuni, mezzo chilo di maiale equivale ad una giornata di lavoro. L'austerità è familiare al popolo cinese, ma diventa inaccettabile quando le diseguaglianze sociali diventano troppo sfacciate. E il problema dei privilegi è ormai al centro della vita politica. Troppi funzionari, a tutti i livelli, approfittano della loro posizione per difendere interessi personali e familiari. I giornali non ne parlano, ma tutti sanno che il vice primo ministro Chen Muhua impedì a un atleta cinese di salire sul suo aereo speciale, che molti amici di Deng andarono in crociera in Giappone sul «battello dell'amicizia», per non parlare delle abitazioni, delle auto di servizio. Questa differenza fra le parole e i fatti, denunciata da Wenhui Bao, è in gran parte all'origine della crisi di fiducia. Mao è morto da più di tre anni, e nessuno crede più che i mali dell'attuale società dipendano dall'eredità della banda dei quattro. Oggi è in discussione la credibilità della nuova direzione cinese. Alain Jacob Copyright I* Monde e per l'Italia La Stampa

Persone citate: Chen Muhua, Deng Xiaoping, Mao

Luoghi citati: Cina, Giappone, Italia, Pechino, Shanghai